Meta Ads: la guida all’advertising su Facebook e Instagram

Se il mondo del digital marketing è una novità o se stai iniziando a esplorare il potenziale delle Meta Ads (sì, è il nuovo nome per indicare le vecchie “Facebook Ads”), questa è la guida che fa per te!

Cosa contiene?

Nella nostra guida infallibile all’advertising su Facebook e Instagram, ti accompagneremo passo per passo dalle basi al lancio della tua prima campagna su Meta (o se già lo sai fare, un bel ripasso è sempre utile 😉), per sfruttare tutto il potenziale della piattaforma e ottenere così veri risultati per la tua azienda.

In questa guida per principianti, acquisirai una solida conoscenza dell’ecosistema Meta, comprese tutti i dettagli relativi al Business Manager e ad Ads Manager. Ti spiegheremo anche come definire il budget pubblicitario, come creare campagne efficaci, scegliere il pubblico e i posizionamenti pubblicitari migliori per raggiungere i tuoi obiettivi di marketing.

Non è tutto, ma non vogliamo spoilerarti tutto il contenuto della nostra guida alle Meta Ads 😉

A chi è adatta?

Dipendente o freelance? Non importa! Se sei un social media specialist, un professionista del marketing digitale o semplicemente vuoi sfruttare la potenza del digital marketing su Facebook e Instagram, questa guida alle Meta ads da zero diventerà la tua Bibbia.

Scaricala ora e scopri come migliorare la presenza online della tua azienda e raggiungere (e superare) i tuoi obiettivi di marketing.

Ulteriori riferimenti

Nel nostro blog parliamo molto di advertising nel mondo Meta. Ecco qui qualche articolo che potrebbe interessarti:

Quanto budget investire in campagne di digital marketing?

Stimare esattamente quanto budget investire per le tue campagne digitali e come distribuirlo in maniera ottimale tra i vari canali sembra un’impresa impossibile?

Per quanto non sia semplice, seguendo alcune regole una solida divisione del proprio budget è assolutamente alla portata di tutti.

Non esiste, infatti, un calcolo preciso o un singolo indicatore da seguire per conoscere la spesa ottimale per la pubblicità online.
Ogni canale ha costi, benefici, opportunità e pubblici differenti che cambiano nel tempo, anche a seconda del mercato di riferimento.

Non a caso, le grandi aziende oggi si affidano a un mix di tecniche e strumenti di misurazione avanzati, come MMM, lift studies, e tool di attribution, per identificare i corretti livelli di spesa di ciascun canale.

Per chi non ha le risorse dei “big player”, possiamo però definire alcuni passaggi fondamentali per arrivare a una buona stima di quanto budget destinare alle campagne digitali e di come suddividerlo tra i diversi canali.

Abbiamo scritto due articoli a riguardo: uno per Meta Ads e uno per Google Ads. Dacci un’occhiata!

1. Definizione degli obiettivi di marketing

Prima di allocare il budget, è essenziale definire chiaramente gli obiettivi di marketing dell’azienda. Questi possono includere, per esempio:

  • l’aumento della brand awareness;
  • la crescita delle vendite e-commerce;
  • la generazione di lead.

La definizione degli obiettivi aiuta a determinare le metriche di successo (KPI) e a stabilire una base per la distribuzione del budget. È, infatti, molto importante avere ben presente qual è l’obiettivo principale del business, altrimenti si rischia solamente di sprecare budget.

Perché stabilire degli obiettivi aziendali? Come farlo e come misurare i risultati delle vostre campagne? Ve lo spieghiamo in questo articolo sul Measurement Plan.

2. Definizione della Target Audience

Una volta stabiliti gli obiettivi, si passa alla definizione del pubblico target, per decidere su quali canali e in quali settori concentrare l’investimento.

Per esempio:

  • un pubblico di età tra i 18 e i 34 anni potrebbe essere raggiunto meglio su Instagram e TikTok;
  • è più facile trovare dei professionisti di settore su LinkedIn.

Vanno, inoltre, identificati gli interessi dei potenziali acquirenti, in modo da identificare più precisamente il settore da targetizzare.
Poniamo che la vostra azienda produca scarpe sportive: il target sarà (banalmente) un pubblico interessato allo sport, all’abbigliamento sportivo, all’outdoor, e così via.

Stabilita la target audience, successivamente si potrà stimare l’ampiezza dei pubblici potenziali.

3. Stima di pubblico potenziale, frequenza e impression

Pubblico potenziale

Stimare il pubblico potenziale per le campagne di digital advertising è un passaggio cruciale per pianificare in modo efficace e ottimizzare il budget. Fortunatamente, al giorno d’oggi, tutte le piattaforme di digital advertising permettono di conoscere le dimensioni del potenziale pubblico target.

Per Meta, vediamo la stima su Ads Manager, durante la creazione delle campagne – in particolare, a livello di gruppo di inserzioni.

Quanto è ampio in Italia il pubblico di donne tra i 25 e i 55 anni con interessi a tema skincare? La piattaforma dice tra i 4.1 e i 4.8 milioni.

Schermata di creazione del pubblico su Meta Ads Manager
Schermata di creazione del pubblico su Meta Ads Manager

Per Tik Tok, X (Twitter), Pinterest e Linkedin l’estimated audience size viene definita nelle piattaforme in maniera molto simile a Meta.

Su Google, invece, ci sono degli strumenti come il Pianificatore delle Parole chiave, utile per conoscere i volumi di ricerca di determinate keywords, e lo Strumento di Pianificazione della Display, per stimare il pubblico potenziale per le campagne Display.

Frequenza e impression

Una volta terminata questa valutazione, possiamo stabilire qual è il canale con pubblico potenziale più ampio ed effettuare, di conseguenza, una stima precisa dell’investimento da dedicare a ogni canale.

Per prima cosa, dobbiamo trovare il CPM (Costo per Mille Impression) di settore – se l’account è nuovo o non abbiamo mai lavorato con clienti del settore, si può trovare online su siti specializzati.

Grafico a barre che mostra il CPM medio per settore per il mercato US
CPM medio per settore per il mercato US

Dato il CPM possiamo poi calcolare le impression totali e la relativa frequenza. Come?

Ipotizziamo di voler attivare una campagna di brand awareness, con un budget di €10.000.

  • Il pubblico target è composto da donne, tra i 25 e i 55 anni, interessate alla skincare.
  • Sappiamo da precedenti ricerche che questo pubblico è ampio circa 4,5 milioni.
  • Il CPM per il settore è di €0,80.

Sapendo che la formula del CPM è CPM=(spesa/impressions)*1000 le impression generate dalla campagna saranno, quindi:

(€10.000/€0,80)*1000 = 12.500.000

Se – come abbiamo visto dalla nostra analisi – la copertura finale della campagna sarà di 4,5 milioni e se le impression generabili dalla campagna sono 12,5 milioni, allora ogni utente vedrà la nostra inserzione per una media di 2,77 volte.

12.500.000/4.500.000 = 2,77

Se, invece, volessimo mostrare la stessa inserzione più di 3 volte a ogni utente, si può chiedere all’algoritmo – attraverso una specifica impostazione in Ads Manager – di ottenere una frequenza più elevata, sacrificando una parte del pubblico potenziale totale, che non verrà dunque raggiunta dalle nostre impression.

Vogliamo ottenere una frequenza finale di 5? Dividendo le impression totali generabili dalla campagna per la frequenza desiderata, raggiungeremo un massimo di 2,5 milioni di utenti unici, quindi poco più di metà del pubblico target.

12.500.000/5= 2.500.000

Ovviamente ricordiamo che si tratta solamente di una stima teorica e che l’algoritmo gestisce la frequenza in modo meno “rigido”.

