Perché gli slideshow danneggiano ancora il tuo sito nel 2025 (e cosa fare invece)

È un copione che si ripete con sorprendente regolarità nelle riunioni di web design: si discute dell’homepage, della necessità strategica di comunicare diversi messaggi chiave, di dare spazio a molteplici contenuti ritenuti importanti.

E alla fine, quasi inevitabilmente, emerge la proposta: “Mettiamo uno slideshow!”. O carosello, o slider. Un meccanismo apparentemente semplice per risolvere complesse esigenze di comunicazione visiva. Eppure, nonostante anni di analisi, dati contrari e l’evoluzione stessa del web, questa soluzione continua a essere richiesta e implementata.

Già diversi anni fa, in un nostro articolo del 2019, mettevamo in guardia contro questa pratica, analizzandone i problemi fondamentali. Oggi, nel 2025, non solo quelle ragioni restano valide, ma il quadro si è aggravato: le esigenze di performance, l’esperienza mobile e l’imprescindibile accessibilità rendono gli slideshow una scelta ancora più problematica, un vero ostacolo all’efficacia di un sito web.

È decisamente ora di voltare pagina.

I problemi fondamentali (che il tempo non ha risolto)

Le criticità intrinseche degli slideshow non sono svanite con gli anni, anzi.

L’effetto “invisibilità” (Banner Blindness)
Gli utenti hanno affinato la capacità di ignorare elementi grafici animati che interrompono la fruizione, spesso associandoli a banner pubblicitari. L’attenzione viene deviata, e se anche la prima slide riceve uno sguardo fugace, i contenuti successivi rimangono nascosti alla maggior parte dei visitatori. Un contenuto non visto è un’opportunità persa.

Fatica cognitiva e interazione frustrante
Il movimento automatico cattura l’attenzione involontaria, ma lo fa a scapito della concentrazione necessaria per leggere e comprendere. A questo si somma la confusione generata dalla mancanza di un’interfaccia standard: controlli diversi per forma, posizione e comportamento (auto-play, pausa al passaggio del mouse, ecc.) costringono l’utente a uno sforzo mentale aggiuntivo solo per capire come interagire, ammesso che ne abbia voglia.

Messaggi annacquati e attenzione frammentata
Sperare di comunicare efficacemente N messaggi nello spazio di uno è un’illusione. Ogni messaggio perde forza, la gerarchia visiva si appiattisce. Il passaggio continuo da una slide all’altra obbliga l’utente a resettare l’attenzione, rendendo difficile l’assimilazione delle informazioni.

L’impatto negativo sulle conversioni

Al di là dell’usabilità, i numeri parlano chiaro. I tassi di interazione (click-through rate, CTR) con gli slideshow sono notoriamente bassi, spesso irrisori, e quei pochi click si concentrano quasi esclusivamente sulla prima slide.

Questo si traduce in fallimento degli obiettivi di business: l’offerta speciale scompare dopo pochi secondi, il nuovo servizio non viene scoperto, l’annuncio importante rimane lettera morta. Non è infrequente osservare, tramite A/B test, come la semplice sostituzione di uno slideshow con un elemento statico ben progettato porti a un miglioramento misurabile delle conversioni sulla pagina. L’attenzione può finalmente focalizzarsi su messaggi e call-to-action chiari.

Nuove urgenze: performance, SEO e Core Web Vitals

L’ottimizzazione delle performance è oggi un pilastro fondamentale del web design, essenziale per il posizionamento sui motori di ricerca (SEO) e per non frustrare gli utenti. Gli slideshow, da questo punto di vista, rappresentano spesso un pesante fardello.

L’ostacolo alle metriche Core Web Vitals (CWV)
Google valuta l’esperienza utente tramite metriche precise, e gli slideshow tendono a peggiorarle:

  • LCP (Largest Contentful Paint): immagini multiple e spesso pesanti caricate nella parte alta della pagina rallentano il caricamento dell’elemento visivo principale.
  • CLS (Cumulative Layout Shift): se lo spazio non è correttamente riservato o il caricamento è asincrono, lo slideshow può causare fastidiosi “salti” del layout durante il caricamento.
  • TBT/INP (Total Blocking Time / Interaction to Next Paint): il codice JavaScript necessario per le animazioni e le funzionalità può appesantire la pagina, ritardando la sua capacità di rispondere alle interazioni dell’utente.

Le conseguenze per la SEO
Un sito lento e con CWV insufficienti viene valutato negativamente da Google. Inoltre, un utente che sperimenta lentezza e scatti è più incline ad abbandonare il sito rapidamente (aumentando la frequenza di rimbalzo), vanificando gli sforzi per attrarlo.

Nuove urgenze: l’esperienza mobile compromessa

Sui dispositivi mobili, con schermi più piccoli e connessioni potenzialmente meno stabili, i limiti degli slideshow diventano ancora più evidenti.

Interazione difficoltosa
Controlli minuscoli sono difficili da usare con le dita. Lo scorrimento laterale (swipe) può interferire con la navigazione verticale della pagina.

Performance critiche
Il peso aggiuntivo sul caricamento e sulla fluidità è ancora più problematico su smartphone e tablet.

Spreco di spazio prezioso
Dedicare la porzione più importante dello schermo mobile a un componente poco efficace e spesso lento è una pessima allocazione delle risorse visive.

Nuove urgenze: le barriere dell’accessibilità (A11y)

Forse il punto più critico e ancora troppo sottovalutato. Gli slideshow sono spesso un campo minato per l’accessibilità, impedendo o rendendo estremamente difficoltosa la fruizione a utenti con diverse abilità.

Navigazione da tastiera bloccata
Molti utenti navigano senza mouse. I controlli dello slideshow sono spesso irraggiungibili o non funzionanti tramite tastiera.

Incomprensibilità per gli screen reader
Gli utenti non vedenti si affidano a software che leggono il contenuto. Gli slideshow frequentemente non forniscono le informazioni necessarie: il contenuto potrebbe non essere letto, l’ordine confuso, i cambi di slide non comunicati.

Mancanza di controllo sull’animazione
L’avanzamento automatico è un ostacolo per persone con disturbi dell’attenzione o cognitivi. È essenziale poter mettere in pausa o fermare facilmente il movimento.

Movimento non rispettato
Nonostante le opzioni di sistema per ridurre le animazioni, molti slideshow le ignorano, creando disagio.

Trascurare l’accessibilità non è solo una mancanza di etica digitale e un potenziale rischio legale, ma significa escludere attivamente una parte del proprio pubblico.

Perché allora resistono? La psicologia dietro la scelta

Come mai, di fronte a tante controindicazioni, gli slideshow continuano ad apparire? Le motivazioni sono raramente tecniche:

Soluzione di compromesso
Un modo “indolore” per accontentare diverse funzioni aziendali che reclamano visibilità in homepage.

Falsa modernità
L’idea che il movimento sia intrinsecamente sinonimo di un design attuale e dinamico.

Conformismo
La tendenza a replicare ciò che fanno i concorrenti, senza analisi critica.

Difficoltà a scegliere
L’incapacità di definire un messaggio prioritario porta a volerli includere tutti, diluendoli.

Le alternative efficaci: cosa fare invece

Esistono approcci decisamente migliori per valorizzare l’apertura di un sito web e presentare contenuti chiave in modo performante, accessibile ed efficace.

  • Singola “Hero Section” d’impatto: la strategia più consigliata. Combina un visual forte (immagine o video ottimizzato), un titolo (H1) chiaro sulla proposta di valore, un testo conciso e una Call-to-Action (CTA) ben definita. Garantisce focus, performance e misurabilità. Un calendario editoriale può programmarne gli aggiornamenti per mantenerla rilevante nel tempo.
  • Layout a griglia o “Card”: ideale per presentare più elementi di pari livello (es. categorie, servizi, news). Tutti i contenuti sono subito visibili, l’utente sceglie cosa approfondire, il design risulta ordinato e moderno.
  • Contenuto diretto: per siti molto specifici o per audience con obiettivi chiari, si può eliminare la sezione introduttiva e presentare subito i contenuti principali (es. catalogo prodotti, articoli). Massima efficienza.
  • Pagine di destinazione (Landing Page) specifiche: spesso la soluzione migliore non è affollare l’homepage, ma creare pagine dedicate per segmenti di pubblico, campagne o parole chiave. Massimizzano la rilevanza e le conversioni.
  • (Con cautela) Video breve ottimizzato: un video di sfondo, muto o con controlli, può creare engagement se leggerissimo, ottimizzato, con testo e CTA sovrimpressi e un’immagine di fallback. Richiede grande attenzione tecnica.

Conclusione: scegliere l’efficacia, non l’abitudine

Ribadiamolo: nel 2025, gli slideshow rappresentano una tecnica superata, che introduce problemi significativi di usabilità, conversione, performance, SEO e accessibilità. Continuare a usarli significa privilegiare un’abitudine o un’estetica superficiale rispetto all’efficacia reale e alle esigenze degli utenti.

La vera sfida progettuale sta nel fare scelte strategiche, definire priorità e comunicare con chiarezza. Le alternative valide ci sono, funzionano meglio e sono più rispettose del pubblico. È il momento di abbandonare gli slideshow e adottare soluzioni che portino risultati concreti. Se serve aiuto per identificare e implementare l’approccio migliore, affidarsi a professionisti focalizzati sull’efficacia è la scelta più saggia.

Risorse utili

Il nostro articolo originale del 2019
Per un approfondimento storico.

shouldiuseacarousel.com
Sempre valido nella sua sinteticità.

Carousel UX Best Practices for Better Engagement – Cantilever
Un articolo recente (2025) che riassume i problemi (inclusi CWV e mobile UX) e mostra alternative concrete con esempi.

Do Rotating Sliders Help or Hurt Your Website? [Research Roundup] – Orbit Media Studios
Una raccolta di studi e dati (anche se alcuni datati) che quantificano la scarsa interazione e l’impatto negativo sulle conversioni.

Make carousels accessible – Centre for Excellence in Universal Design
Linee guida dettagliate sull’accessibilità dei caroselli, con enfasi sulle tecniche WCAG e sul perché sarebbe meglio evitarli.

Carousels – Accessibility Design Guide
Una guida pratica canadese sull’accessibilità dei caroselli, con best practice specifiche per diversi tipi di disabilità.

