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Zero waste cities:
lo user journey come strumento per il redesign

Guglielmo Cok

21 Aprile 2020

Adoro le parole intraducibili.

O meglio, adoro quelle parole straniere che esprimono un concetto noto, ma che in italiano non possiamo fare a meno di utilizzare un’intera frase per esprimere.

In giapponese, uno shokunin è un artigiano il cui agire ha anche un profondo valore etico e sociale. Ed è quello che aspirerei ad essere come web designer.

Ed è quello che, nel mio piccolo, ho cercato di fare quando mi sono ritrovato davanti questo progetto: il redesign del sito Zero Waste Cities.

Zero Waste Cities.

La nostra è una società basata sul lavoro i rifiuti.

Ahimè, è così.

E purtroppo le soluzioni di cui sentiamo più spesso parlare sono due:

Bruciare. Sotterrare.

Eppure la cosa migliore sarebbe quella di implementare un sistema che non generi rifiuti in primis.

Zero Waste Cities è un programma europeo che aiuta città e comunità ad effettuare questa transizione verso lo zero waste in un percorso che porterà progressivamente all’eliminazione dei rifiuti dalla nostra società.

Criticità dello stato di fatto.

Il sito che ci troviamo davanti ha sostanzialmente un unico grosso problema. Tutte le informazioni chiave sono concentrate in un documento chiamato Masterplan: un pdf di oltre 80 pagine e di 16MB da scaricare e sfogliare con dedizione, ma rigorosamente offline.

Così la home page si apre con una sezione a tutta pagina che invita a scaricare questo documento. La seconda voce del menu rimanda sempre al pdf. Stessa questione per la voce “resources”, dove un’altra volta possiamo scaricare svariate cose, ma soprattutto questo Zibaldone che raccoglie tutto lo scibile sullo zero waste.

Menu e homepage del vecchio sito: l’attenzione è tutta rivolta al Masterplan, un documento pdf da scaricare.

Questa scelta di riversare tutte le informazioni su un pdf, inevitabilmente indebolisce il sito e lo spoglia di qualsiasi aspetto narrativo. Ed è un vero peccato, perché i potenziali valori educativi e sociali che ci aspetteremmo di trovare su una risorsa online del genere purtroppo non hanno modo di esprimersi.

Potenzialità dello stato di fatto.

Questo voluminoso documento chiamato Masterplan però presenta una struttura molto chiara e i suoi contenuti sono organizzati in modo lineare e consequenziale in tre grandi sezioni: Discover, Learn e Take action.

  • Con Discover scopriamo cosa sono le Zero Waste Cities.
  • Learn ci mostra cosa possiamo imparare dalle altre città che hanno già adottato una politica zero waste.
  • In Take action invece troviamo tutte le risorse necessarie per poterci attivare nella nostra città.

Queste tre sezioni definiscono un percorso conoscitivo che va dal «non ne so niente» al «ora ne so talmente tanto, che non vedo l’ora di rimboccarmi le maniche».

Ma non solo, ogni step del percorso si rivolge a un utente differente, che passo dopo passo, diventa sempre più cosciente delle problematiche ambientali e degli innumerevoli benefici che possono derivare dall’adottare una politica zero waste per una città.

Ecco quindi che siamo riusciti a scovare i valori educativi e sociali. Valori che mentre visitavamo il sito non riuscivamo a percepire. Ma non solo, abbiamo anche definito un percorso narrativo che si evolve con l’evolversi del nostro utente. E su questo vogliamo costruire il refactoring del nuovo sito.

Learn, Discover, Take action: la nuova struttura del sito.

Per prima cosa vogliamo spacchettare tutte le informazioni contenute nel Masterplan e renderle navigabili online. Per farlo dobbiamo riorganizzare l’intera struttura del sito.

Per orientarci durante questo processo definiamo quelli che saranno i nostri principali utenti e i loro relativi user journey.

Definiamo gli user journey

Abbiamo degli utenti “base” che si stanno appena affacciando al mondo dello zero waste. Questi utenti immaginiamo possano essere interessati a scoprire “definizioni” e risorse utili (magari nella loro lingua) e, perché no, anche contatti di esperti che operano nei loro stati.

Segue l’utente medio a cui decidiamo di mostrare le case studies, ovvero gli esempi di città virtuose che sono riuscite a ridurre drasticamente la produzione di rifiuti. Qui presentiamo l’ormai famigerato Masterplan: l’utente ora sa già di cosa stiamo parlando e una risorsa completa come questa può rivelarsi utile.

E infine l’utente esperto, che vuole approfondire gli argomenti anche usufruendo degli ulteriori servizi presenti sul sito. Presentiamo quindi in questa sezione i webinar, le conferenze e gli study tour: delle vere e proprie visite guidate alla scoperta di città zero (o quasi) waste.

A questo punto vogliamo far corrispondere ad ogni user journey una pagina del sito. Per la nomenclatura delle pagine vogliamo riprendere gli stessi termini utilizzati nel Masterplan. Quindi avremo:

  • Pagina Discover – utente base.
  • Pagina Learn – utente medio.
  • Pagina Take Action – utente esperto.

La nuova navigazione

Riepilogando quindi passiamo da una navigazione di questo tipo:

a questa:

La hero image come indice

Vogliamo che questa struttura sia chiara e si palesi all’utente. Decidiamo quindi di strutturare la hero image dell’home page come fosse un grande indice.

La nuova hero image del sito si struttura come un indice dei contenuti.

Le pagine interne seguono lo stesso concept e ospitano sulla hero image la tavola dei contenuti presenti sulla pagina stessa.

Stessa cosa per le pagine interne: la hero image della sezione Discover.

Incoraggiare il passo successivo.

Quando l’utente base “completa” la pagina Discover, vogliamo che sia invogliato a proseguire il suo percorso formativo verso lo zero waste. Lo stesso per l’utente “medio” che vuole passare al Take action.

Incoraggiamo questo passaggio realizzando un piccolo banner conclusivo in ogni pagina che invita l’utente ad affrontare lo step successivo.

Completata la sezione “Discover” sono pronto per il passo successivo: “Learn”.

Conclusioni: un invito allo zero waste.

Su Zero Waste Cities potete scoprire che la Sardegna in pochi anni è passata da essere la regione d’Italia che riciclava meno, all’isola del mediterraneo più virtuosa. O che il distretto di Priula e Treviso (che conta una cinquantina di comuni) genera un quinto dei rifiuti della media Europea. Ma non solo…

Sono storie positive, di fiducia nel futuro. Sono storie che ci ricordano che un cambiamento è possibile e che in piccola parte stia già avvenendo.

Anche nel nostro paese.

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