4. Allocazione del budget

Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie, si può procedere con l’allocazione del budget.

A seconda dell’obiettivo, le strategie più comuni sono le seguenti:

  • Brand Awareness: allocare una parte significativa dell’investimento su canali con ampio pubblico target come Facebook, Instagram, YouTube e/o TikTok;
  • Generazione di Lead: investire in Meta Lead Ads (i form nativi di Meta), Google Ads e/o LinkedIn Ads;
  • Vendite Online: utilizzare campagne conversione di Meta Ads, Google Performance Max e Search, ed e-mail marketing.

In assenza di dati storici negli account pubblicitari, è meglio (e molto importante) effettuare una prima fase di test di qualche mese a budget ridotto, per stabilire un benchmark per ogni canale.

Una volta fatto ciò, si avrà una panoramica più precisa sui canali nei quali è più profittevole investire una maggiore (o la totale) quantità di budget.

Esempi di ripartizione del budget tra canali

Facciamo ora 3 esempi di suddivisione dell’investimento, a seconda degli obiettivi di campagna, tra i vari canali pubblicitari.

[NDR: Questi sono degli esempi molto generici! Come detto precedentemente, è bene creare per ogni business un piano di advertising specifico, a seconda degli obiettivi aziendali.]

Ipotizziamo di avere un budget di €10.000/mese in Italia.

Ripartizione budget per campagna di Brand Awareness

  1. Meta: €5.000 (obiettivi di Copertura e/o Visualizzazioni video)
  2. Google: €3.000 (Youtube)
  3. TikTok / X (Twitter) / Pinterest: €2.000 sul canale più affine al business

Ripartizione budget per campagna di Brand Awareness


Ripartizione budget per campagna di vendita

  1. Meta: €5.000 (obiettivo di Conversione, Acquisto)
  2. Google: €5.000 su (Performance Max e Search)

Ripartizione budget per campagna di vendita


Ripartizione budget per campagna di Lead Generation

  1. Meta: €3.500 (Lead Ads nativi)
  2. Google: €3.500 (Performance Max)
  3. Linkedin: €1.500
  4. TikTok / X (Twitter) / Pinterest: €1.500 sul canale più affine al business

Ripartizione budget per campagna di Lead Generation

5. Testing e ottimizzazione

È essenziale fin da subito utilizzare un approccio di Test & Learn per qualsiasi canale, in modo da distribuire il budget dove le performance sono migliori.

Va valutato costantemente il rendimento di ogni canale e ottimizzato, di conseguenza, il budget allocato.

Vanno, inoltre, regolarmente testate diverse creatività e diversi punti e leve per i messaggi pubblicitari, per trovare il formato e l’angle più efficace per ogni pubblico e piattaforma pubblicitaria.

Il mondo del digital marketing è dinamico e in continua evoluzione. È fondamentale monitorare costantemente le campagne e adattare il budget in base alle performance reali.

Strumenti come Google Analytics, Looker Studio e piattaforme di gestione delle campagne pubblicitarie offrono insights preziosi in tal senso.

Conclusione

Come detto all’inizio di questo articolo, stabilire un budget per le campagne digitali non è un’impresa semplice: richiede una combinazione di analisi dati, conoscenza del pubblico, sperimentazione e adattamento continuo.

Ma con la giusta strategia, vedrai che i risultati arriveranno e potrai goderti il successo delle tue campagne!

Ulteriori riferimenti

Hai bisogno di qualche spunto in più per le tue campagne? Trovi tutto nel nostro blog, ma ecco qui alcuni dei nostri articoli più importanti.

Il redesign di Ratio.it in 7 pillole

Sistema Ratio è tra le più autorevoli e consultate case editrici nell’ambito dell’aggiornamento e approfondimento fiscale.

Nel corso del 2022 siamo stati incaricati di progettare il redesign del suo quotidiano online: Ratio.it

Abbiamo lavorato su questo progetto per più di un anno affrontando diversi temi su diverse scale: dalla funzionalità di stampa di un articolo, all’intero look and feel dell’ecosistema Ratio; dall’accessibilità di un singolo bottone, alla creazione di landing page modulari completamente personalizzabili da parte del cliente.

Data la complessità e l’importanza del progetto, è difficile riassumerlo in poche righe. Tuttavia, vorrei sottolineare alcuni aspetti che mi hanno particolarmente affascinato.

In rigoroso ordine sparso, naturalmente.

1. Moodboard e studio del colore

Il sito precedente utilizzava ben undici colori diversi. Uno per tipo di pubblicazione. Subito ho cominciato a lavorare per ridurre questa gamma cromatica a un solo colore: l’arancione del logo.

Il precedente menu: 11 colori. Il bianco usato sull’arancione non supera i test di accessibilità per il contrasto dei colori.
Il precedente menu: a ogni voce è abbinato un colore, per un totale di 11 tonalità diverse. Notiamo anche che il banner sotto al logo composto da un testo bianco sull’arancione non è molto leggibile: non supera infatti i test di accessibilità per il contrasto dei colori.

Da qui ho sviluppato l’intera palette del sito costruita su diverse sfumature dell’arancione e del grigio. In questa fase è stato cruciale studiare il rapporto tra i colori, cercando combinazioni che garantissero la massima leggibilità e accessibilità per tutti gli utenti.

Questo approccio ha contribuito a creare un ambiente visivo armonioso e funzionale, migliorando l’esperienza complessiva degli utenti sul sito Ratio.it.

Una tavola della moodboard con varie declinazioni di grigio e arancio. Nella parte bassa vediamo anche i test di color contrast che ci permette di capire che sull’arancione è meglio applicare testi di colore nero (e non bianco).
Una tavola della moodboard con varie declinazioni di grigio e arancio. Nella parte bassa vediamo anche dei test di color contrast che ci permettono di capire che sull’arancione è meglio applicare testi di colore nero (e non bianco).

2. Funzione di stampa degli articoli

Gli utenti di Ratio stampano gli articoli per poterli studiare in dettaglio, annotarli e sottolinearli.

Tendenzialmente, qualsiasi browser ha una funzione di stampa integrata, ma le pagine web includono elementi come menù, footer, tasti per la condivisione sui social e gli articoli correlati. Tutte queste cose occupano spazio e presentano spesso campiture di colore pieno che fanno consumare un sacco di inchiostro.

Per risolvere questo problema, abbiamo creato una funzionalità di stampa ad hoc, dove qualsiasi elemento superfluo viene in automatico eliminato dal layout di stampa.

La mia scrivania con un articolo di Ratio stampato. Il layout pulito garantisce una lettura priva di distrazioni e fa durare più a lungo la cartuccia della stampante ;)
La mia scrivania con un articolo di Ratio stampato su A4. Il layout pulito garantisce una lettura priva di distrazioni e fa durare più a lungo la cartuccia della stampante 😉

3. Risultati della ricerca e micro copy

Una significativa percentuale di utenti utilizza la barra di ricerca per trovare rapidamente ciò che cerca anziché navigare attraverso il menu di navigazione (fonte).

Per questo motivo, attribuire un’adeguata importanza al design della barra di ricerca e ai relativi risultati è un aspetto cruciale durante la progettazione di un sito web.

Per quanto riguarda Ratio, però, mi voglio soffermare soprattutto sulla progettazione della pagina che si presenta quando la ricerca non restituisce alcun risultato.

La ricerca effettuata dall’utente non ha portato a nessun risultato. L’utente però trova nel copy un aiuto per poter proseguire e migliorare la ricerca
La ricerca effettuata dall’utente non ha portato a nessun risultato. L’utente però trova nel copy un aiuto per poter proseguire e migliorare la ricerca

Innanzitutto, notiamo che la barra di ricerca è prontamente accessibile all’apertura della pagina. Non abbiamo, quindi, la necessità di cliccare nuovamente sul menù per accedervi.

