Quanto budget serve (e come dividerlo) tra le tue campagne Google Ads?

Allocare correttamente il budget tra le varie campagne è uno degli obiettivi principali di ogni advertiser, per ottimizzare al meglio la spesa, abbassare i costi per acquisizione e ottenere, quindi, il miglior ritorno sull’investimento pubblicitario.

Ma come si fa? Cosa dobbiamo tenere in considerazione? Approfondiamo tutti i concetti, strategici e pratici, in questo articolo.

L’ecosistema Google e la sua importanza nel panorama digitale

Tutti sappiamo l’importanza di Google nel panorama digitale, soprattutto grazie al suo motore di ricerca, per il quale è stato sviluppato un algoritmo capace di fornire i risultati più pertinenti in relazione alle ricerche degli utenti, seguendo la mission stessa di Google, ovvero «organizzare le informazioni di tutto il mondo e renderle accessibili e utili a livello globale».

In questo modo, non solo è diventato nel tempo il motore di ricerca più utilizzato al mondo – ad aprile 2024 la sua quota di utilizzo globale è pari al 91% (fonte) – ma a oggi raccoglie 240B di revenue dalla propria piattaforma pubblicitaria, e che è, davanti a Meta – con cui si divide la torta – il più grande canale pubblicitario digitale.

Domanda diretta e domanda latente: le differenze tra Meta e Google Ads

Questo breve excursus sulla sua storia ci permette di capire uno dei concetti fondamentali sulla pubblicità su Google: la domanda diretta. Infatti, su Google – e in particolar modo sulla Search, che rimane il posizionamento più redditizio – gli utenti creano annunci pubblicitari allineati alle query che gli utenti inseriscono nella casella di ricerca.

Come sappiamo, se cerchiamo un qualsiasi prodotto sulla SERP (Search Engine Result Page, ovvero la pagina dei risultati di ricerca) appariranno diversi annunci per quell’esatto prodotto, oltre ai “classici” risultati non a pagamento. In questo modo, noi siamo direttamente esposti alla pubblicità e non solo, la nostra predisposizione mentale è incline a questo tipo di informazioni in quanto siamo in una fase di ricerca attiva.

Se parliamo di Meta, la domanda non è più diretta: diventa latente. Vediamo, infatti, in maniera passiva gli annunci nel nostro feed (escludiamo il retargeting per il momento): mentre vediamo le foto dei nostri amici, ci appare l’annuncio di un prodotto. In quel momento la nostra predisposizione è diversa: stiamo pensando ad altro, facendo altro, e vediamo qualcosa che interrompe il nostro “svago”. Ma se la pubblicità è ben targetizzata, ci saprà stimolare e coinvolgere.

Ora, sappiamo benissimo che i due universi si sposano a meraviglia e che entrambi i canali – soprattutto se fatti lavorare in sinergia – portano risultati significativi per gli advertiser. Quello che è importante capire è la diversa funzionalità dei canali, per come sono fatti, per come lavorano, per quello che trasmettono agli utenti e al target di riferimento.

Domanda diretta e domanda latente: le differenze tra Google Ads e Meta
Domanda diretta e domanda latente: le differenze tra Google Ads e Meta

Campagne e posizionamenti Google Ads dipendono dal tuo obiettivo di business

Ora, tornando al nocciolo della questione (ossia capire come allocare il budget nelle campagne Google), è necessario innanzitutto definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Se abbiamo un ecommerce, se vogliamo ottenere numerosi leads qualificati o se, ancora, siamo un’azienda e vogliamo aumentare la consapevolezza del nostro brand sul territorio: questi sono tutti obiettivi legittimi, ma che ovviamente presuppongono una specifica strategia!

Come sempre, prima partiamo dalla base, da un’idea di cosa vogliamo ottenere; da qui, poi, sceglieremo le campagne più opportune e i posizionamenti più indicati per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati.

I posizionamenti di Google Ads

Già… i posizionamenti di Google. Abbiamo parlato della Search, ma il motore di ricerca non è l’unico spazio in cui compaiono gli annunci pubblicitari.