 

Graphic design e IA: un’alleanza vincente

Come designer, conosco bene la soddisfazione di dare vita a un progetto visivo da zero, ma non posso negare che alcune attività ripetitive e meccaniche possano rallentare il flusso creativo.

L’intelligenza artificiale sta cambiando questo scenario. Non si tratta di sostituire il talento umano ma di valorizzarlo e potenziarlo. In questo articolo esploreremo alcuni strumenti di IA che possono davvero fare la differenza nel lavoro quotidiano di un designer, ottimizzando i processi e aprendo nuove possibilità creative.

Diciamolo chiaramente: se c’è una parte del lavoro che la maggior parte dei graphic designer non ama particolarmente, è sicuramente quella delle attività ripetitive e noiose, come la rimozione degli sfondi o la formattazione del testo.

Fortunatamente, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ha portato alla creazione di strumenti sempre più sofisticati, che non solo velocizzano i compiti più tediosi, ma offrono anche un supporto creativo prezioso. Questi strumenti diventano una fonte di ispirazione quando si è bloccati o alla ricerca di nuove idee.

In questo articolo esploreremo alcuni dei migliori software di progettazione IA disponibili, analizzando le loro funzionalità principali, i vantaggi e i casi d’uso.

Cosa sono gli strumenti di IA per i designer?

Gli strumenti di intelligenza artificiale per il graphic design automatizzano attività ripetitive e supportano la creatività tramite l’elaborazione di immagini, testi e altri elementi grafici.

Questi software aiutano i designer a liberarsi da compiti meccanici come la rimozione di sfondi o il ridimensionamento delle immagini, offrendo più spazio alla sperimentazione visiva. Grazie al machine learning e all’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), generano contenuti personalizzati e si adattano progressivamente alle esigenze dell’utente.

Tuttavia, nonostante la loro potenza, è fondamentale mantenere una solida conoscenza delle regole del buon design e dei software professionali tradizionali. L’IA è un prezioso alleato, ma non può sostituire la competenza e l’esperienza acquisite nel tempo.

6 strumenti di IA indispensabili per i graphic designer

Adobe Firefly: creatività potenziata dall’IA

Adobe Firefly è l’ultima novità della suite Adobe, pensata per potenziare il lavoro creativo attraverso l’intelligenza artificiale. Questo strumento permette di generare effetti di testo innovativi, trasformare il testo in immagini e ricolorare vettori con un’ampia gamma di variazioni cromatiche.

Firefly è disponibile per gli abbonati ai programmi cloud di Adobe, come Illustrator, Photoshop, Premiere Pro (beta) e Lightroom. L’integrazione con il flusso di lavoro esistente lo rende un’aggiunta preziosa.

 

Let’s Enhance: immagini di alta qualità in un click

Let’s Enhance è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che migliora la qualità delle immagini senza perdere dettagli preziosi. Ideale per ingrandire foto a bassa risoluzione o restaurare immagini datate, utilizza reti neurali per ricostruire e potenziare i dettagli, garantendo risultati di alta qualità anche partendo da immagini pixelate.

Perfetto per chi ha bisogno di preparare immagini per la stampa o per l’uso digitale senza compromettere la nitidezza, Let’s Enhance rappresenta una soluzione rapida e affidabile per ottimizzare il materiale visivo.

 

Fontjoy: abbinamenti tipografici ottimizzati dall’IA

Fontjoy è uno strumento innovativo che utilizza reti neurali per creare abbinamenti di caratteri armoniosi e visivamente attraenti. Grazie ad algoritmi avanzati di intelligenza artificiale, analizza una vasta gamma di font per suggerire coppie tipografiche coerenti, perfette per progetti di branding, web design e marketing.

Ideale per graphic designer e professionisti del branding, Fontjoy elimina il fastidio della selezione manuale dei caratteri, offrendo combinazioni pronte all’uso e visualizzazioni in tempo reale per verificare l’effetto finale. Un vero alleato per ottimizzare l’appeal visivo dei progetti senza sacrificare il tempo e la qualità.

 

Khroma: palette cromatiche su misura

Khroma è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che aiuta i designer a creare combinazioni di colori personalizzate in base alle proprie preferenze. Ideale per chi cerca uniformità cromatica tra diversi progetti, Khroma offre una vasta gamma di palette già pronte o personalizzabili.

Grazie alla capacità di apprendere dai gusti dell’utente, lo strumento suggerisce colori coerenti e armoniosi, facilitando il processo di scelta e garantendo una coerenza estetica ottimale.

 

AutoDraw: schizzi raffinati in un attimo

AutoDraw, sviluppato da Google, è uno strumento intelligente che converte schizzi grezzi in illustrazioni pulite e professionali. Grazie all’uso dell’apprendimento automatico, riesce a prevedere cosa stai cercando di disegnare, suggerendo varianti più curate e stilizzate.

Ideale per schizzi rapidi e ideazione visiva, AutoDraw è adatto sia ai designer professionisti che a chi si diletta con il disegno. La sua interfaccia intuitiva lo rende accessibile a tutti, semplificando la fase di brainstorming e garantendo risultati visivamente piacevoli.

 

Alpaca: dal 2D al 3D in pochi click

Alpaca è uno strumento innovativo che utilizza l’intelligenza artificiale per trasformare progetti bidimensionali in modelli tridimensionali. Ideale per designer di prodotti e architetti, Alpaca interpreta profondità e prospettiva, creando rendering 3D accurati e realistici a partire da semplici schizzi 2D.

Grazie alla capacità di comprendere proporzioni e angoli, offre un’esperienza immersiva e consente di visualizzare in modo dinamico i propri progetti, rendendo la presentazione dei concept ancora più coinvolgente.

Conclusioni

L’adozione dell’intelligenza artificiale nel graphic design non significa abbandonare le competenze tradizionali, ma arricchire il proprio processo creativo con nuove possibilità. Gli strumenti di IA possono accelerare attività ripetitive, suggerire combinazioni visive inaspettate e offrire spunti innovativi, ma non devono sostituire il talento e la sensibilità acquisiti nel tempo.

I designer più efficaci sono quelli che riescono a combinare l’uso consapevole della tecnologia con una solida padronanza delle regole del buon design. Solo così l’IA diventa un potente alleato, capace di amplificare il valore del lavoro creativo senza mai comprometterne l’autenticità e l’impatto visivo.

8+1 consigli per campagne ecommerce su Meta

Fare Meta Advertising non è semplice: mille variabili, ottimizzazioni e opzioni tra cui scegliere.

Le campagne di conversione Meta sono però incredibilmente efficaci per chi deve gestire un e-commerce… se impostate nel modo giusto.

E come si impostano nel modo giusto? Lo scoprirai nei prossimi 9 punti.

1. Tracciamenti

Il primo consiglio che mi sento di darti è il più importante, la base senza cui tutto il resto non conta: i tracciamenti devono funzionare alla perfezione.

Pixel e Conversion API devono essere entrambi impostati correttamente, perché altrimenti l’algoritmo lavorerà senza alcuna direzione e avrai buttato i soldi dell’advertising.

Assicurati quindi che tutte le fasi del funnel di acquisto (aggiunte al carrello, inizi di checkout, etc.) e i relativi parametri (costo dei prodotti, ID, etc.) vengano tracciati.

Un classico esempio di eventi impostati per un e-commerce

Tip: se utilizzi un catalogo dinamico controlla periodicamente anche quello.

2. Definire un budget adeguato

Secondo punto fondamentale: la benzina. Se vuoi ottenere molti risultati dovrai prevedere un investimento sufficiente, soprattutto perché questi risultati in particolare sono l’azione più difficile da far eseguire ad un utente: lasciarti i suoi soldi.

Se vuoi conoscere quanto budget per una campagna Facebook ti serve ecco qui la guida perfetta per te: quanto budget investire e come allocarlo nelle campagne Meta.

3. Scegliere la giusta finestra di attribuzione

Argomento tecnico ma non per questo da sottovalutare, le finestre di attribuzione sono indispensabili per far capire all’algoritmo che tipo di acquirenti cercare.

Le principali sono due:

  • 7-day click, per acquisti effettuati entro 7 giorni dal click sull’inserzione,
  • oppure 7-day click + 1-day view, che include anche gli acquisti effettuati entro 1 giorno dalla visione dell’inserzione, senza per forza averla cliccata.

Ok, ma qual è la differenza in parole povere?

L’attribuzione 7-day click indica che una persona ha almeno cliccato sulla nostra ad. È di solito più difficile da ottenere, ma indica probabilmente che l’inserzione ha avuto un forte impatto nella decisione dell’utente.

Gli acquisti 1-day view invece vengono attribuiti alle nostre campagne, ma le persone hanno soltanto visto l’inserzione. Ed effettuato l’acquisto in altro modo – per esempio, andando direttamente sul sito. Non è chiaro quindi quanto l’ad abbia impattato sulla decisione dell’utente, che probabilmente aveva già intenzione di comprare.

La questione dell’attribuzione è complessa e delicata, ma è importante comunque avere un’idea di base.

Semplificandola molto, ti consiglio di scegliere:

  • 7-day click se hai un brand avviato, presente anche su altri canali e che vuole lavorare sull’incrementalità di Meta;
  • 7-day click + 1-day view se invece sei agli inizi e preferisci dare all’algoritmo più dati su cui lavorare e su cui costruire un pubblico iniziale.
I risultati delle due finestre di attribuzione possono variare tantissimo tra loro.

4. Trovare la frequenza ideale

La frequenza è il rapporto tra le impression e la copertura, ovvero il numero di utenti unici raggiunti.
La frequenza è il rapporto tra le impression e la copertura, ovvero il numero di utenti unici raggiunti.

Tradotto? La frequenza indica quante volte le persone vedono un’ad.

Ottimizzare la frequenza significa mostrare le inserzioni quanto basta per far sì che le persone si ricordino del nostro messaggio, ma senza infastidirle.

Perché, ripetiamo insieme: le persone su Facebook e Instagram non vogliono vedere le nostre pubblicità. Non sono lì per questo. Se volessero farlo, andrebbero su Google. Quindi dobbiamo approcciarci a loro con cautela ed educazione.

Mercati e target sono estremamente diversi tra loro, ma per avere un riferimento molto generico puoi basarti su questi valori:

  • tra 1 e 2 volte alla settimana per campagne rivolte a pubblici freddi, di prospecting;
  • circa 7 volte a settimana (quindi una volta al giorno) per il retargeting dei pubblici caldi.
In media, buona parte delle persone che raggiungiamo con l’adv vede le inserzioni una volta sola. Ma è troppo poco perché abbiano un impatto sul ricordo del brand.