A seguire, abbiamo inserito dei micro copy che offrono all’utente dei suggerimenti per migliorare la propria ricerca e proseguire nel processo di ricerca di un contenuto specifico del sito.

4. Call to action personalizzate all’interno dell’articolo

Ratio gestisce un proprio e-commerce dedicato alla vendita delle sue riviste, ebook e corsi di formazione. Per il team, era quindi cruciale poter promuovere questi contenuti all’interno degli articoli gratuiti del sito.

Per soddisfare questa esigenza, abbiamo sviluppato non una, ma ben quattro tipologie di moduli customizzabili, che permettono di creare dei veri e propri banner promozionali direttamente all’interno degli articoli.

Il modulo call to action dedicato alla promozione delle riviste.
I moduli “call to action” consentono di integrare in modo flessibile e efficace le promozioni all’interno degli articoli del sito.

Il primo modulo è specificamente progettato per promuovere le riviste, ottimizzato per l’utilizzo di immagini in formato PNG, ideali per mostrare le copertine delle pubblicazioni.

i moduli “call to action” consentono di integrare in modo flessibile e efficace le promozioni all'interno degli articoli del sito.

Il secondo modulo è dedicato alla promozione dei corsi online e altri prodotti, caratterizzato da una grande versatilità e arricchito di tutti i dettagli necessari per catturare l’attenzione degli utenti.

Infine, abbiamo creato due moduli più semplici, composti da un testo e una chiara call to action. Naturalmente sempre completamente editabili per adattarsi alle esigenze specifiche del contenuto promosso.

Uno sguardo al backend: l'editor può personalizzare un articolo con diversi moduli tutti customizzati. Qui vediamo evidenziate i 4 moduli call to action. In questo momento l'editor ha optato per il modello "essential", caretterizzato semplicemente da un titolo, un sottotitolo e un link
Uno sguardo al backend: l’editor può personalizzare un articolo con diversi moduli tutti customizzati. Qui vediamo evidenziate i 4 moduli call to action. In questo momento l’editor ha optato per il modello “essential”, caretterizzato semplicemente da un titolo, un sottotitolo e un link

5. Articoli con e senza immagine

Le immagini arricchiscono sempre un sito editoriale. In particolare, sono fondamentali per dare ritmo alle lunghe pagine degli archivi, perché aiutano gli utenti a trovare un punto di riferimento visivo durante lo scroll delle pagine.

Prendo, però, i titoli degli ultimi articoli pubblicati su Ratio:

  1. Modulistica per il concordato preventivo biennale
  2. Dichiarazioni di intento, regole e finalità
  3. Ferie solidali, quando il lavoro fa rete

Quanto è facile cercare un’immagine da abbinare a questi articoli? A eccezione del terzo, direi poco.

Per questo motivo, ho lavorato sulla possibilità di gestire gli articoli negli archivi sia con sia senza immagini, senza andare però a compromettere il design della pagina. Se un articolo ha un’immagine, viene visualizzata; altrimenti, viene questa sostituita da un abstract testuale che arricchisce il titolo.

Il layout delle news varia a seconda della presenza o meno di un'immagine. Questo permette all'editor del sito di non dover necessariamente trovare un'immagine per ogni articolo, considerato che molti titoli sono difficilmente rappresentabili visivamente.
Il layout delle news varia a seconda della presenza o meno di un’immagine. Questo permette all’editor del sito di non dover necessariamente trovare un’immagine per ogni articolo, considerato che molti titoli sono difficilmente rappresentabili visivamente.

L’asimmetria data dalla presenza alternata di immagini e abstract testuali crea un ritmo visivo dinamico, ma coerente grazie alla griglia regolare del layout.

6. Core Web Vitals

I Core Web Vitals sono un insieme di metriche di Google che misurano la velocità, la reattività e la stabilità visiva di una pagina web, influenzando l’esperienza utente.

Nella settimana del 12 gennaio 2024 abbiamo pubblicato il sito: gli url che richiedevano miglioramenti si azzerano e vengono completamente rimpiazzati dagli url “buoni”.
Nella settimana del 12 gennaio 2024 abbiamo pubblicato il sito: gli url che richiedevano miglioramenti si azzerano e vengono completamente rimpiazzati dagli url “buoni”.

Dal grafico si può notare che, complessivamente, tutto il sito è passato da una situazione piuttosto critica a una condizione ottimale in pochi giorni dalla pubblicazione. I link con problemi critici (o che necessitavano miglioramenti) sono stati praticamente azzerati.

7. Rationalizzazione del sito

Ovvero la personalizzazione in chiave “Ratio” di tutti gli elementi che compongono il sito.

Dall’accordion…

l'accordion

… alla selezione del testo.

Ulteriori approfondimenti

A Ratio abbiamo anche dedicato una case study che potete leggere qui.

5 consigli per creare inserzioni di retargeting su Meta che convertano

Il retargeting su Facebook e Instagram è sicuramente tra i servizi di Meta più amati e odiati.
Amato da marketer e advertiser, che lo usano per migliorare il ROAS delle proprie campagne.
Odiato dagli utenti, soprattutto quando viene fatto male. Capita spessissimo infatti di trovarsi il feed intasato di inserzioni ridondanti, noiose e soprattutto numerose. Troppo numerose.

Ma ogni advertiser capace sa che il potere di trasformare il fastidio in interesse è a portata di mano! Bastano capacità, creatività… e i nostri consigli.

Ecco quindi 5 trucchi per migliorare il retargeting su Facebook, più la tabella delle best practice da mettere in campo in base al vostro obiettivo.

1. Formati

Il retargeting si può fare per qualsiasi tipo di obiettivo (vendite, lead generation, traffico etc), ma Meta fornisce alcuni strumenti specifici per gli e-commerce come le inserzioni con catalogo dinamico.

Queste sono senza dubbio le migliori inserzioni per il retargeting di vendita e i formati sovrani sono due: il carosello e la raccolta.

Quindi, cosa è meglio quando?

Carosello

Quando usare il Carosello? Sempre. Può non sembrare molto catchy a primo impatto perché è un formato molto semplice, ma è quello che di solito porta i risultati migliori. Gli utenti di Meta – inclusa chi scrive! – amano scrollare i prodotti all’interno di un Carosello, e questo si traduce quasi sempre in migliori costi per conversione.  Quindi non fermatevi alla prima impressione e lanciate caroselli ogni volta che potete – diventeranno il vostro formato preferito!

Collection

Il formato Collection è perfetto da usare quando avete un’offerta che volete mettere in primo piano, oppure immagini o video particolarmente belli che volete valorizzare. Ricordate però che devono essere quadrate o in 4:5 per evitare obbrobri estetici.

Immagine singola

Da impiegare solo quando avete un catalogo con foto dei prodotti davvero molto belle. Di solito anche in questo caso funzionano meglio i caroselli, ma le vie dell’algoritmo sono infinite e, se avete del budget da investire in test, può valere la pena provare anche questo formato.

2. Grafiche

Non è un segreto che la grafica è ciò che colpisce di più in un’inserzione.

Abbiamo però detto che i caroselli dinamici non hanno creatività e sono tra i formati che funzionano meglio. Cosa possiamo dedurre allora?

Che se volete usare una grafica, fate che sia eccezionale.  Usate trigger che sapete essere una certezza. Come spedizioni gratuite e promozioni.

3. Strumenti creativi

Come dice il nome: sono elementi che potete usare per personalizzare caroselli e immagini dinamiche.