Ci sono altri posizionamenti importanti, come la Rete Display, «un gruppo di oltre due milioni di siti web, video e app su cui pubblicare i tuoi annunci (…)». I siti della Rete Display coprono oltre il 90% degli utenti Internet di tutto il mondo (fonte).

Oppure YouTube, sempre più imprescindibile nella strategia digitale, capace di raggiungere gli utenti con elementi coinvolgenti, come video e Shorts.

Ovviamente non sono gli unici: Google Shopping, Gmail, Maps… ce ne sono altri, tutti differenti e con diversi modi per coinvolgere l’utente e portarlo a raggiungere le azioni che desideriamo.

I posizionamenti di Google Ads
I posizionamenti di Google Ads

Quindi, come allocare il budget tra le campagne Google Ads?

Mettendo assieme tutte queste informazioni, noi crediamo sia importante tener presenti un paio di situazioni per poter allocare il budget nel modo corretto (tenendo pur sempre a mente i propri obiettivi di business).

Brand / Unbranded

Una distinzione che facciamo in relazione alle campagne di ricerca, ossia quelle attività in cui si utilizzano delle query su Google per generare risultati pertinenti, è quella di suddividere le campagne in Brand e Unbranded.

Le campagne Brand, come è facile intuire, sono quelle che hanno all’interno della propria query di ricerca una parola che fa specifico riferimento al brand. Per esempio:

→ Apple MacBook, Apple MacBook Air, Apple iPad, Apple Iphone

Le campagne Unbranded, invece, prevedono chiavi di ricerca che sono strettamente correlate al nostro business e al settore di appartenenza, ma non contengono alcun riferimento alla nostra azienda. Per esempio, sempre riferendoci ad Apple:

→ computer portatili, tablet, smartphone

Le campagne Brand e Unbranded differiscono per le parole chiave utilizzate
Le campagne Brand e Unbranded differiscono per le parole chiave utilizzate

Ovviamente questa è solo una semplificazione di esempio (le chiavi qui sopra saranno spartite in varie campagne e gruppi di annunci), ma quello che conta è che tale suddivisione ci permette di lavorare meglio sul budget e, quindi, sul ROI.

Infatti, le campagne Brand avranno sicuramente un costo per acquisto inferiore, essendo ricerche che le persone fanno in maniera diretta e che, quindi, hanno già una predisposizione mentale all’acquisto.

Le Unbranded, invece, aiutano l’utente a trovare un prodotto (iPhone) che soddisfi un desiderio (smartphone): in questo caso, il CPA sarà maggiore, in quanto l’utente deve appena informarsi ed essere convinto che quel prodotto sia giusto per le sue necessità. Attraverso la pubblicità, poi, dovremo essere in grado di farci notare e creare un interesse verso il prodotto che l’utente sta ricercando.

È buona norma non eccedere troppo nella percentuale di spesa per le attività Brand (tra il 25% e il 35% circa), in quanto una parte delle ricerche verrà comunque intercettata dall’attività SEO e, di conseguenza, l’incrementalità di queste campagne Brand non è molto alta.

Tuttavia, questo è anche un aspetto che dipende molto sia dal comportamento degli utenti sia dallo scenario competitivo, per cui – come sempre – ogni situazione deve essere analizzata di per sé.

Upper Funnel / Lower Funnel

Quanto detto qui sopra implica anche un discorso di Funnel. Premesso che il customer journey oggi è particolarmente complicato (vi dice qualcosa l’espressione Messy Middle?), possiamo affermare che su Google:

  • le chiavi Brand appartengono maggiormente alla fine del funnel di vendita (Lower Funnel), dunque possono essere ricondotte alla fase di Decision,
  • mentre le chiavi Unbranded all’Upper Funnel, rientrando quindi nella sfera della Consideration.
Se in Upper Funnel vanno bene le chiavi Unbranded, per il Lower Funnel meglio usare quelle di Brand
Se in Upper Funnel vanno bene le chiavi Unbranded, per il Lower Funnel meglio usare quelle di Brand

E per quanto riguarda gli altri posizionamenti, oltre alla Search?