5. Scegliere la giusta Call to Action

Le CTA che Meta mette a disposizione nelle campagne di conversione sono molte e specifiche, ed è compito dell’advertiser scegliere la migliore.

Molto spesso si vede utilizzare il generico “Scopri di più”, ma se vuoi promuovere un e-commerce su Meta non puoi lasciare spazio a dubbi o interpretazioni.

Vuoi che una persona compri? Allora scegli la Call to Action “Acquista ora”. E basta.

6. Produrre creatività ad hoc

Segue il punto precedente: le creatività devono essere chiare ed esplicite.

Via libera quindi a scritte grandi e prodotti in primo piano, con foto di buona qualità.

Se poi vuoi lavorare in retargeting allora vai sul sicuro con i miei consigli per creare inserzioni che convertano.

7. Usare inserzioni con catalogo dinamico

Concludiamo il trittico di consigli sulle ads menzionando i formati nati appositamente per gli e-commerce: le inserzioni dinamiche, di cui puoi scoprire ogni segreto in questo articolo.

Utilizzare collection, caroselli o immagini dinamiche con un bel catalogo prodotti è fondamentale per promuovere un e-commerce su Meta.

I caroselli dinamici sono formati molto efficaci per gli e-commerce.

 

8. Scegliere un obiettivo di campagna adatto

La quantità di opzioni che abbiamo a disposizione per ottimizzare le campagne Meta è davvero ampia. Anche nel caso specifico degli e-commerce, nonostante l’obiettivo di campagna generico sia “Vendite”, possiamo scegliere tra diverse varianti.

Advantage+ o conversione manuale?

Le prime sono il più recente gioiellino algoritmico di Meta, mentre le seconde le campagne “tradizionali” di vendita che permettono di personalizzare in modo più specifico pubblici e posizionamenti.

La piattaforma spinge molto le campagne algoritmiche ed effettivamente il machine learning migliora di giorno in giorno, ma prima di riempire il vostro account di Advantage+ ti suggerisco di leggere questo articolo fino in fondo…

Catalogo: sì o no?

Nelle campagne manuali puoi scegliere di utilizzare le inserzioni del catalogo. Come detto prima sono molto utili, ma attenzione: attivare l’opzione significa poter usare solo inserzioni con catalogo, che peraltro deve essere lo stesso per tutta la campagna.

Anche a livello di gruppi di inserzione avrai l’obbligo di scegliere un set di prodotti e utilizzare solo quello per tutte le tue ads.

Valuta quindi se è questa l’opzione che fa per te e, se hai dubbi, non attivarla. Potrai comunque utilizzare le inserzioni con catalogo dinamico (e anche tutti gli altri formati).

Nelle impostazioni della campagna di vendita possiamo scegliere se utilizzare solo inserzioni con catalogo

Numero o valore?

Infine, in entrambe le tipologie di campagna puoi scegliere tra due obiettivi di prestazioni: il numero di conversioni, oppure il valore delle stesse. Quantità o qualità.

La scelta dipende dal tuo business e da che tipo di prodotti vendi, ma tieni presente che ottimizzare per valore in modo efficace richiede una buona quantità di dati.

Se sei agli inizi della vostra attività di advertising potrebbe quindi essere più efficace puntare sulla quantità.

9. Bonus: occhio alle trappole!

I consigli per campagne di e-commerce che abbiamo visto fino adesso sono generici e offrono un’ottima base per capire come migliorare l’advertising su Meta, ma attenzione: sono solo l’inizio.

Ogni situazione è diversa dalle altre e le piattaforme stesse offrono così tante possibilità che è impossibile esista una sola soluzione per tutti i casi.

Se vuoi davvero fare un salto di qualità allora devi assolutamente leggere il mio articolo su come evitare le trappole delle best practice, di cui onestamente vado molto fiera. Ti aprirà un mondo.

Le Advantage+ sembrano performare molto meglio delle campagne tradizionali. Ma è sempre vero?
Le Advantage+ sembrano performare molto meglio delle campagne tradizionali. Ma è sempre vero?

Conclusioni

Arrivati a questo punto puoi vantarti di sapere cosa serve per promuovere un e-commerce su Meta.

Il prossimo passo sarà mettere tutto in discussione. Regolarmente, con metodo, per migliorare sempre di più.

Concludo quindi con un articolo su come analizzare o ottimizzare un account pubblicitario su Meta. Da aggiungere ai preferiti!

Ulteriori riferimenti

Ti interessano il settore turistico o beauty? Allora approfondisci l’argomento scoprendo perché Meta è la piattaforma giusta per il settore turistico e cosa può fare la piattaforma per il mercato beauty & pharma.

5 step per una strategia di Lead Generation efficace su Meta

La Lead Generation su Meta, che include Facebook e Instagram, può essere un potente alleato per acquisire nuovi contatti qualificati. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, è essenziale pianificare una strategia ben strutturata. Ecco i 5 step fondamentali per massimizzare l’efficacia delle tue campagne.

1. Definisci il tuo pubblico con precisione

Una strategia di successo parte da una chiara comprensione di chi vuoi, ma soprattutto di chi non vuoi raggiungere. Meta offre strumenti avanzati per la segmentazione, tra cui:

  • audience personalizzate: ti basterà caricare un database di contatti già ottenuti di modo da poterli escludere dal tuo target;
  • audience simili (o Lookalike): si possono creare pubblici che condividono caratteristiche simili ai tuoi contatti già acquisiti;
  • target dettagliato: sfrutta parametri come interessi, comportamenti e dati demografici per raggiungere potenziali nuovi utenti.

2. Scegli il form più adatto

Meta offre due opzioni per la Lead Generation: i lead ads nativi (interni alla piattaforma) o i form su landing page esterne.

Lead Ads native su Meta

Le Lead Ads sono annunci che permettono agli utenti di lasciare i propri dati senza uscire da Facebook o Instagram tramite dei moduli interni a Meta. Ne è un esempio il modulo qui sotto — creato per Veralab — dove l’utente deve solo selezionare le sue preferenze di prodotto (il resto dei campi – nome, cognome e mail è già precompilato).

Esempio di annuncio di Lead Generation utilizzato dal brand Veralab.
Esempio di annuncio di Lead Generation utilizzato dal brand Veralab.

Un esempio di modulo più complesso — sempre da sfruttare attraverso le Lead Ads — è questo di Turisanda, dove l’utente deve compilare 10 domande personalizzate (oltre a nome, cognome, numero di telefono ed e-mail), per poi scoprire “Che viaggio di nozze sei”. Questo form richiede più tempo e sforzi per essere compilato, quindi il lead finale sarà di maggiore qualità, visto che l’utente si è impegnato particolarmente per poi lasciare il contatto.

Le prime domande fatte in questo form nativo per Turisanda sono tutte utili a scoprire poi a quale viaggio di nozze ideale si corrisponde.
Le prime domande fatte in questo form nativo per Turisanda sono tutte utili a scoprire poi a quale viaggio di nozze ideale si corrisponde.
Dopo aver inviato le proprie risponde, alla fine del form si ricorda di controllare il risultato del test nella propria posta elettronica.
Dopo aver inviato le proprie risponde, alla fine del form si ricorda di controllare il risultato del test nella propria posta elettronica.

Lead form su landing page esterne

Se il funnel è più complesso, è meglio indirizzare gli utenti a una pagina ottimizzata per ottenere nuovi contatti, come abbiamo fatto (inizialmente, prima di implementare anche qui i form nativi) per Tognana.

Annuncio utilizzato per l'acquisizione di nuovi contatti per il brand Tognana
Annuncio utilizzato per l’acquisizione di nuovi contatti per il brand Tognana
Il form su landing page da compilare per iscriversi alla newsletter di Tognana
Il form su landing page da compilare per iscriversi alla newsletter di Tognana

Quindi, quale strategia è più performante?

Il lead ad nativo porta molto spesso a un costo per lead inferiore, perché è molto più semplice da ottenere (le informazioni in possesso di Meta sono spesso già precompilate), mentre i contatti ottenuti su landing page sono solitamente di maggior qualità, proprio perché richiedono uno sforzo maggiore per l’utente e maggiori step per ottenerli.

Ti consigliamo, quindi, di analizzare i lead ottenuti nel CRM, al fine di valutare quale tipo di modulo (lead nativo o esterno) ha portato poi a maggiori acquisti e/o sottoscrizioni finali: solo così facendo puoi valutare la qualità dei contatti e stabilire quale strategia è qualitativamente più efficace.

3. Crea un’offerta irresistibile per i nuovi iscritti

Le persone sono più inclini a lasciare i propri dati se ricevono qualcosa in cambio. Offri valore ai tuoi utenti!

Ecco alcune idee molto efficaci per ottenere nuovi contatti con le tue campagne di Lead Generation:

  • contenuti esclusivi: ebook, guide, white paper o webinar scaricabili gratuitamente dopo aver lasciato i propri dati;
  • sconti personalizzati: un incentivo economico può essere molto persuasivo in cambio dell’iscrizione al sito o alla newsletter;
  • accesso anticipato: promuovi un prodotto o un servizio in anteprima per gli iscritti.

4. Monitora e ottimizza le campagne

L’analisi dei risultati è fondamentale per migliorare continuamente le tue strategie. Affidati quindi a:

  • Meta Ads Manager per monitorare metriche come CTR (Click-Through Rate), CPC (Costo Per Click) e soprattutto CPL (Costo Per Lead) e ottimizza le campagne per la target audience più performante;
  • dati CRM: traccia il comportamento degli post-iscrizione, per valutare quanti nuovi lead poi convertono o quanti abbandonano la mailing list;
  • test A/B: sperimenta con varianti di creatività, testi, moduli lead e offerte per identificare ciò che funziona meglio sul tuo pubblico.

5. Sfrutta le lead raccolte con strategie mirate

Dopo aver ottenuto i contatti, inizia il vero lavoro: trasformare queste lead in clienti! Ecco alcune azioni che puoi mettere in pratica per massimizzare il valore delle lead raccolte su Meta:

  • retargeting dinamico: le lead raccolte possono essere inserite come pubblico nelle campagne di retargeting, in modo da mantenerle coinvolte e attive con annunci mirati e aumentare così le probabilità che convertano;
  • upselling e cross-selling: se hai già trasformato una lead in cliente, non fermarti lì! Proponi offerte cross-sell (invogliandolo ad aggiungere al carrello prodotti complementari a quello selezionato) o up-sell (suggerendo l’acquisto di una versione più costosa di quella scelta);
  • offri upgrade o abbonamenti per aumentare il valore del cliente nel tempo (CLTV).