Si dividono in tre tipologie.

Motivi grafici

Cornici, bollini, overlay e qualsiasi altra cosa vogliate appiccicare sopra la foto dei vostri prodotti. Utilissimi sia per sottolineare le offerte che per abbellire i caroselli dinamici e dar loro quel tocco creativo di cui hanno bisogno: scroll-stopping assicurato, e le performance decollano!

Informazioni del catalogo

Includono prezzo, scontistica o spedizione gratuita. Indispensabili durante le promozioni – ma occhio alla direttiva Omnibus. Assicuratevi di creare una combinazione di copy, motivi grafici e informazioni del catalogo che mostrino sempre i tre elementi richiesti dalla normativa: prezzo attuale, prezzo più basso dei 30 giorni precedenti e percentuale di sconto.

Le grafiche informano l'utente che su Motoabbigliamento.it è iniziato il black friday con extra sconti e che il cambio e il reso sono gratuiti.

Frame e bollini vengono applicati sulla grafica per far risaltare i messaggi promozionali principali in vista di San Valentino
Che siano fascette, cornici o bollini, gli elementi creativi sono un ottimo modo per far sì che le nostre offerte non passino inosservate.

Tag dei prodotti

Nomen omen. Visibili solo su Instagram.

4. Prodotti in evidenza

Sapevate che nelle collection è possibile scegliere quali prodotti mostrare per primi?

Prima opzione: fa tutto l’algoritmo. Seconda opzione: facciamo qualcosa anche noi.

Sebbene l’algoritmo adori fare il suo lavoro, a volte può essere una buona idea da parte nostra dargli qualche indicazione e scegliere i prodotti da mettere in evidenza.

Questo è particolarmente utile quando abbiamo campagne di vendita con catalogo e dobbiamo per forza utilizzare un solo insieme di prodotti.

Può capitare però l’esigenza di volerne spingere solo alcuni – e allora che si fa? O creiamo un gruppo di inserzioni ad hoc, oppure… personalizziamo le nostre collection!

5. Copy

Ultimo elemento ma forse più importante, il copy di retargeting deve fare solo una cosa: triggerare, triggerare a più non posso. Ma come?

Ecco qualche suggerimento su come scrivere un copy che converte:

  • Corto. Molto.
  • Diretto. Sconti, leve, promozioni e altro vanno espresse subito e chiaramente.
  • Scroll-stopping. Se pubblico e prodotto lo permettono, aggiungete un po’ di storytelling. In questo caso si può essere un po’ meno diretti perché lo scopo è arpionare l’attenzione dell’utente. Usate pure espressioni strane o parole non convenzionali – ma solo se in linea con il tone of voice del brand.

Extra: dimmi cosa vuoi promuovere e ti spiegherò come

I 5 consigli che ti abbiamo dato hanno una radice comune: la tua capacità di giocare con gli elementi che Meta ci offre e adattarli alla tua offerta.

Ogni cliente ha le necessità diverse ma, se non sai come muoverti, abbiamo preparato per te una tabella riassuntiva delle funzioni da sfruttare per raggiungere i tuoi obiettivi di vendita su Facebook.

Tabella riassuntiva delle funzioni da sfruttare per raggiungere i tuoi obiettivi di vendita su Facebook.

E se non ho niente da vendere?

Il retargeting si usa soprattutto negli e-commerce, ma in realtà implica qualsiasi pubblico che vada a ripescare utenti che sono già entrati in contatto con il tuo brand. Si può sfruttare quindi in campagne con qualsiasi obiettivo, dal traffico alla lead generation, in combinazione con le opportune esclusioni che ci permettono di non andare a infastidire chi di noi proprio non ne vuole sapere.

Purtroppo non avrete a disposizione i formati dinamici ma nulla vi impedisce di giocare con copy e grafiche – alle quali però dedicheremo presto un articolo.

The stage is yours!

Ora che hai scoperto i 5 trucchi per migliorare il retargeting su Facebook non ti resta altro da fare che metterli in pratica!

Sperimenta con gli strumenti e i prodotti che hai a disposizione: le conversioni arriveranno, e avrai contribuito a rendere il feed un posto un po’ più bello. ❤️

Perché stai buttando soldi se investi senza un Measurement Plan

Il mondo del digital marketing si basa su dati e numeri.
Eppure, molte aziende continuano a investire budget anche molto importanti senza un framework chiaro per interpretarli.

Come agenzia, abbiamo accompagnato organizzazioni di ogni dimensione nel loro percorso verso una cultura del dato. Se per le realtà più piccole la sfida spesso è quella di iniziare a misurare, per quelle più mature l’errore comune non è “non misurare”, quanto voler misurare e valutare tutto.

Sfortunatamente, avere il proprio focus su tutto non è molto differente da non averlo su nulla: senza un fulcro preciso della propria attenzione, ci si ritrova a gestire un mare di dati, senza che ci sia una visione d’insieme coerente, e soprattutto senza che dai dati e dai numeri misurati emerga un chiaro piano d’azione.

Da CMO potresti avere tante domande:

  • “Com’è il trend del tempo trascorso sul sito?”
  • “Come vanno le iscrizioni alla newsletter?”
  • “Come performano le campagne Google Ads rispetto all’anno scorso?”

Ma senza una struttura nella quale far rientrare le risposte a queste domande, tutto ciò che otterrai saranno altre domande: su quali aree devi intervenire? E a quale attività devi dare priorità in termini di attenzione e di budget?

Risultato? Budget investiti senza sapere se hanno contribuito al successo, poca chiarezza sulle priorità su cui concentrarsi, stress alle stelle.

Per questo, secondo noi qualsiasi investimento significativo in attività di marketing oggi non può prescindere dallo sviluppo di un Measurement Plan.

Cosa si intende per Measurement Plan?

Il Measurement Plan è il sistema di controllo necessario per qualsiasi strategia digitale efficace. Definisce in anticipo cosa è importante per il business, cosa misurare e da dove prendere quel dato in modo affidabile. Diventa la bussola che indirizza ogni azione, assicurando che ogni mossa sia un tassello coerente della strategia complessiva, evitando sprechi e aiutando a individuare le azioni più importanti da intraprendere.

È la pietra angolare di un approccio data-driven, che ti consente di evitare azioni inutili o addirittura dannose. In concreto, definisce:

  • quali sono gli obiettivi misurabili di business e marketing che l’organizzazione vuole raggiungere (es. aumento delle vendite del 20%, 50.000 nuovi lead qualificati nell’anno, ecc.);
  • i Key Performance Indicator specifici per tenere traccia dei progressi verso questi obiettivi (es. tasso di conversione sito, costo per acquisizione, ROAS, ecc.);
  • le metriche e le dimensioni da analizzare per ogni KPI (es. conversioni per canale, dispositivo, fascia d’età, ecc.);
  • la fonte dati primaria considerata più affidabile per ciascun KPI (es. Fatturato → Backend E-commerce; Leads → CRM; Sessioni Utente → Web Analytics);
  • i processi di monitoraggio, con cadenza di reportistica e di revisione dei target.

Avere tutte queste componenti raccolte all’interno di un unico documento programmatico rende il Measurement Plan la base per un marketing digitale performante.

L’importanza di un approccio strutturato

Senza una visione d’insieme chiara e obiettiva, è facile commettere errori: uno molto comune è quello di definire obiettivi in competizione tra loro.

Per esempio, ci siamo confrontati più di qualche volta con aziende i cui obiettivi prevedevano contemporaneamente di accrescere il numero di nuovi clienti, tramite un aumento della spesa pubblicitaria, e di migliorare anche il conversion rate del sito. Tuttavia, normalmente i tassi di conversione si abbassano man mano che raggiungiamo un numero sempre maggiore di utenti che sono realmente nuovi per il brand, in quanto questi utenti necessitano di più tempo e sessioni per convincersi a convertire.