  • YouTube, facendo leva sui video, è sicuramente un posizionamento che strizza l’occhio alla parte alta del funnel. È, quindi, ideale per generare Awareness e per la considerazione del marchio o del prodotto.
  • Anche la Rete Display appartiene maggiormente all’Upper Funnel, perché aiuta gli utenti a scoprire nuovi prodotti e brand.

A meno che…

Retargeting / Prospecting

…non si lavori in retargeting, presentando messaggi pubblicitari a utenti che già sono venuti in contatto con noi e con i quali, magari, avevamo già instaurato una (anche primaria) relazione.

In questo caso, la nostra efficacia sarà maggiore e saremo in grado di ottenere migliori risultati rispetto a quando intercettiamo utenti “a freddo” (prospecting), sui quali dobbiamo appena far valere le nostre reason why di acquisto.

Il nostro consiglio è di non superare il 20% della spesa sulla fase di retargeting – in quanto il numero degli utenti da coinvolgere nuovamente non sarà mai così ampio – e lasciare l’80% alla fase di prospecting.

Un consiglio per la suddivisione del budget tra prospecting e retargeting
Un consiglio per la suddivisione del budget tra prospecting e retargeting

Conclusioni

Pertanto, la decisione su dove allocare il budget nelle campagne Google dipende da numerosi fattori e non può che essere un lavoro soggettivo per l’advertiser.

Prima di tutto, bisogna tener presente l’obiettivo, che deve essere sempre la nostra stella polare nelle decisioni di marketing. Solo così possiamo capire quali sono le campagne maggiormente adatte (Search? Video? PMax?) a raggiungere le nostre finalità.

Poi, è importante capire quanto riusciamo a spendere, in base alla competitività del settore e alle dimensioni delle audience (che in Search dipendono dai volumi di ricerca).

Infine, dobbiamo ricordarci che esistono:

  • campagne Brand e Unbranded;
  • fasi Upper Funnel e Lower Funnel;
  • utenti nuovi (prospecting) o precedentemente ingaggiati (retargeting).

Ogni persona vive la quotidianità in un’ottica multicanale, nella quale ciascun touchpoint ha le proprie peculiarità, e un’esposizione diversificata rafforza il messaggio di ognuno.
Come degli chef, solo riuscendo a mescolare con sapienza questi ingredienti, saremo in grado di creare il piatto più saporito, che possa fornirci i risultati auspicati.

Ulteriori riferimenti

Se ti interessa capire meglio come suddividere i tuoi investimenti pubblicitari tra tutti i canali di digital marketing, ti consigliamo questo nostro articolo!

Advertising, Trigger Point e comportamenti del consumatore ai tempi del COVID-19

Qualche giorno fa insieme a Enrico Marchetto abbiamo preparato la sua diretta streaming durante l’evento Marketers: un pomeriggio dedicato a un confronto sul marketing a una settimana dal lockdown totale da Coronavirus.

Lo diretta la potete trovare qui:

Di cosa parleremo? Di Advertising e Trigger Point, ma anche di come la produzione di contenuti debba venir riprogettata, per essere maggiormente flessibile e rimodulata in funzione dei cappelli che le persone indossano in un dato momento. Non mancheranno esempi concreti di Ads e un’occhiata ad Amazon.


La situazione che stiamo vivendo è qualcosa di inaspettato e unico nel suo genere. La reclusione forzata sta portando enormi problematiche non solo dal lato personale/sociale ma ovviamente anche a livello economico. Dal punto di vista del marketing e della comunicazione, tuttavia, questo momento può diventare un punto di svolta per un cambio di paradigma. Adottare un nuovo mindset per superare pregiudizi e abitudini che, forse, per pigrizia o per il semplice fatto che siamo troppo immersi nella nostra routine quotidiana, ci hanno bloccati per troppi anni.

Sapete come l’abbiamo chiamato qui in agenzia? Disperato entusiasmo.
Disperato perché nessuno mai avrebbe voluto affrontare una situazione del genere, ma che ha liberato un entusiasmo unico.