Conclusioni

Una strategia di Lead Generation efficace su Meta richiede pianificazione, sperimentazione e un costante affinamento. Seguendo questi 5 step, potrai massimizzare il numero di contatti qualificati e creare un funnel che converte.

Ricorda, però, che l’elemento chiave è il valore offerto al tuo pubblico: sii rilevante, autentico e orientato ai bisogni degli utenti.

Sei pronto a mettere in pratica questi consigli? Testa subito la tua strategia e inizia a generare nuovi lead!

Come sfruttare i trend ecommerce Beauty & Pharma nel 2025 con Meta Ads e Content Marketing

In un nostro procedente articolo abbiamo fatto una panoramica del mercato del settore Beauty & Pharma per il 2025, riassumendo quanto detto dagli speaker della prima edizione dell’Ecommerce Beauty & Pharma Conference.

In questo, invece, vogliamo andare più in profondità e capire come sfruttare i trend ecommerce 2025 con le Meta Ads, dando anche importanza al ruolo che avrà il Content Marketing quest’anno e in futuro.

Fidelizzazione & Engagement al centro

Nel panorama ecommerce attuale per il settore Beauty & Pharma, acquisire nuovi clienti sta diventando sempre più costoso, rendendo la fidelizzazione un elemento strategico imprescindibile, soprattutto se consideriamo quelli che potremmo definire i “problemi” dei settori Beauty & Pharma.

I problemi delle aziende dei settori Beauty & Pharma: regolamentazioni ferree, uno specifico ciclo di vita del prodotto, la sensibilità dei consumatori ai loro bisogni e problemi comuni, come il sovraccarico di dati e le comunicazioni generiche.
I problemi delle aziende dei settori Beauty & Pharma: regolamentazioni ferree, uno specifico ciclo di vita del prodotto, la sensibilità dei consumatori ai loro bisogni e problemi comuni, come il sovraccarico di dati e le comunicazioni generiche (alessio Sorrentino, Business Developer di Floox).

Qualche dato:

  • un cliente ha una probabilità del 65% di riacquistare da un brand, contro una tra il 5% e il 20% di un nuovo utente (fonte: Insvep, Boston Consulting);
  • mantenere un cliente costa un quinto rispetto ad acquisirne uno nuovo;
  • la motivazione principale per cui un cliente non riacquista o si allontana dal brand è perché pensa che questo non è interessato ai suoi bisogni e desideri.
I principali motivi per cui un cliente abbandona un'azienda: al primo posto il fatto che il cliente crede che l'azienda non si interessi di lui.
I principali motivi per cui un cliente abbandona un’azienda, secondo Superoffice.

Ecco che, quindi, in materia di fatturato la retention è un tema fondamentale, soprattutto se si pensa che — secondo SimplicityDX — migliorare il tasso di fidelizzazione degli utenti anche solo del 5% può portare a un aumento del fatturato compreso tra il 25% e il 95% (un risultato che, ovviamente, dipende dal tipo di prodotto offerto e dal vertical in cui il brand compete).

Sappiamo, infatti, che oltre il 41% del fatturato ecommerce proviene da clienti di ritorno, confermando l’importanza di strategie mirate per mantenere attiva la customer base.

Strategie per migliorare la retention del tuo ecommerce

D’accordo, ma quali sono queste strategie? In primis la marketing automation che, soprattutto se integrata con l’intelligenza artificiale, consente di personalizzare le comunicazioni, anticipare le esigenze degli utenti e offrire esperienze su misura, incrementando così il tasso di fidelizzazione.

Come tutti gli strumenti, anche la marketing automation va strutturata in modo strategico, soprattutto considerando quali sono i motivi per cui gli iscritti a una newsletter rimangono tali:

Perché gli utenti rimangono iscritti alle newsletter? Il 35% perché i contenuti sono utili; il 30% perché hanno avuto un'esperienza positiva con il brand e sono soddisfatti dell'engagement; il 25% perché l'azienda fornisce sconti e vantaggi esclusivi.
Secondo Omeda, questi sono i principali motivi per cui gli utenti rimangono iscritti alle newsletter.

Un altro strumento sono i programmi di loyalty, che permettono un maggiore ingaggio dei clienti con l’azienda e allo stesso tempo creano un senso di appartenenza più forte.

A supporto di questa ci sono anche altri strumenti interattivi come quiz, test personalizzati e gamification on-site, che si rivelano particolarmente efficaci nell’aumentare l’engagement (soprattutto nel caso di un beauty brand).

Advertising su Meta: i trend ecommerce per il 2025

Con l’aumento della saturazione pubblicitaria e il conseguente incremento dei costi per acquisire visibilità sui social, è necessario che le aziende ripensino alle proprie strategie di advertising.

Aumento globale in $USD del CPM (Costo per Mille Impression) dal 2020 a oggi.
Aumento globale in $USD del CPM (Costo per Mille Impression) dal 2020 a oggi, in una slide dall’intervento di Micheal Vittori (Ecommerce School).

In particolare, tra i pilastri fondamentali troviamo:

  • la generazione (e l’uso) di dati di prima parte, perché — soprattutto in questo settore — sono sempre meno i segnali ottenibili da parte delle piattaforme pubblicitarie, proprio per una maggiore tutela della privacy degli utenti;
  • una semplificazione della struttura delle campagne adv, che deve andare di pari passo con…
  • un sempre maggiore sforzo creativo e una diversificazione dei concetti e dei formati utilizzati negli annunci, per soddisfare le “esigenze” dell’algoritmo.

Certo, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la creazione di asset pubblicitari, accelerando la produzione di contenuti. Tuttavia, questa rapidità influisce sulla già presente saturazione dei messaggi a cui gli utenti sono esposti, riducendone l’impatto degli annunci pubblicitari.

Per emergere in questo contesto “affollato”, i brand devono puntare su qualità e autenticità, usando l’AI solo come supporto alla creazione di contenuti, senza perdere però il cosiddetto “human touch”. Secondo Nielsen IQ, infatti, molti utenti trovano i contenuti generati dall’AI noiosi e poco coinvolgenti, evidenziando la necessità di un marketing più empatico e centrato sulla persona.

Un altro trend è il ritorno ai contenuti long-form: se in passato l’attenzione si concentrava su formati brevi e immediati, oggi gli utenti mostrano un crescente apprezzamento per contenuti educativi e approfonditi.

È un cambio di paradigma, che offre ai brand l’opportunità di creare valore, andando oltre alla mera promozione del proprio prodotto o servizio. Per catturare l’attenzione, sarà essenziale un linguaggio autentico e coinvolgente: l’intelligenza artificiale può aiutare a ottimizzare la distribuzione dei contenuti, ma il vero successo del messaggio dipenderà dalla capacità di raccontare storie autentiche, creando così un legame emotivo con il pubblico.

I trend creativi del 2025 per Facebook e Instagram individuati da Michael Vittori (Ecommerce School).
I trend creativi del 2025 per Facebook e Instagram individuati da Michael Vittori (Ecommerce School).

L’importanza del Content Marketing nel 2025

La domanda latente sta evolvendo: il numero di utenti che scoprono nuovi brand attraverso i social network è in crescita. Allo stesso tempo, la domanda diretta si sta sempre più affidando a strumenti AI per ricercare informazioni specifiche su prodotti e servizi, come prezzi e modalità di pagamento, mettendo da parte i motori di ricerca tradizionali.

In questo scenario, una content strategy efficace è l’elemento chiave per consolidare l’autorevolezza del brand, curare la fidelizzazione dei clienti e aumentare il tasso di conversione. Inoltre, una strategia ben strutturata contribuisce alla monetizzazione e ottimizza il traffico organico verso il sito web del brand, riducendo potenzialmente anche la spesa pubblicitaria.

Ma quali sono i contenuti migliori che un brand dovrebbe prevedere nella sua strategia per supportare tutti questi obiettivi? Contenuti educativi, recensioni dei clienti, applicazioni e comparazioni tra prodotti, unboxing, live shopping e UGC (User-Generated Content) sono solo alcuni esempi.

Video, podcast, infografiche, live stream sono solo alcuni dei contenuti da proporre alla propria audience per migliorare la presenza online del brand.
Video, podcast, infografiche, live stream sono solo alcuni dei contenuti da proporre alla propria audience per migliorare la presenza online del brand (Francesco Chiappini, Ecommerce School).

Dobbiamo ricordarci, infatti, che oggi non sono più i brand a vendere i loro prodotti ma i consumatori stessi, attraverso le loro esperienze condivise sui social. Creare contenuti di valore, dunque, permette di intercettare il pubblico giusto e di distanziarsi da logiche puramente basate sul prezzo.

Con l’AI che gioca un ruolo sempre più centrale nella creazione e distribuzione dei contenuti (mantenendo a mente tutte le premesse del paragrafo precedente), è essenziale definire i canali giusti e diversificare i format per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più informato ed esigente, spostando il focus dal puro “marketing di prodotto”.

Conclusioni

Nel 2025 e nel prossimo futuro le strategie ecommerce del settore Beauty & Pharma dovranno evolversi per rispondere a un mercato sempre più competitivo e a consumatori più esigenti. La fidelizzazione sarà cruciale, supportata da strumenti come la marketing automation e i programmi di loyalty.

Allo stesso tempo, l’advertising su Meta dovrà puntare su dati di prima parte, creatività diversificate e dall’approccio più umano, per distinguersi in un contesto sempre più saturo di contenuti AI-based.

Anche il content marketing avrà un ruolo centrale nel posizionamento del brand, se verrà data importanza a contenuti maggiormente educativi e autentici, capaci di generare fiducia e un valore per il cliente.

Adattarsi a questi trend sarà essenziale per costruire strategie vincenti e sostenibili nel lungo periodo.

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Trend 2025 del settore Beauty & Pharma: cosa aspettarsi lato ecommerce

Il 31 gennaio e il 1 febbraio scorsi abbiamo partecipato alla prima edizione dell’Ecommerce Beauty & Pharma Conference a Bologna, con l’obiettivo di esplorare le tendenze del settore e comprendere le strategie vincenti per affrontare un mercato sempre più competitivo.