Quando gli obiettivi vengono definiti bene, queste tensioni ideali vengono meno: se l’obiettivo è accrescere la propria quota di mercato e quindi aumentare il fatturato e il numero di nuovi clienti, il focus sarà sul NCAC (costo di acquisizione di un nuovo cliente), e NON sul conversion rate.
Sapendo che possiamo evitare di concentrarci sul tasso di conversione — in quanto ci aspettiamo che questo cali — saremo liberi di concentrarci sulla metrica che porta realmente crescita, senza essere distratti da metriche a cui non dobbiamo prestare eccessiva attenzione, quantomeno a livello aggregato.

Un altro errore comune è quello di definire degli obiettivi senza delle azioni a supporto del raggiungimento degli stessi: ci siamo trovati a discutere con organizzazioni che avevano un focus totale su CRO e UX, ma che si stupivano se il traffico al sito non cresceva a parità di investimenti pubblicitari.

Un piano di misurazione aiuta a individuare il bilanciamento corretto tra le leve pubblicitarie, di retention e di UX, misurando puntualmente l’impatto di ogni iniziativa per una strategia digitale integrata ed efficiente. E soprattutto, permette di distinguere con chiarezza segnale e rumore nei dati, evitando di basare decisioni su insight fuorvianti.

Per esempio: il tuo obiettivo è quello di aumentare i contatti qualificati (MQL) che arrivano dal sito. Noti che sta diminuendo il tempo medio trascorso sul sito. Se a fronte di questo vedi dei miglioramenti in termini di contatti acquisiti, potresti decidere di ignorare questa metrica ed etichettarla, almeno temporaneamente, come “rumore”.

Se invece vedi che questa metrica cala assieme agli MQL (la tua stella polare), potresti decidere di intervenire, magari cambiando il targeting delle tue campagne pubblicitarie, o lavorando sul contenuto della tua landing page.

Oppure potresti notare che al calo dei returning user sul tuo sito si accompagna un calo di transazioni e di entrate, e scegliere di intervenire intervenendo sulle tue campagne di retargeting.

Senza un piano di misurazione strutturato, questi insight rimarrebbero sommersi dal “rumore” dei dati grezzi. Con un Measurement Plan, invece, acquisisci la capacità di riconoscere prontamente i trend significativi e agire di conseguenza.

Inoltre, un piano di misurazione completo ti permette anche di pianificare l’uso di strumenti come Lift Studies (per validare l’effettivo impatto incrementale delle tue attività) o MMM (per valutare l’impatto dei diversi canali nel tempo) all’interno della tua misurazione, per raggiungere il massimo della chiarezza possibile nell’ecosistema frammentato in cui viviamo.

Come sviluppare un Measurement Plan

La realizzazione di un Measurement Plan efficace prevede alcuni step fondamentali.

1. Definizione obiettivi business

Il punto di partenza è definire con chiarezza gli obiettivi di business della tua organizzazione. Questa prima parte, apparentemente semplicissima, deve essere svolta assieme a chi controlla “i cordoni della borsa”, quindi CFO, owner, o board dell’organizzazione, per far sì che tutta l’organizzazione sia allineata.

2. Definizione degli obiettivi di marketing

Una volta ottenuti gli obiettivi di business, chi si occupa di marketing deve tradurre i macro–obiettivi di business in obiettivi di marketing precisi, rendendoli misurabili.

3. Definizione delle azioni di marketing

A supporto di ciascun obiettivo di marketing verranno definite delle azioni, tenendo in considerazioni eventuali “tensioni ideali” e potenziali sinergie.

4. Identificazione di data source, KPI e dimensioni

A partire dagli obiettivi di marketing, andranno poi identificate le data source corrette (per esempio Klaviyo per la newsletter, Shopify per i dati di vendita, Meta Ads per i dati delle campagne social, GA4 per il traffico del sito, e così via) e i Key Performance Indicator più pertinenti per tenerne traccia nel modo corretto.

Ma non è tutto, perché dovrai:

  • identificare le azioni specifiche che ti permetteranno di far muovere quei KPI nella direzione desiderata (es. ottimizzazioni tecniche, test di campagne, ideazione di nuovi contenuti, ecc.);
  • definire i cluster e segmenti di utenti/clienti che andrai a valutare per ciascun KPI (es. nuovi vs esistenti, per canale di acquisizione, per località, ecc.);
  • impostare dei target precisi e misurabili per ogni metrica, in modo da poter valutare chiaramente cosa rappresenta un successo e quali attività invece necessitano di essere riviste, in quanto non stanno portando i risultati desiderati.

5. Definizione dei target

Partendo dai benchmark misurati nel passato recente (usando per esempio i dati dell’anno precedente) e ipotizzando l’impatto delle azioni di marketing che verranno messe in campo, verranno definiti dei target per l’anno successivo.

6. Setup tracciamento

Dovranno, quindi, essere implementati tutti gli strumenti tecnici necessari per il tracciamento: da sistemi di tag management all’integrazione di piattaforme pubblicitarie, analytics, CRM e così via.

7. Processi di reportistica e ottimizzazione

Verrà definita una reportistica settimanale che permetterà una costante ottimizzazione basata sui dati raccolti.

Idealmente, vorremmo portare tutte le fonti dati all’interno di uno strumento di Business Intelligence (come Looker Studio, Power BI, Tableau, Qlik, Domo, e simili) e importare le metriche e dimensioni che abbiamo definito come rilevanti nel punto 3 di questo processo.

Seguendo questi passaggi avrai un Measurement Plan completo, con obiettivi chiari, metriche mirate, piani d’azione definiti per influenzare ciascun KPI e target prestabiliti per valutare i tuoi risultati.

Un esempio di measurement plan per un ecommerce monomarca B2C
Un esempio di measurement plan per un ecommerce monomarca B2C. Formato originale

Un esempio?

Supponiamo di voler aumentare il fatturato (+10% transazioni) di un e-commerce B2C senza impattare sul margine (obiettivo di business), incrementando il budget paid (+25% su Meta/Google) per aumentare carrelli e acquisti (obiettivo marketing/azione).

Monitoreremo le performance delle campagne dividendole per canale di acquisizione e per cluster di utenti.

Come lo misuriamo efficacemente?

  • Fatturato e transazioni (+10%): prendiamo i dati dal backend e-commerce (es. Shopify). Questa è la source of truth.
  • Spesa pubblicitaria (+25%), Impression, Click: dati importati da Google Ads e Meta Ads.
  • CPA, nCAC, MER: calcolati all’interno dello strumento di BI, combinando i dati affidabili di costo (da Ads), fatturato (da e-commerce) e potenzialmente dati sui nuovi clienti (da e-commerce o CRM).

Queste ultime metriche diventeranno le bussole che guideranno:

  • i nostri test di campagne e creatività pubblicitarie;
  • l’ottimizzazione degli ambienti di atterraggio per massimizzare i tassi di conversione;
  • il perfezionamento delle strategie di targeting e la scelta degli obiettivi di campagna.

Saremo disponibili ad accettare un calo di conversion rate del sito, perché sappiamo che stiamo andando a cercare nuovi prospect per esporli al nostro brand – quindi non integreremo questa metrica nelle nostre dashboard.

E non reagiremo eccessivamente se il ROAS di un canale cala, a patto che il rapporto tra fatturato e spesa media totale (MER) tenga e, soprattutto, che si stiano raggiungendo gli obiettivi prefissati.