Tuttavia, limitando il ragionamento ad alcuni risvolti nella società attuale, ha fornito a moltissime persone un grande entusiasmo nell’affrontare questa sfida difficile. Stiamo realmente capendo che ci sono numerosi strumenti e opportunità per migliorare il nostro business (per esempio lo smart working), sia in termini di quantità e qualità.

In questi giorni molti professionisti e addetti ai lavori stanno, più o meno consapevolmente, adottando un nuovo approccio che ovviamente tocca anche l’advertising. E ancora una volta, uno dei concetti chiave è il Trigger Point.

Concetto di Trigger Point in advertising

Il concetto di Trigger Point, preso in prestito dalla medicina cinese, si riferisce a un punto di attivazione, un elemento in grado di smuovere la nostra attenzione, stimolando le nostre emozioni. Quindi un qualcosa, nel nostro messaggio, che colpisca il nostro pubblico, lo incuriosisca e lo faccia (inter)agire.

Un esempio concreto su un nostro cliente può rendere meglio il concetto.

Uppa - come si lavano i denti ai bambini?

UPPA (Un Pediatra Per Amico) ha come obiettivo primario la creazione di contenuti in ottica SEO. Alla domanda consapevole del target, spesso affidata ai motori di ricerca, ci devono essere dei contenuti abili a scalare il ranking e quindi essere visualizzati nella SERP.

Da questo punto di vista, l’obiettivo è stato raggiunto con l’articolo in questione.

Ma nel mondo omnichannel in cui siamo quotidianamente immersi, ragionare solo per Google è sbagliato. Bisogna anche capire come si ragiona sui social e quindi adattare i contenuti di conseguenza.

Ecco quindi il concetto di domanda latente. Le persone su Facebook non sono, nella maggior parte dei casi, attive nella ricerca. Sono sul feed per svago, cercano di rilassarsi, accedono alle IG Stories per divertirsi e per sgomberare la mente.

Ecco allora che il nostro messaggio deve essere differente, o almeno parzialmente differente.

“Come si lavano i denti ai bambini?” adotta questa linea grazie al punto di domanda finale.

Il trigger Point è presente in questo caso, c’è uno stimolo, un pizzicotto emotivo. Sta a significare che non si tratta di un tutorial, ma c’è qualcosa in più, scatena una domanda interna:

Siete davvero sicuri di lavare bene i denti ai bambini?
Non è meglio capire, comunque, se state seguendo le indicazioni scientifiche su come lavare i denti ai bambini?

Quando facciamo il contenuto oggi, non dobbiamo solo pensare alla distribuzione Google-SEO ma anche dal punto di visto social. Il punto di domanda lavora proprio su questo: sull’incertezza, sul dubbio, sulle emozioni.

Ma cosa c’entra questo con l’advertising in questo momento del Coronavirus?

Che bisogna innanzitutto riprogettare la nostra produzione di contenuti.
Spesso le aziende lavorano con qualche mese di anticipo sui famosi piani editoriali, scegliendo quali contenuti fornire al nostro target. Vengono definite le buyer personas e su queste caratteristiche si produce il messaggio migliore possibile.

Oggi tutto questo non può funzionare! Perché? Pensiamoci bene.
La mente delle persone, in questi giorni, è occupata dall’emergenza che di conseguenza cambia anche i loro comportamenti.

Ecco le ricerche effettuate in Italia per la parola Coronavirus negli ultimi 90 giorni, secondo Google Trends. Dal 23 febbraio c’è stato il picco assoluto.

Inoltre, non è un caso che le testate giornalistiche online hanno avuto un boom di accessi e Netflix stia crescendo.

Per comunicare con il nostro pubblico, e quindi utilizzare un trigger point, è necessario adattare i contenuti. Anziché piani editoriali è meglio lavorare su tracce editoriali, da non fare due mesi prima, ma una sorta di linee guida che ci permettono di riconvertire la pianificazione di contenuti in maniera veloce e reattiva.

La conoscenza del pubblico e le maschere

Un altro dei concetti di partenza deve essere sempre la (profonda) conoscenza del pubblico.