Ecco le principali riflessioni emerse da queste due giornate.

Panoramica del settore

Negli ultimi anni, il settore Beauty & Pharma ha registrato una forte crescita del canale ecommerce, trainata in particolare dal comparto Igiene e Bellezza, che tra il 2022 e il 2024 ha segnato un incremento del 17,4%.

Secondo i dati IQVIA, il comparto Igiene e Bellezza guida la crescita dell'ecommerce, con un impatto del +17,4% tra 2022 e 2024.
Secondo i dati IQVIA, il comparto Igiene e Bellezza guida la crescita dell’ecommerce, con un impatto del +17,4% tra 2022 e 2024.

Nonostante ciò, questo mercato pone obiettivi sfidanti: a livello globale, secondo Statista il Conversion Rate medio per gli ecommerce si è attestato sull’1,8%, mentre in Italia il make-up ha raggiunto il 2,3% e la skincare il 2%. Questi dati evidenziano quindi la necessità di strategie mirate per ottimizzare l’esperienza utente e incrementare la fidelizzazione, fattori chiave per raggiungere e superare questo benchmark.

Chi sono i clienti del settore Beauty & Pharma?

Secondo NIQ Digital Purchases, questi sono i profili degli shopper in Italia con focus sui comparti Bellezza e Salute & Cura personale nel 2024.

Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Beauty, secondo NielsenIQ.
Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Beauty, secondo NielsenIQ.
Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Health & Personal Care, secondo NielsenIQ.
Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Health & Personal Care, secondo NielsenIQ.

Cosa li caratterizza?

  • Innanzitutto, una richiesta di alta personalizzazione dell’offerta, che diventa un’ottima opportunità per i brand per distinguersi dai competitors in questo settore che è estremamente competitivo, ma non sempre offre opportunità in questo senso ai consumatori.
  • In secondo luogo, hanno bisogno di percepire una totale trasparenza e fiducia nei confronti del brand, in quanto — come vedremo — detentore di una serie di dati sensibili, a cui gli stessi consumatori sono sempre più attenti.
  • E, infine, una maggiore predisposizione ad acquisti ricorrenti, rispetto ad altri settori.

Da cosa vengono influenzati?

Parleremo del Direct-To-Consumer più diffusamente tra poco, ma tra i primi fattori che influenzano i consumatori nell’acquistare direttamente dai brand troviamo un prezzo migliore, la consegna gratuita, veloce e conveniente, nonché anche il reso gratis.

I principali fattori che influenzano i consumatori nell'acquisto direttamente dai brand, secondo Jessica Franceschini (Ecommerce School).
I principali fattori che influenzano i consumatori nell’acquisto direttamente dai brand, secondo Jessica Franceschini (Ecommerce School).

L’importanza di un approccio omnicanale

I settori del Beauty e del Pharma stanno vivendo una trasformazione significativa, in cui l’omnicanalità non è più un’opzione ma una necessità.

Sempre più consumatori cercano informazioni sui prodotti online prima di finalizzare l’acquisto, che per l’80% di questi avviene in negozio; inoltre, il customer journey è sempre più lungo, stimando che per l’89% dei consumatori questo superi i 6 touchpoint. Per questo, un’integrazione coerente tra i vari canali è essenziale: i clienti si aspettano un’esperienza d’acquisto fluida, senza discrepanze nei prezzi, nelle informazioni o nei servizi offerti.

Le aziende che hanno adottato una strategia omnicanale ben strutturata hanno registrato un aumento del fatturato del 9,5% e una riduzione dei costi operativi del 7,5%, confermando che la sinergia tra online e offline è un fattore chiave di successo.

Il Direct-To-Consumer in un approccio omnicanale

In questo contesto, un ruolo fondamentale assume il canale Direct-To-Consumer (DTC), grazie al quale nel 2024 — secondo dati NielsenIQ — il settore Beauty ha generato entrate per €474 milioni, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente.

Nel settore Beauty, ecco i migliori 5 merchants per aumento di quota e per share in Italia, in cui troviamo anche Veralab, nostro cliente dal 2021.

I migliori 5 merchants per aumento di quota e per share nel 2024 in Italia, secondo NielsenIQ.
I migliori 5 merchants per aumento di quota e per share nel 2024 in Italia, secondo NielsenIQ.

Il DTC non è (e non dev’essere) solo un canale di vendita, ma anche un potente strumento per raccogliere dati sui clienti, informare il pubblico e fornire servizi personalizzati. Certo, grazie alla vendita diretta i brand possono colmare le lacune della distribuzione tradizionale, offrendo assortimenti più ampi, promozioni mirate e un rapporto diretto con i consumatori.

Tuttavia, il ruolo del Direct-To-Consumer è anche quello di perseguire gli scopri che gli altri touchpoint non riescono a raggiungere: se tutti i canali online e offline hanno come obiettivo la vendita, allora tutti svolgono lo stesso ruolo, seppur con modalità differenti.

Il DTC, infatti, si distingue per la possibilità di creare una relazione diretta con il consumatore, offrendo non solo prodotti ma anche esperienze personalizzate e un contatto esclusivo con il brand. Come brevemente anticipato, questo canale permette di raccogliere dati fondamentali sul comportamento d’acquisto, sulle preferenze e sulle esigenze degli utenti, dati che possono essere raccolti attraverso — come vedremo — attraverso la marketing automation, la gamification e programmi di loyalty, per poi venir utilizzati per l’ottimizzazione delle strategie di marketing e il miglioramento della customer experience.

Inoltre, il Direct-To-Consumer gioca un ruolo essenziale nel posizionamento aziendale sul mercato, perché è proprio attraverso la comunicazione diretta, i contenuti esclusivi e le iniziative di fidelizzazione, che si può costruire una community di clienti affezionati, aumentando il CLTV (Customer Lifetime Value) del brand stesso. Non a caso, il DTC è spesso il canale ideale per:

  • testare nuove linee di prodotto non presenti in store;
  • valutare la risposta del mercato;
  • sperimentare strategie di pricing o promozionali senza l’intermediazione della distribuzione tradizionale.

Infine, è importante sottolineare che ogni canale distributivo ha il suo ruolo specifico e deve essere valorizzato in funzione delle sue caratteristiche. Un DTC ben strutturato non deve entrare in conflitto con altri canali, ma li deve integrare e rafforzare, contribuendo a una strategia omnicanale efficace e sostenibile. L’equilibrio tra vendita diretta, retail tradizionale e marketplace è la chiave per garantire una crescita solida e un rapporto duraturo con il consumatore.

I ruoli di ciascun canale distributivo: quello del DTC è prevalentemente quello di attrarre, informare, raccogliere dati e fornire servizi.
Marco Biasin (Ecommerce School) ha individuato visivamente i ruoli di ciascun canale distributivo, in un grafico che riproponiamo: quello del DTC è prevalentemente quello di attrarre, informare, raccogliere dati e fornire servizi.

La complessità è un ostacolo

Se da un lato la personalizzazione è essenziale per coinvolgere i clienti, dall’altro la semplicità resta un fattore determinante per migliorare le conversioni: processi di checkout troppo lunghi e complessi compromettono una fetta significativa delle vendite. Si stima che il 60% degli utenti abbandoni l’acquisto proprio per la presenza di troppi passaggi (molto spesso inutili).

Gli ecommerce complessi hanno rischiano di compromettere le conversioni, avere costi operativi più alti e perdere il loro focus strategico.
Gli ecommerce complessi hanno rischiano di compromettere le conversioni, avere costi operativi più alti e perdere il loro focus strategico (Francesca Sollo, Armah eCommerce Agency).

Quindi cosa fare? Semplificare, semplificare, semplificare!

Ma anche cercare di adattare i processi a contesti e scenari sempre diversi, rendendo gli ostacoli delle opportunità.

L’adozione di interfacce intuitive, l’abbattimento del numero di click necessari per finalizzare un acquisto (se ne consigliamo massimo 3) e l’implementazione di automazioni nei processi ripetitivi — da parte delle aziende — non solo migliorano l’esperienza utente, ma consentono anche alle aziende di focalizzarsi sulla raccolta di dati utili per un’ulteriore ottimizzazione della propria strategia, ottenendo così un tasso di conversione più alto.

In questo contesto è fondamentale leggere sì il mercato, ma andando ad analizzare tutti i dati che gli utenti lasciano lungo il percorso (per esempio, le recensioni) e sfruttandoli per proporre un livello maggiore di personalizzazione dell’esperienza e di fidelizzazione, attraverso suggerimenti mirati.

Conclusioni

In un mercato in continua evoluzione, il settore Beauty & Pharma si trova di fronte a sfide e opportunità uniche. L’integrazione omnicanale, la trasparenza e la personalizzazione dell’offerta si confermano elementi chiave per rispondere alle esigenze di consumatori sempre più informati ed esigenti.

Il Direct-To-Consumer emerge come una strategia vincente, non solo per ottimizzare le vendite, ma anche per costruire relazioni solide e durature con il pubblico.

Guardando al futuro, l’innovazione e l’adozione di nuove tecnologie saranno fondamentali per mantenere la competitività e sfruttare al meglio le tendenze emergenti.

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Sanremo 2025: l’impatto pubblicitario e social del Festival della Canzone Italiana

Il Festival di Sanremo non è solo un evento musicale, ma anche un fenomeno pubblicitario e social di enorme portata. Con l’addio di Amadeus e l’arrivo di Carlo Conti alla conduzione, in molti si sono chiesti se il Festival avrebbe saputo mantenere la sua capacità di attrarre pubblico e investimenti pubblicitari, e finalmente abbiamo la risposta dal punto di vista pubblicitario: i dati parlano chiaro, Sanremo continua a crescere senza sosta, sia in termini di interazioni sui social che di investimenti pubblicitari.

L’ascesa di Sanremo sui social media

Sanremo 2024 ha segnato il record di engagement per un evento televisivo in Italia, totalizzando 356 milioni di interazioni (+76% rispetto al 2023), di cui circa la metà solo su TikTok. Il profilo TikTok ufficiale di Sanremo ha visto una crescita fortissima negli ultimi mesi, arrivando oggi a 633k follower, dato davvero impressionante se consideriamo che era a 240k follower al termine della scorsa edizione. E il Fantasanremo, con oltre 4 milioni di squadre registrate nel 2024, ha ulteriormente amplificato il buzz online, contribuendo a rendere l’evento ancora più virale.