Per confermare che entrambi i canali stiano effettivamente generando vendite incrementali — e non solo spostando conversioni che sarebbero avvenute comunque! — potremmo anche ipotizzare di realizzare dei Conversion Lift Studies, così da rivalutare l’allocazione del budget e l’eventuale impatto sul MER.

L’implementazione è fondamentale

Uno dei passaggi chiave per un Measurement Plan efficace è la sua corretta implementazione tecnica: dobbiamo misurare correttamente ciò che accade sul nostro sito. Sembra una banalità, ma non lo è. Questo porta allo sviluppo di un Tag Implementation Plan per tracciare in modo coerente tutti i touchpoint del percorso di conversione, e per configurare successivamente gli strumenti di analytics.

Ma affidarsi unicamente alle piattaforme di web analytics presenta delle sfide intrinseche che possono limitare l’accuratezza e la completezza della nostra misurazione:

  • restrizioni tecniche: limitazioni sui cookie (third-party e first-party), normative privacy (GDPR), crescente uso di ad-blocker e browser con protezioni anti-tracciamento possono portare a dati incompleti;
  • visibilità parziale: la web analytics fatica a tracciare l’intero percorso del cliente, specialmente eventi offline, resi, rimborsi, margini di prodotto o l’evoluzione di un lead nel CRM B2B.

Per ottenere una visione completa e affidabile, è quindi essenziale integrare i dati dalle loro fonti native, dove l’informazione è più diretta e accurata.

Un approccio integrato di questo tipo garantisce accuratezza, in quanto i KPI critici sono basati su dati di prima parte, e resilienza, in quanto si minimizza l’impatto della fragilità dei tracciamenti client-side che si effettuano nei browser.

Un processo continuo, non un punto di arrivo

Realizzare un Measurement Plan richiede impegno, ma è solo l’inizio. La sua piena valorizzazione arriva attraverso una gestione costante e dinamica:

  • revisione periodica di KPI e obiettivi in base all’evoluzione del business;
  • analisi approfondita e continuativa dei dati e identificazione di tendenze;
  • ottimizzazioni e sperimentazioni per migliorare performance e risultati.

Solo con questo approccio progressivo si ottiene un quadro limpido e sempre aggiornato dell’impatto delle proprie strategie, prendendo decisioni data–driven.

Conclusione? Metti il Measurement Plan al centro!

Un’ultima considerazione importante: tradurre il vostro Measurement Plan all’interno della vostra piattaforma di web analytics, come GA4, è senza dubbio il primo passo corretto verso un approccio data–driven al marketing digitale.

Molti dei KPI del vostro Measurement Plan possono essere portati in GA4 e analizzati tramite esplorazioni o semplici dashboard Looker Studio, per rendere facilmente accessibile la visualizzazione di questi dati ai C–Level della vostra organizzazione.

Questi due esempi realizzati assieme a dei nostri clienti:

La dashboard che il dipartimento marketing Pratic utilizza per tenere monitorato il progresso nelle dimensioni più rilevanti per il business
La dashboard che il dipartimento marketing Pratic utilizza per tenere monitorato il progresso nelle dimensioni più rilevanti per il business. Formato originale

Un esempio di esplorazione custom in GA4 per analizzare entrate e AOV per Cluster e Canale
Un esempio di esplorazione custom in GA4 per analizzare entrate e AOV per Cluster e Canale. Formato originale

Ma i dati raccolti dal piattaforme come GA4 si basano su tecniche di tracciamento che rischiano di diventare obsolete nel tempo, come i cookie di terza parte. Per questo, per una misurazione davvero affidabile e futureproof, l’implementazione più efficace oggi di un Measurement Plan si realizza attraverso l’integrazione ragionata delle fonti dati più affidabili all’interno di uno strumento di Business Intelligence.

Questo approccio permette di usare la piattaforma di web analytics (come GA4) per ciò che sa fare meglio — analizzare il comportamento sul sito degli utenti — integrandola però con i dati operativi e finanziari provenienti dalle rispettive fonti native (e-commerce, CRM, Ads, ERP…).

GA4 resta un input prezioso per comprendere il come e il perché del comportamento utente, ma la “verità” sui KPI di business più critici (fatturato, profitto, costi reali) risiede nelle piattaforme dove questi vengono registrati nativamente. Utilizzare uno strumento di BI per centralizzare queste informazioni non è un’opzione avanzata, ma la base per decisioni data-driven solide e affidabili adesso.

Inoltre, integrare nel processo di analisi metodologie come Lift Studies e MMM permette di validare l’impatto causale delle strategie definite nel Measurement Plan e ottimizzare l’allocazione del budget con ancora maggiore confidenza, andando oltre la semplice correlazione.

Vuoi un aiuto a pianificare il tuo measurement plan? Contattaci!

Come aumentare i follower su Instagram nel 2025

Una delle richieste più frequenti da parte dei nostri clienti è “Come posso aumentare i follower su Instagram tramite campagne Meta?”.

Come fare? Che strategie usare? Che obiettivi utilizzare? Quanto budget minimo? Quanto mi costa l’acquisizione di un singolo utente?

Sono tutte domande a cui è molto difficile dare una risposta, soprattutto se vogliamo che i nostri nuovi follower interagiscano con il profilo e facciano davvero parte della community.
Purtroppo è abitudine non troppo rara “acquistare” follower falsi da siti poco leciti: poco importa delle vanity metrics, se poi il tasso di interazione cala notevolmente, o se l’account viene chiuso per violazione di termini e condizioni di Meta.

Aumentare i follower su Instagram richiede, quindi, altre soluzioni. Vediamole insieme.

Strategie per aumentare i follower su Instagram con campagne di Meta advertising

Intanto, una buona notizia: da qualche tempo su Ads Manager è possibile utilizzare i propri follower su Instagram come custom audience, da escludere poi dal nostro pubblico, targettizzando solo utenti che non seguono il profilo.

Mentre per Facebook esistono le campagne con obiettivo Page Like, in cui l’algoritmo ottimizza per portare quanti più like possibili alla nostra pagina Facebook, non esiste un equivalente obiettivo Follower Acquisition per Instagram. Come ovviare, quindi, a questa decisione di Meta?

Ecco alcune strategie.

Traffico: la prima strategia per aumentare i follower su Instagram

Traffico

Questa strategia prevede l’utilizzo di una campagna con obiettivo di Traffico al profilo (con la Call to Action Visita profilo Instagram), portando dunque l’utente direttamente al profilo e lasciandolo a un solo click dal Segui.

Tendenzialmente questa tipologia di campagna non è consigliata, in quanto l’algoritmo ottimizza questo tipo di campagne solo per click sul link, non portando necessariamente utenti ad alta probabilità di ingaggiare con il contenuto.

 

Visite al profilo

Recentemente, però, Meta ha introdotto la possibilità di attivare (solo dall’app Instagram) una campagna con obiettivo di Visita al profilo, che quindi porrebbe fine al problema della “classica” campagna di traffico sopracitata, ottimizzando proprio per l’azione Segui sul profilo interessato dall’attività paid.

Rimane il problema della più difficoltosa gestione della campagna su Ads Manager, visto che l’attivazione è possibile e gestibile solo dall’applicazione mobile.

Per attivarla, selezionare il post, andare su Promuovi post in basso, poi sull’obiettivo Visitare il tuo profilo.

Infine, scegliere il budget (decidendo se destinare una somma giornaliera o complessiva alla campagna), e il pubblico che si vuole andare a intercettare; aggiungere il metodo di pagamento e confermare l’attivazione su Promuovi post.