La routine uccide il rapporto tra l’advertising e il suo tempo reale. Con il COVID-19 ti devi allontanare dal tuo modus operandi di attività seriali, ma ti devi adattare al momento.

Quindi non basta solo conoscere il proprio target di riferimento, ma conoscerlo qui e ora.

Non quindi l’archetipo della tua strategia, ma la persona in questo momento che sta indossando uno dei 100 cappelli che indossa ogni giorno.

L’adv deve orientarsi a uno di questi cappelli, quello indossato in quel momento e attraverso trigger point scatenare interesse ed emozioni.

Esempi di Social e Adv

Ecco alcuni esempi concreti che possono racchiudere tutti i concetti espressi in precedenza.

UPPA

Incontro al trigger point del momento.

Uppa - la salute dei bambini durante l'epidemia di COVID-19

Cosa devo sapere sul COVID-19 riguardo ai bambini?

Illy

Orientati alle vendite a casa. Se resti a casa, di sicuro non smetti di bere caffè. Quindi orientamento alla delivery.

Illy - consegna gratuita

Come posso acquistare gli alimenti ora che sono in quarantena?

Velux

Oggi non decido di mettere su una finestra. Ma se lavoro sulla domanda latente, gli utenti possono comunque recepire importanti messaggi. Posso agire sul concetto di smart working e cosa succede quando rimaniamo a casa. Ecco i contenuti editoriali sul trigger point momento. Logicamente smetto un’attività orientata alla conversione e vado verso gli utenti.

Come posso rendere la mia casa più abitabile in una situazione di reclusione forzata?

Scuole yoga/palestra/lingua lezioni online

La palestra deve chiudere quindi uso FB per dirette così da tenere fidelizzata la community. La scuola di inglese può offrire online i webinar.
Pur non essendo Adv, questi sono esempi di come si possa convertire la pianificazione editoriale per le esigenze di questo nuovo frame.

Come posso sfruttare questo tempo a casa e rimanere in forma?

Come posso continuare a formarmi?

E cosa succede su Amazon?

Un termometro assolutamente interessante, in grado di misurare la temperatura dei consumatori, è Amazon. Volevo capire quali sono i prodotti più acquistati in questo periodo, dividendoli per categorie merceologiche. Ancora una volta, è evidente come le persone si adattano velocemente alla realtà.

Elettronica

Ed ecco al primo posto l’oggetto di cui tutti oggi, professionisti e non, sembrano avere necessità: la cuffia con microfono.

Giochi

Oggetti utilizzati fino a poco fa per feste come Carnevale diventano essenziali in questa emergenza. Le mascherine acquisiscono nuovo valore e dominano la classifica Top Ten di Giochi e giocattoli.

Giardinaggio

Nel settore giardinaggio spopolano le bandiere italiane. Un rinnovato patriottismo sembra diffondere in tutta Italia ma è la logica conseguenza di quanto sta succedendo nella realtà. Da notare come le percentuali di crescita siano assolutamente significative.

Attenzione alla prima bandiera: è solamente una preview del prodotto e non si riferisce alla Germania.

Abbigliamento

Italiani e moda, un binomio vincente. Ma la situazione può cambiare anche questo. Adesso si privilegia la comodità e al primo posto nella categoria abbigliamento troviamo una comodissima tuta sportiva.

Cose da ricordare

Le maschere del nostro target

Non legarsi troppo al concetto di buyer persona ma comprendere i cambiamenti della realtà e come questi influenzino le persone e i loro comportamenti.

Tracce editoriali

Un approccio agile e smart è l’avere predisposte delle tracce editoriali, quindi linee guida per la creazione di contenuti capaci di adattarsi al momento, alle maschere del nostro pubblico e alle opportunità del mercato.

Trigger Point

Se volete approfondire la questione dei Trigger Point, se ne parla a lungo nel libro di Enrico che potete trovare qui. Sul nostro blog invece potete leggerne l’introduzione.

Enrico Marchetto, Facebook e Instagram - Strategie per una pubblicità che funziona, Apogeo Editore.