Nonostante la crescita generale, il sentiment su YouTube è stato meno positivo rispetto ad altre piattaforme, a dimostrazione di una diversificazione nelle preferenze del pubblico.

I tre artisti che hanno guadagnato più follower dall’annuncio della loro partecipazione all’edizione 2025 sono Olly (+110k), Tony Effe e Irama (+100k). Tuttavia, rispetto al 2024, questa edizione si annuncia leggermente meno social, con una diminuzione nella base di partenza dei follower degli artisti in gara. E questo al netto della presenza di Fedez, un vero peso massimo di Instagram coi suoi 13,8 milioni di follower.

I profili social ufficiali del Festival di Sanremo e di Fedez
I profili social ufficiali del Festival di Sanremo e di Fedez

Questo dato potrebbe indicare una segmentazione diversa del pubblico in target, coerente con l’innalzamento dell’età media degli artisti in gara, salita a 37 anni. Pare che Sanremo abbia dato per vinta la battaglia per l’attenzione della Gen Z, e abbia deciso di riaprirsi maggiormente a pubblici come Millennial e Gen X.

Età media degli artisti in gara al Festival di Sanremo, dal 2010 al 2025
Età media degli artisti in gara al Festival di Sanremo, dal 2010 al 2025

L’orientamento leggermente più trasversale rispetto all’edizione 24 pare confermato dai fortissimi numeri degli artisti presenti in gara su Spotify – piattaforma meno polarizzata demograficamente – con una line-up dominata da artisti che superano il milione di ascoltatori mensili, guidati da Tony Effe, Rose Villain, Bresh e Guè.

Ultima conferma della forte vocazione social di Sanremo sta nell’annuncio di Bazr come uno degli sponsor dell’evento: si tratta di una piattaforma di social commerce basata su creator e influencer, per cui il palco dell’Ariston sarà proprio il megafono che supporterà il lancio ufficiale della piattaforma.

Investimenti pubblicitari e sponsor 

Parlando di sponsor, i numeri pubblicitari di Sanremo parlano di una crescita costante: l’investimento pubblicitario per l’edizione 2025 è stimato a 67 milioni di euro, in aumento del 12% rispetto ai 60 milioni del 2024. Il costo di uno spot in prima serata ha ormai superato i 136.000 euro, evidenziando quanto sia ancora fortemente attrattivo per i brand.

Entrate pubblicitarie del Festival di Sanremo per anno, dal 2018 al 2025
Entrate pubblicitarie del Festival di Sanremo per anno, dal 2018 al 2025
Costi per passaggi pubblicitari per l'edizione 2024 del Festival di Sanremo
Costi per passaggi pubblicitari per l’edizione 2024 del Festival di Sanremo

Tra gli sponsor di quest’anno troviamo nomi importanti come Zalando, Generali, Eni, Coca Cola, Novi, Costa Crociere, Tim e Veralab. Da segnalare anche Perlana, nuovo main sponsor del FantaSanremo. Mentre escono dagli sponsor Poltrone Sofà e Sephora.

Sanremo 2025: riuscirà a replicare il successo?

Nonostante il cambio alla conduzione e un innalzamento dell’età media degli artisti in gara, il festival si appresta a confermarsi un evento mediatico di primo piano. La grande popolarità degli artisti e il supporto di piattaforme come TikTok e Spotify suggeriscono che Sanremo continuerà a dominare la scena musicale e pubblicitaria anche nel 2025: non a caso, nel 2024 il 57% dei brani in gara è entrato nella Top 100 dei singoli più venduti dell’anno, con 7 canzoni nella Top 20 annuale.

Sanremo rimane, quindi, un evento irrinunciabile per i brand che vogliono posizionarsi davanti a milioni di spettatori, cavalcando il trend del momento tra social media e advertising televisivo.

Come scrivere copy efficaci per i social network nel 2025

Uno dei miei libri preferiti sulla scrittura insegna che il mestiere dello scrittore è simile a quello del falegname: si prepara la propria cassetta e ci si infila dentro tutto il necessario da usare al momento del bisogno. Dice anche che in fondo siamo tutti degli scrittori, ma che il segreto per scrivere davvero bene è leggere, leggere, leggere: tanto e di tutto. Sto parlando del libro On writing di Stephen King, uno dei più prolifici scrittori degli ultimi decenni.

I suoi consigli sono perfetti per gli scrittori in erba, ma valgono anche per chi lavora tutti i giorni con i social media?

Vediamo insieme alcuni suggerimenti su come scrivere copy efficaci per i social.

Le competenze di un bravo digital copywriter

Prima di pensare a cosa e come scrivere sui social media bisogna imparare a scrivere bene, pensando ai destinatari del messaggio e con delle solide basi di italiano scritto.

Occhio all’italiano!

Se è vero che con l’avvento dei social media è cambiato il modo di comunicare, spostato sempre di più verso un’oralità scritta, non c’è scusa che regga per evitare errori grammaticali e imprecisioni.

Rispetta la punteggiatura

Attenzione al suo uso corretto, ma non dimentichiamoci mai di aggiungere un pizzico di fluidità ai nostri testi.

Oggi la punteggiatura aiuta anche a veicolare le emozioni, non solo la logica e la sintattica di un testo. Un punto messo alla fine di un copy per Facebook potrebbe ad esempio trasmettere un certo distacco al lettore.

Moderiamo l’utilizzo dei tre punti esclamativi o di sospensione: l’enfasi la possiamo ottenere impegnandoci di più nella creazione del giusto copy.

Cosa dire poi delle care e insidiose virgolette: usiamole solo se necessario, per riportare delle citazioni famose e non per bloccare la magia di un bel copy.

I segni di interpunzione non vogliono mai lo spazio dopo la parola che seguono, al contrario serve invece prima.

Massima attenzione infine agli accenti acuti e gravi e a non cadere in qualche apostrofo sbagliato.

Come scrivere copy efficaci su Facebook

Facebook è la piazza virtuale per eccellenza dedicata al coinvolgimento e alla discussione. Ed è proprio attraverso commenti, reazioni e condivisioni che le persone diventano parte del gradimento della comunicazione.

Il messaggio va progettato immaginando come le persone interagiranno con esso e cosa vogliamo far fare loro dopo aver letto il nostro post.

Alcuni suggerimenti utili:

  • inizia il copy con una domanda o un dato rilevante;
  • usa la forma attiva;
  • semplifica il linguaggio;
  • fornisci soluzioni e vantaggi;
  • introduci elenchi e punti elenco;
  • fai un uso strategico degli spazi bianchi per facilitare la leggibilità del testo;
  • chiudi con una CTA.

Ma prima di tutto: sintonizzati con la voce del brand per cui parlerai.

Altro punto fondamentale da tenere in considerazione è la brevità dei copy: la capacità media di attenzione umana è calata drasticamente nell’ultimo ventennio. Inoltre, la brevità migliora il coinvolgimento dei lettori, la comprensione e le prestazioni SEO.

Come scrivere copy efficaci su Instagram

A differenza di Facebook, Instagram è il social per eccellenza dell’estetica e delle emozioni.

La didascalia ha l’obiettivo di integrare e creare un dialogo con il visual.

Le prime tre righe (circa 125 caratteri) sono fondamentali in quanto valgono come gancio per il lettore e invito a proseguire la visualizzazione del contenuto.

Non c’è una regola nella lunghezza dei copy, anche se di solito i post più brevi ricevono più like, commenti e condivisioni. I copy più lunghi e corposi sono perfetti per contenuti con un taglio scientifico o di approfondimento.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Neos Air (@neosair)

Ecco alcuni consigli che possono tornare utili:

  • lo storytelling su Instagram funziona molto bene;
  • per ottenere più interazioni gioca con indovinelli e domande;
  • citazioni e curiosità sono degli ottimi ganci per la lettura;
  • usa emoticons e spazi bianchi per facilitare la lettura del copy;
  • inserisci una CTA finale per stimolare tag e commenti.

Come scrivere copy efficaci su Tik Tok

TikTok premia la creatività e l’autenticità, in sintonia con il tono vivace della piattaforma. È importante catturare l’attenzione fin dai primissimi secondi e creare un contenuto che intrattenga e spinga gli utenti a interagire.

Come farlo?

  • inizia con un gancio irresistibile che crei suspense e spinga gli utenti a guardare il video;
  • inserisci un testo in sovrimpressione per sottolineare i punti principali del contenuto;
  • punta su uno stile colloquiale e diretto, con frasi semplici e magari un po’ ironiche;
  • termina il copy con una CTA che inviti gli utenti a salvare il video, taggare un amico o rispondere nei commenti.

Altri consigli sono quelli di provare a raccontare una storia in pochi secondi, raccontando un problema, la soluzione ad esso e chiudendo con un invito.

Sfrutta i trend della piattaforma e aggiungi un tocco di umorismo ai tuoi copy. Infine, non avere mai paura di sperimentare!

@angietutorials Giochiamo a 4 verità e 1 bugia 😏🪄 #angietutorials #appleproducts #applewatch #appleecosystem #applegirl #applemaniac #techcontent #techtok #techtoktips #techtutorial #accadeoggi ♬ suono originale – Angie | Tech & Content Tips

Come scrivere copy efficaci su LinkedIn

Scrivere copy efficaci su LinkedIn richiede di adattare stile e messaggio a un pubblico professionale e condividere contenuti di valore, esperienze personali e riflessioni sul mondo lavorativo.

Come scrivere un post su LinkedIn?

  • Inizia con una domanda, un dato interessante o una frase che stimoli la curiosità;
  • condividi esperienze personali, successi o lezioni apprese per attirare l’interesse del pubblico;
  • offri valore, quindi consigli pratici, risorse utili o insight di settore;
  • mantieni i paragrafi brevi e utilizza elementi visivi per guidare l’attenzione;
  • non dimenticarti della CTA finale;
  • esprimi la tua opinione su un argomento, ma assicurati di sostenere le tue affermazioni con fatti o esperienze personali.

Come scrivere copy efficaci per degli annunci Ads?

Il copywriting è un’arte che non va mai trascurata, ancora di più se stiamo progettando della campagne di social advertising.

Scrivere copy efficace per le inserzioni richiede infatti un approccio strategico che catturi l’attenzione e spinga ad agire in pochissimo spazio e tempo.