 

 

Notorietà: la seconda strategia per aumentare i follower su Instagram

Notorietà (Copertura)

Un’altra tipologia di campagna utilizzabile per aumentare i follower su Instagram è quella di Copertura, grazie alla quale il contenuto verrebbe visto da un gran numero di nuovi utenti, a fronte di un costo davvero irrisorio. Tuttavia, sempre considerato il modo in cui Meta ottimizza in maniera puntuale rispetto all’obiettivo di campagna, risulta difficile far interagire gli utenti con il contenuto e portarli, quindi, al fatidico Follow.

 

Interazione: la terza strategia per aumentare i follower su Instagram

Interazione (Ingaggio)

Un terzo obiettivo delle campagne Meta da poter usare allo scopo è quello di Interazione, secondo noi il più adatto per aumentare i propri follower su Instagram.
In particolare, in questo caso è consigliato l’uso di visual statici (dunque, immagini) e non video, per far sì che l’algoritmo ottimizzi la campagna per effettive interazioni (reazioni, commenti e condivisioni) e non per visualizzazioni video, che Meta comprende all’interno della metrica dell’ingaggio. Così facendo, l’algoritmo va a scovare nuovi utenti spontaneamente propensi a ingaggiare con il contenuto e, dunque, maggiormente anche a seguire il profilo.

 

Giveaway: la quarta strategia per aumentare i follower su Instagram

Giveaway

Quest’ultima strategia non ha a che fare con uno specifico obiettivo di campagna su Meta. I giveaway consistono nell’omaggiare gli utenti (per esempio con prodotti) in cambio del Segui sul loro profilo.
È un metodo che può funzionare molto bene; tuttavia, è fortemente normato dalla Legge italiana e prevede specifiche procedure, fatte di notai, fidejussioni e burocrazia.
Oltre a ciò, i giveaway presentano dei rischi legati alla “fedeltà” dei nuovi follower: trattandosi di Follow transazionali (fatti per ottenere qualcosa in cambio!), è possibile che la maggior parte dei nuovi follower smetta di seguire il profilo nel periodo subito successivo alla fine del giveaway, soprattutto se i contenuti pubblicati non sono interessanti o di qualità.

Quindi, quale scegliere?

Qualunque strategia si adotti, si consideri che non è possibile tracciare gli eventuali nuovi follower derivati dalla campagna, risultando quindi difficile analizzare l’efficacia della campagna e la qualità degli utenti che cliccano sulla creatività.

Inutile dire che, oltre a campagne paid di supporto, per ottenere maggiori follower di Instagram è necessario pubblicare contenuti di qualità, assicurandosi che le foto e i video siano ben composti, con il formato corretto e visivamente attraenti.
È, inoltre, fondamentale mantenere una forte interazione con la community, rispondendo ai messaggi e ai commenti, dimostrando interesse nella relazione.

Come abbiamo aumentato i follower di un nostro cliente

Per un nostro cliente, Motoabbigliamento.it — uno dei più grandi e–commerce in Italia specializzati nell’abbigliamento per le due ruote — abbiamo creato una campagna di acquisizione di Instagram follower attraverso l’opzione 1 (Traffico al profilo). Con un visual che veicola un forte senso di community, abbiamo portato l’utente a seguire la pagina, sfruttando la leva della passione per le due ruote e il vantaggio nel seguire il profilo per ottenere consigli e promozioni.

Puntare sul senso di community è un ottimo modo per invogliare gli utenti a cliccare su Segui
Puntare sul senso di community è un ottimo modo per invogliare gli utenti a cliccare su Segui

Le campagne di acquisizione follower funzionano davvero? Sì, ma…

Concludendo, ricordatevi sempre che una strategia di acquisizione di follower non può durare per sempre:

  • vanno sostituite spesso le creatività e/o modificati gli obiettivi delle campagne, in modo da attrarre sempre più nuovi utenti;
  • è fondamentale mantenere attivi gli utenti, costruendo una community autentica, con contenuti sempre freschi e mai simili o banali.

Lavora con noi: WordPress Developer

Stiamo cercando un/una WordPress Developer!

Che caratteristiche deve avere?

  • In primis, conoscenza approfondita dell’universo WordPress e della creazione di temi per WordPress.
  • Conoscenza dei plugin WordPress Advanced Custom Field e WPML
  • Conoscenza approfondita di PHP, Javascript e CSS.
  • Capacità di trasformare preview grafiche in progetti web dinamici.
  • Conoscenza intermedia di Google Tag Manager e capacità di implementare sistemi di tracking.
  • Capacità di relazionarsi con i clienti in maniera adeguata, sia via mail che in call.
  • Conoscenza della lingua inglese almeno al livello B1.

Punti bonus per chi:

  • ha esperienza con Gutenberg React
  • ha esperienza con i plugin Gravity FormsLiteSpeed CacheFacet WP Complianz
  • ha esperienza di customizzazione di Woocommerce
  • ha competenze sistemistiche nella gestione di server
  • ha un titolo di studio in informatica

Attenzione: non siamo alla ricerca di figure con esperienza nella customizzazione di temi commerciali o di sviluppo di siti WordPress basati su visual builder (Elementor etc).

Noiza è un ambiente di lavoro inclusivo, rispettoso e professionale, pur mantenendo un’identità informale.

Offriamo una RAL commisurata all’esperienza del candidato, oltre ad altri benefit come: un programma di welfare aziendale, gli strumenti necessari a svolgere il lavoro, e un piano di formazione continua che si articola in workshop di formazione interna ai quali si affianca un budget individuale che può essere usato in autonomia per acquistare corsi, libri e accesso a eventi formativi e conferenze.

Stiamo cercando una persona che entri a far parte del nostro team che ha sede a Trieste: per chi è residente in regione FVG, il lavoro potrà essere svolto in maniera ibrida, in parte in presenza e in parte in smart working (50% o 40% a seconda della provincia di residenza). Valutiamo candidature anche di non residenti, sempre con la formula del lavoro ibrido, ma con pesi da discutere in fase di colloquio.

Per candidarti, compila il form che trovi al link di seguito:

https://bit.ly/wordpress_developer_2024

Non accettiamo candidature pervenute direttamente via mail.

Lavora con noi: Stagista Digital Marketer

[AGGIORNAMENTO: Questa posizione è attualmente chiusa, e per questa ragione nuove candidature non verranno prese in considerazione]

Stiamo cercando uno/a Stagista Digital Marketer per la nostra sede di Trieste.

Che caratteristiche deve avere?

  • Ottime capacità di comunicazione verbale e scritta, nonché capacità di rispondere adeguatamente via email.
  • Competenze base in ambito digital: dimestichezza sui principali social network come Facebook, Instagram, TikTok e LinkedIn, conoscenza del funzionamento di un motore di ricerca.
  • Competenze base della suite Office (Word, Excel, Powerpoint) o di quella Google for Business (Google Docs, Google Sheets, Google Presentations).
  • Conoscenza della lingua inglese almeno al livello B1.
  • Voglia di lavorare in team, capacità di imparare, proattività.

Punti bonus per chi ha:

  • Una laurea in marketing, comunicazione, o materie attinenti.
  • Esperienza in qualche piccolo progetto, anche personale, in ambito digital. In caso fosse così, segnalacelo nel tuo CV, così da conoscerti meglio.

Dettagli dello stage

Trattandosi di un percorso di stage, questa posizione sarà a contatto con progetti di diverse aree del team Noiza, dal content all’advertising.

Offriamo un rimborso spese di 600€ al mese, oltre ad altri benefit come un piano di formazione continua.

La durata dello stage è di 6 mesi.

Noiza è un ambiente di lavoro inclusivo, rispettoso e professionale, pur mantenendo un’identità informale.

Cerchiamo una persona che entri a far parte del nostro team che ha sede a Trieste: l’internship sarà in presenza al 100%.