Creare copy persuasivi per annunci pubblicitari richiede di base:

  • un gancio efficace nella prima riga;
  • una buona conoscenza del proprio target (i messaggi devono risuonare con le loro esigenze, desideri e sfide quotidiane);
  • evocare sensazioni come urgenza, curiosità, gioia o sollievo;
  • la promozione di valori;
  • CTA semplici, dirette e persuasive;
  • l’utilizzo di recensioni, testimonianze o dati per dare credibilità all’annuncio.
Le festività possono essere un gancio molto forte per le proprie inserzioni. Ne è un esempio la Festa della Mamma.
Le festività possono essere un gancio molto forte per le proprie inserzioni. Ne è un esempio la Festa della Mamma.

E ricorda, ogni piattaforma richiede un approccio diverso per il copy delle Ads: più conciso su Meta, professionale su LinkedIn e giovane e diretto su TikTok.

Un content marketing efficace inizia sempre da te!

Scrivere efficacemente per i social media richiede un approccio personalizzato per ciascuna piattaforma, ma soprattutto intuizione e una buona base comunicativa di partenza.

Affina la tua tecnica, e come detto all’inizio di questo articolo, non smettere mai di formarti!

Perché Meta è la piattaforma giusta per le aziende che operano nel settore turistico

Il mondo del turismo è un universo fatto di emozioni, sogni e desideri: le persone non comprano semplicemente una vacanza ma un’esperienza, un ricordo da portare con sé.

Ecco perché, per chi lavora nel settore turistico, è fondamentale capire come parlare a quel pubblico, che ancora non sa dove andrà ma che è (inconsapevolmente) già alla ricerca di ispirazione. Nel loro contesto tipico di domanda latente, i social media possono essere un alleato prezioso.

In questo articolo esploreremo perché Facebook e Instagram sono le piattaforme giuste per chi opera nel settore travel e come possono trasformarsi in potenti strumenti per promuovere destinazioni lontane e valorizzare il territorio locale.

Customer journey: un viaggio… verso il viaggio!

Il turismo outbound, ovvero quel turismo di persone che si recano all’estero rispetto a un paese di riferimento (spesso riferito a viaggi verso destinazioni internazionali), rappresenta una delle sfide più interessanti per chi lavora in questo settore.

Quando si tratta di ispirare un utente a scegliere la meta del prossimo viaggio i social media si dimostrano il mezzo ideale per accompagnarlo lungo tutto il customer journey.

In questo Meta è uno strumento molto potente perché sfrutta il concetto di domanda latente, influenzando quindi l’utente mentre non è alla ricerca attiva di informazioni, ma quando sta semplicemente scrollando il proprio feed di Instagram o Facebook per intrattenersi.

Infatti, grazie ai dati che l’algoritmo raccoglie ogni giorno sulla piattaforma abbiamo la possibilità di utilizzare l’advertising per raggiungere tutte quelle persone che, per esempio, sono interessate a programmare un viaggio ma hanno le idee poco chiare sulla destinazione (o a quale agenzia rivolgersi).

1. Inizia a stimolare la domanda latente

Come possiamo invogliare un utente a prendere in considerazione l’idea di prenotare un viaggio? Sicuramente la soluzione migliore è quella di sfruttare contenuti visual come i video.

Formati come i Reels ad esempio possono avere un impatto elevato nel ricordo dell’annuncio appena visto, se ben costruiti (dai un’occhiata a questo articolo su come creare video efficaci e di successo per i social 😉).

Mostrare spiagge paradisiache, città pulsanti di vita o esperienze uniche può catturare l’attenzione dell’utente e influenzare la domanda latente, di modo che si traduca — in un secondo momento — nel desiderio di viaggiare.

Questo è ciò che abbiamo fatto con Neos, compagnia aerea di proprietà del gruppo Alpitour: abbiamo puntato molto sui Reels, mostrando per esempio scorci dell’estate italiana per promuovere voli verso l’Italia oppure frame suggestivi della Repubblica Dominicana (da capire se usare questi video e/o se sceglierne solo uno).

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Neos Air (@neosair)

2. Genera un interesse reale

Una volta che abbiamo attivato l’attenzione dell’utente, possiamo spostarci verso la seconda fase del customer journey, ovvero il passaggio dall’ispirazione all’interesse concreto.

Anche in questo caso, piattaforme come Meta hanno degli strumenti ad hoc per personalizzare messaggi e contenuti delle inserzioni.

Innanzitutto, le inserzioni dinamiche. Le funzionalità avanzate di Meta permettono di mostrare prodotti specifici al singolo utente, ottimizzando i contenuti in base ai suoi interessi o alle sue interazioni online (ad esempio prodotti visualizzati o aggiunti al carrello).

Per esempio, se una persona ha sfogliato sul nostro sito le offerte per i viaggi verso l’Egitto, allora l’algoritmo le mostrerà delle inserzioni con proposte per Marsa Alam, Sharm El Sheik o Marsa Matrouh.

C’è poi la possibilità di collegare alle inserzioni un catalogo prodotti, uno strumento molto efficace che prevede che l’algoritmo proponga soluzioni “su misura” all’utente.

Su Meta possiamo impostare delle inserzioni generiche (nell’esempio vediamo le “Offerte di Novembre”) con due diversi formati di inserzioni: la collection e il carosello.

Esempio di formato Collection su Facebook sul tema "vacanza di Nalale al caldo"
Esempio di formato Collection su Facebook
Esempio di formato Carosello su Facebook con le migliori proposte
Esempio di formato Carosello su Facebook

In questo caso, l’utente aveva cercato in precedenza delle offerte per un viaggio in Thailandia: con i dati a sua disposizione, infatti, l’algoritmo ha deciso di mettere al primo posto di entrambi gli annunci proprio un’offerta su Khao Lak.

Se vuoi saperne di più sulle inserzioni dinamiche, ti suggeriamo di leggere questo nostro articolo sul blog.

3. La prenotazione e l’importanza della riprova sociale

Se il viaggio dell’utente procede come previsto, è altamente probabile che si arrivi alla tanto ambita conversione, ovvero alla prenotazione del viaggio — da parte dell’utente — sul sito.

Tuttavia, il nostro lavoro non finisce qui!

Le nostre inserzioni sono in grado di raccogliere, oltre a interessantissimi dati, anche i feedback degli utenti. Leggere i commenti dei clienti ci permette di migliorare la nostra comunicazione, dentro e fuori i social, e cercare quel bisogno (pain point) che possiamo sfruttare per le offerte future.

Proprio su Alpitour, leader italiano nel settore del tour operating, abbiamo sfruttato uno di questi punti comunicati dagli utenti, per impostare una serie di offerte incentrate sui viaggi senza passaporto.

In un periodo in cui per ottenere un passaporto l’attesa media era di 6 mesi, il topic è stato vincente, permettendo alle inserzioni di generare prenotazioni per un valore di oltre un milione di euro.

Una delle migliori inserzioni dove abbiamo sfruttato il pain point degli utenti che volevano viaggiare senza passaporto
Una delle migliori inserzioni dove abbiamo sfruttato il pain point degli utenti che volevano viaggiare senza passaporto

Turismo inbound

Abbiamo parlato finora di viaggi verso destinazioni lontane dall’Italia, ma questo non vuol dire che Meta non fornisca soluzioni anche per il turismo locale (o turismo inbound, quindi proveniente da un paese diverso da quello di riferimento). Vediamo ora alcuni esempi di strumenti per migliorare la nostra comunicazione e la nostra strategia sui social grazie all’advertising.

Massimizzare i risultati: il targeting locale

Quando promuoviamo eventi come mostre o spettacoli sportivi a livello regionale vogliamo fare vedere i nostri annunci a un pubblico specifico, che sia vicino geograficamente all’evento di riferimento.

Prendiamo come esempio il lavoro che svolgiamo per Promoturismo FVG, ente regionale che si occupa della promozione turistica del Friuli-Venezia Giulia. In questo caso vogliamo che le inserzioni che promuovono le realtà o gli eventi sul territorio vengano viste:

  • sia da persone residenti in FVG
  • sia da turisti che si trovano in quel momento in regione.

A differenza di Alpitour infatti, dove il target è molto più ampio, qui c’è bisogno di segmentare maggiormente il pubblico, in modo da massimizzare i risultati e raggiungere utenti che potrebbero essere coinvolti da ciò che si sta promuovendo.

Ed ecco che Meta mette a disposizione questa impostazione. E non solo!

Abbiamo modo di selezionare uno o più interessi del nostro pubblico.

Vogliamo promuovere un evento locale di food & wine? Allora possiamo chiedere all’algoritmo che faccia vedere le nostre inserzioni a un pubblico interessato al cibo e al vino e che, magari, parli italiano (andando a escludere chi non lo parla e, dunque, potenzialmente non residente).

In questo esempio andiamo a targettare un pubblico di persone interessati al food&wine che vivono in Friuli Venezia Giulia
In questo esempio andiamo a targettare un pubblico di persone interessati al food&wine che vivono in Friuli Venezia Giulia

Questo tipo di strumento ci permette di essere precisi anche qualora volessimo targettare dei turisti che sono in visita in una città, per esempio per promuovere una mostra.

Post promosso per la fiera dei Gusti di Frontiera a Gorizia
Post promosso per la fiera dei Gusti di Frontiera a Gorizia

Non ci basterà far altro che selezionare Gorizia come luogo di interesse, scegliere il raggio chilometrico di copertura che vogliamo raggiungere e inserire diverse lingue straniere (oppure specificare meglio il tipo di audience selezionando interessi specifici).

Esempio di impostazione di geolocalizzazione delle nostre inserzioni su Gorizia con un raggio di 25 miglia
Esempio di impostazione di geolocalizzazione delle nostre inserzioni su Gorizia con un raggio di 25 miglia

Turismo outbound e inbound: Meta è la scelta giusta

Come abbiamo visto assieme in questo articolo, sia che si parli di grosse realtà di turismo outbound (come Alpitour e Neos) sia di promozione di attività di inbound locali (come Promoturismo FVG), Facebook e Instagram si rivelano piattaforme che offrono strumenti fondamentali per portare avanti una strategia di comunicazione efficace dei nostri prodotti turistici.

Campagne di Meta Ads ben impostate possono fare la differenza nel trasformare una semplice idea di viaggio in una prenotazione reale.

Il futuro del marketing turistico passa da qui: dalla capacità di utilizzare i social media non solo per vendere, ma anche per raccontare, ispirare e connettersi con i desideri profondi dei viaggiatori.

Advertising Best Practice: come NON seguirle!

Oggi ci parliamo – anzi, leggiamo – guardandoci negli occhi, da advertiser ad advertiser.

Quante volte è capitato di sentirci onnipotenti di fronte al pannello di Ads Manager? Tante, spero. Ma probabilmente non sono nemmeno la metà di quelle in cui… non ci abbiamo capito niente.

Questo perché l’advertising non è una scienza esatta. Non c’è una sola strategia funzionante, un solo metodo, una sola soluzione. Nonostante ciò, il numero di persone che dispensano consigli che spacciano come verità assoluta è sorprendentemente alto. E spesso arrivano dalle piattaforme stesse!

Il che non significa ovviamente che queste best practice siano fuffa o vadano ignorate; semplicemente, non vanno venerate. E, soprattutto, non vanno considerate come dogmi intoccabili.

Vediamo allora come fare l’esatto contrario: facciamoci domande sulle più comuni best practice dell’advertising, poniamoci dei dubbi, analizziamo, svisceriamo e proviamo invece a tracciare delle linee guida libere, morbide e adattabili che possano aiutarci quando facciamo campagne di advertising su Meta (ma anche Google, TikTok…).

Trappole di basso livello

Cominciamo con alcune frasi che chiunque lavori nell’advertising avrà sentito almeno una volta – più probabilmente da dieci a venti.

“Crea campagne Advantage+”

Le figlie predilette delle piattaforme: che siano Advantage+, Performance Max, Smart+ o altro, le campagne algoritmiche sono senza dubbio il trend più in voga degli ultimi anni (e sicuramente anche dei prossimi). Si impostano con due click e portano acquisti, tanti e basso costo. Il sogno di ogni brand.

Confronto tra una campagna di conversione tradizionale e una Advantage+ nuova fiammante. La superiorità di quest'ultima è schiacciante.
Confronto tra una campagna di conversione tradizionale e una Advantage+ nuova fiammante. La superiorità di quest’ultima è schiacciante.

Da early adopters quali ci piace essere a Noiza, le abbiamo testate fin da subito ed effettivamente la differenza con le normali campagne di conversione si vedeva, e tanto. Il punto è che non si vedeva sempre.

Un secondo confronto, in cui le Advantage+ si trovano in difficoltà.
Un secondo confronto, in cui le Advantage+ si trovano in difficoltà.

Abbiamo cominciato a notare che ci sono dei casi, ben specifici, in cui le campagne Advantage+ è meglio lasciarle perdere.

I più comuni di questi casi sono quando:

  • il brand ha bisogno ancora di tanto “building”,
  • la strategia prevede campagne “spot” o con limiti temporali (es. promozioni);
  • i tracciamenti non sono ben impostati;
  • il pubblico è molto di nicchia;
  • l’investimento è basso;
  • non ci sono molti asset.

“Usa inserzioni basate sul catalogo”

Si cambia parrucca ma non concetto: tu advertiser mettici gli asset, e poi ci pensa l’algoritmo a portare vendite.

Una classica inserzione con catalogo dinamico, con il prodotto selezionato dall'algoritmo sulla base di tutti quelli presenti in catalogo.
Una classica inserzione con catalogo dinamico, con il prodotto selezionato dall’algoritmo sulla base di tutti quelli presenti in catalogo.

È un altro esempio di best practice spesso elevata a dogma assoluto. Hai dei prodotti? Crea un catalogo dinamico e associalo alle inserzioni: che tu venda gioielli, vestiti, banane o catapulte funzionerà in ogni caso.

Ma, come abbiamo già visto, assoluti nell’advertising non ce ne sono.

Ecco allora qualche altro esempio di casi dove è meglio non usare inserzioni con catalogo dinamico:

  • il catalogo non ha molti prodotti;
  • i dati dei prodotti non sono aggiornati;
  • il target ha bisogni molto specifici;
  • vendiamo servizi;
  • vendiamo prodotti con un lungo customer journey (es. auto) o di prezzo molto elevato (es. gioielleria di lusso);
  • le campagne non sono di conversione.

“Attiva le ottimizzazioni per le creatività”

Negli ultimi mesi Meta ha sviluppato tutta una serie di modifiche automatiche per “migliorare le nostre creatività”.

Alcune delle ottimizzazioni per le creatività di Meta
Alcune delle ottimizzazioni per le creatività di Meta

Se non le avete mai provate, non fatelo. È il miglior consiglio che possiamo darvi a questo punto.

Ma il punto, qual è? Molto semplice: non sempre ciò che le piattaforme propongono corrisponde a ciò che noi vogliamo per il nostro cliente o prodotto.

 

Se, negli esempi che abbiamo visto fino a ora, le “trappole” sono state relativamente evidenti da trovare ed evitare – al netto del fatto che, per arrivare a queste conclusioni, sono stati fatti numerosi test che non sempre ci si può permettere – non sempre gli elementi che ci permettono di capire che stiamo andando fuori strada ci vengono messi davanti agli occhi.

E per questo rischiano di causare molti più danni.

Trappole di alto livello

“Fate campagne di traffico così prendete più dati”

La pericolosità di questa affermazione sta nel fatto che sembra avere senso.

E in parte lo ha.

Più utenti porto al sito, più possibilità ho che vogliano comprare i miei prodotti. Quindi utilizziamo campagne con obiettivi che portano tanti utenti, come ad esempio: traffico, copertura, visualizzazioni video, eccetera.

Perché allora stiamo parlando di trappole?

Perché il problema non è quanti dati stiamo portando, ma quali.

La spesa di una campagna di traffico splittata in base all'età.
La spesa di una campagna di traffico splittata in base all’età.

La tabella mostra come l’algoritmo ha suddiviso la spesa tra i vari range d’età del pubblico di questa campagna di traffico. Si nota una grossa percentuale di investimento sulle persone 65+, giustificata dal fatto che portano un gran numero di click / visualizzazioni della pagina di destinazione.

A prima vista è facile credere che l’algoritmo abbia trovato una nicchia di utenti che probabilmente non abbiamo sfruttato prima, e quindi ci abbia investito su.

Il problema è quello che succede dopo, nelle campagne di conversione…

Gli acquisti di una campagna di conversione splittati in base all'età.
Gli acquisti di una campagna di conversione splittati in base all’età.

…comparato con la spesa della campagna traffico.

I due grafici a torta comparano i risultati riportati dalle diverse fasce d'età per ogni obiettivo
I due grafici a torta comparano i risultati riportati dalle diverse fasce d’età per ogni obiettivo

Sorpresa! Il 65+ del budget della campagna di traffico è stato investito su un target che ha portato meno dell’8% degli acquisti.

Perché la superiore intelligenza artificiale ha scelto di commettere un crimine del genere? Perché la suddetta è incredibilmente brava a raggiungere l’obiettivo impostato nella campagna, e SOLO quello.

Non si dimostra quindi altrettanto capace quando si tratta di trovare utenti di qualità per il brand in generale, che siano effettivamente in target e che convertano.

E questo non succede soltanto con le campagne di traffico, ma con qualsiasi altro obiettivo di ottimizzazione. Provate per esempio a promuovere un video in una campagna di interazione: vi porterà pochissimi commenti, reazioni e condivisioni ma una marea di visualizzazioni video. Perché? Perché sono considerate interazioni. E costano meno.

“Lascia fare tutto alle Advantage+ e non ti preoccupare”

Spoiler: c’è da preoccuparsi. E tanto.

Chiudiamo il cerchio tornando all’inizio con le adorate Advantage+, ma esaminandole più nel dettaglio.

Le impostazioni di pubblico delle Advantage+, diverse da tutte le altre campagne
Le impostazioni di pubblico delle Advantage+, diverse da tutte le altre campagne

Andando a frugare nelle impostazioni possiamo notare che Meta offre la possibilità di caricare una lista di “Clienti esistenti” ed eventualmente porre un limite al budget investito su questo segmento di pubblico. Le best practice invitano però a lasciare l’algoritmo libero e spensierato, perché tanto sa dove andare.

Peccato che anche in questo caso accade ciò che abbiamo visto nel punto precedente: l’algoritmo ha sì una bussola ben orientata, ma verso la quantità, non la qualità.

L'algoritmo ha allocato solo il 28% del budget sui clienti esistenti e il restante 78% su un pubblico nuovo.
L’algoritmo ha allocato solo il 28% del budget sui clienti esistenti e il restante 78% su un pubblico nuovo.

Ed ecco il risultato: quasi il 30% del budget speso su persone che già sono nostre clienti.

Ma perché accontentarci di questo già doloroso spaccato quando possiamo soffrire ancora di più?

Andiamo a confrontare gli acquisti e le finestre di attribuzione.

La percentuale di acquisti per pubblico e finestra di attribuzione
La percentuale di acquisti per pubblico e finestra di attribuzione

Più di 8 conversioni su 10 sono 1-day view. 8 acquisti su 10 sono stati fatti senza che le persone nemmeno cliccassero sull’inserzione.

E cosa vuol dire? Vuol dire che quelle persone non hanno nemmeno avuto bisogno di cliccare sull’ad per convincersi a comprare.

Perché erano già convinte.

Ergo, abbiamo speso circa il 20% del budget su persone che molto probabilmente avrebbero acquistato comunque.

Il 20% del budget è parecchio.

Tantopiù che le peggiori conseguenze di questa impostazione si vedono sul lungo periodo, come ad esempio:

  • bassa incrementalità;
  • poco prospecting;
  • frequenze altissime in retargeting e troppo basse sul pubblico freddo;
  • ROAS drogati.

Conclusioni

Per mantenere la rotta nel burrascoso mare dell’advertising aiuta molto aver ben chiaro il funzionamento delle piattaforme.

Il prodotto di Meta, Google e affini sono le impression, ovvero spazi pubblicitari. E per venderne il più possibile l’algoritmo che gestisce le aste deve avere meno vincoli possibili.

Perché l’obiettivo delle piattaforme è vendere il loro prodotto, mentre il nostro obiettivo è vendere il nostro prodotto.

Una volta chiarita questa differenza si riesce a far luce sui motivi che stanno dietro ad alcune decisioni, ai “consigli utili a migliorare le campagne” e a capire cosa invece dovremmo fare noi, come advertiser, se vogliamo effettivamente migliorarle.

Se volete creare campagne di advertising che funzionino quindi il consiglio finale è: prestate orecchio alle best practice, ma mantenete sempre voi il controllo!