Come candidarsi

Per candidarti, compila il form che trovi al link di seguito:

https://bit.ly/stagista_digital_marketer_2024

Non accettiamo candidature pervenute direttamente via mail.

Lavora con noi: Digital Advertiser

[AGGIORNAMENTO: Questa posizione è attualmente chiusa, e per questa ragione nuove candidature non verranno prese in considerazione]

Stiamo cercando un/una digital advertiser!

Che caratteristiche deve avere?

  • In primis, mentalità analitica e passione per i numeri.
  • Conoscenza di buon livello di almeno una delle piattaforme pubblicitarie di Meta e Google, e conoscenza di livello base dell’altra.
  • Conoscenza intermedia di Google Analytics 4, e capacità di valutare l’impatto delle campagne pubblicitarie su questa piattaforma.
  • Competenze intermedie di Google Sheets e Google Slides, o di Microsoft Excel e Powerpoint.
  • Capacità di scrivere report chiari e incisivi, estraendo informazioni e insight rilevanti dai dati.
  • Capacità di relazionarsi con i clienti in maniera adeguata, sia via mail che in call.
  • Conoscenza della lingua inglese almeno al livello B1.

Punti bonus per chi:

  • ha esperienza anche su altre piattaforme (TikTok, LinkedIn, etc)
  • ha capacità di copywriting ed è in grado di scrivere testi persuasivi adatti al canale di pubblicazione
  • ha competenze base di Looker Studio
  • ha un titolo di studio in comunicazione o marketing

Noiza è un ambiente di lavoro inclusivo, rispettoso e professionale, pur mantenendo un’identità informale.

Offriamo una RAL commisurata all’esperienza del candidato, oltre ad altri benefit come: un programma di welfare aziendale, gli strumenti necessari a svolgere il lavoro, e un piano di formazione continua che si articola in workshop di formazione interna ai quali si affianca un budget individuale che può essere usato in autonomia per acquistare corsi, libri e accesso a eventi formativi e conferenze.

Stiamo cercando una persona che entri a far parte del nostro team che ha sede a Trieste: per chi è residente in regione FVG, il lavoro potrà essere svolto in maniera ibrida, in parte in presenza e in parte in smart working (50% o 40% a seconda della provincia di residenza). Valutiamo candidature anche di non residenti, sempre con la formula del lavoro ibrido, ma con pesi da discutere in fase di colloquio.

Per candidarti, compila il form che trovi al link di seguito:

https://bit.ly/digital_advertiser_2024

Non accettiamo candidature pervenute direttamente via mail.

Creare prompt efficaci per ChatGPT: la guida completa

Nel corso degli ultimi mesi si è osservato un crescente interesse nell’ottimizzazione dell’uso di ChatGPT come dimostrato dalla presenza di numerosi articoli online che offrono suggerimenti su come massimizzarne le potenzialità. Tuttavia, pochi di essi offrono un metodo concreto per ottenere risultati personalizzati e facilmente adattabili a ogni settore.

Il valore delle risposte generate da ChatGPT è direttamente correlato ai prompt, cioè alle istruzioni fornite all’intelligenza artificiale. Una domanda generica avrà come risposta qualcosa di altrettanto generico, e proprio questo è ciò che intendiamo evitare in questo articolo.

Se hai già testato ChatGPT ti sarai reso conto di come, sebbene le sue risposte siano dettagliate, possono spesso risultare poco concrete.

Ecco qui un esempio di prompt generico:

Prompt generico
Un prompt generico genere risposte dettagliate, ma poco concrete.

Qual è il segreto per creare prompt che assicurino risultati al 100%?

La soluzione ideale consiste nell’adottare una struttura composta da qualche elemento fondamentale che dettaglieremo qui di seguito:

1. Fai attenzione al LINGUAGGIO

Quando comunichiamo con ChatGPT, la chiave sta nell’usare parole specifiche e chiare.
Prima di inviare una richiesta a ChatGPT, dedicati a una rapida revisione. Assicurati che sia precisa e facilmente comprensibile. Verifica che il linguaggio sia specifico e rilevante, privo di termini gergali e che il prompt sia mirato ed esente da ambiguità. Questo processo migliorerà notevolmente la qualità delle risposte ottenute.

2. Identifica un RUOLO

Non dimenticare che ChatGPT rappresenta una macchina priva di identità definita: non ha carattere, emozioni o un’occupazione specifica. L’assegnazione di un ruolo preciso a ChatGPT consentirà di stabilire aspettative più chiare riguardo alle sue funzioni.
Puoi includere nel prompt la formula “Agisci come se…”

Identifica un ruolo
Assegniamo un ruolo specifico a Chatgpt

3. Definisci il TASK

Comunica all’AI in maniera specifica che cosa deve compiere: ricorda che ogni singola parola ha la sua importanza. Fai finta che ChatGPT sia come un bambino davanti ad un libro da colorare e che ignora la nozione di andare fuori dai bordi. Spetta a te fare da guida, mettere dei limiti e fornire delle indicazioni precise.

Nei punti successivi ti insegneremo come farlo nella maniera appropriata. Ricorda inoltre che è buona regola adattare il tuo prompt sulla base delle prime risposte fornite da ChatGPT.

4. Stabilisci un OBIETTIVO

Definisci le tue aspettative e tieni sempre in considerazione che ChatGPT parte da una una base vergine pronta ad adattarsi alle informazioni che gli vengono fornite. È importante guidarlo nella direzione giusta per ottenere risultati accurati e coerenti.

Stabilire un obiettivo è uno dei passi fondamentali per creare un prompt efficace per ChatGPT
Stabilire un obiettivo è uno dei passi fondamentali per creare un prompt efficace per ChatGPT

5. Indica il CONTESTO

Le domande aperte e troppo generiche – come nell’esempio iniziale -per quanto possano essere utili nel fornire spunti per ulteriori analisi, rischiano spesso di essere difficilmente interpretabili da ChatGPT. Assicurati di fornire elementi contestuali utili alla comprensione della consegna.

Indica il contesto

6. Delinea degli STEP

Fornendo degli STEP a ChatGPT è possibile guidarlo attraverso un processo di risoluzione dei problemi o di generazione di contenuti in modo strutturato e dettagliato. Attraverso una definizione dei task “per tappe” puoi utilizzare ChatGPT per creare tutorial, istruzioni o spiegazioni dettagliate su una vasta gamma di argomenti.

Delinea degli step

7. Indica un FORMATO

Qualora tu abbia bisogno di un formato preciso non esitare a indicarlo a ChatGPT e la tua richiesta verrà presa in considerazione.
Questa è un’ulteriore specifica che ti aiuterà ad ottenere risposte mirate, strutturate e modellate sulle tue esigenze.

Indica un formato

Ed ecco che abbiamo creato il nostro prompt efficace per ChatGPT

Ecco che finalmente abbiamo creato un prompt efficace per Chatgpt.

E la risposta generata:

La risposta generata da ChatGPT grazie alla creazione di un prompt efficace

Conclusioni

Come nota finale ricorda che un eccesso di dettagli può risultare fuorviante per ChatGPT. Mantenere la concisione e l’efficacia delle indicazioni è cruciale per creare un prompt efficace per ChatGPT e di conseguenza per ottenere delle risposte pertinenti. In caso di difficoltà, prova a riformulare il prompt per identificare e risolvere eventuali problemi, assicurandoti che il filo logico sia chiaro durante tutta la fase di esecuzione.

Infine, in questo articolo, abbiamo chiesto una mano a ChatGPT  nel creare un piano editoriale. Ma un ulteriore aiuto lo potete ottenere anche scaricando il nostro template per la creazione dei piani editoriali.

6 template per il piano editoriale