Advertising Best Practice: come NON seguirle!

Oggi ci parliamo – anzi, leggiamo – guardandoci negli occhi, da advertiser ad advertiser.

Quante volte è capitato di sentirci onnipotenti di fronte al pannello di Ads Manager? Tante, spero. Ma probabilmente non sono nemmeno la metà di quelle in cui… non ci abbiamo capito niente.

Questo perché l’advertising non è una scienza esatta. Non c’è una sola strategia funzionante, un solo metodo, una sola soluzione. Nonostante ciò, il numero di persone che dispensano consigli che spacciano come verità assoluta è sorprendentemente alto. E spesso arrivano dalle piattaforme stesse!

Il che non significa ovviamente che queste best practice siano fuffa o vadano ignorate; semplicemente, non vanno venerate. E, soprattutto, non vanno considerate come dogmi intoccabili.

Vediamo allora come fare l’esatto contrario: facciamoci domande sulle più comuni best practice dell’advertising, poniamoci dei dubbi, analizziamo, svisceriamo e proviamo invece a tracciare delle linee guida libere, morbide e adattabili che possano aiutarci quando facciamo campagne di advertising su Meta (ma anche Google, TikTok…).

Trappole di basso livello

Cominciamo con alcune frasi che chiunque lavori nell’advertising avrà sentito almeno una volta – più probabilmente da dieci a venti.

“Crea campagne Advantage+”

Le figlie predilette delle piattaforme: che siano Advantage+, Performance Max, Smart+ o altro, le campagne algoritmiche sono senza dubbio il trend più in voga degli ultimi anni (e sicuramente anche dei prossimi). Si impostano con due click e portano acquisti, tanti e basso costo. Il sogno di ogni brand.

Confronto tra una campagna di conversione tradizionale e una Advantage+ nuova fiammante. La superiorità di quest'ultima è schiacciante.
Confronto tra una campagna di conversione tradizionale e una Advantage+ nuova fiammante. La superiorità di quest’ultima è schiacciante.

Da early adopters quali ci piace essere a Noiza, le abbiamo testate fin da subito ed effettivamente la differenza con le normali campagne di conversione si vedeva, e tanto. Il punto è che non si vedeva sempre.

Un secondo confronto, in cui le Advantage+ si trovano in difficoltà.
Un secondo confronto, in cui le Advantage+ si trovano in difficoltà.

Abbiamo cominciato a notare che ci sono dei casi, ben specifici, in cui le campagne Advantage+ è meglio lasciarle perdere.

I più comuni di questi casi sono quando:

  • il brand ha bisogno ancora di tanto “building”,
  • la strategia prevede campagne “spot” o con limiti temporali (es. promozioni);
  • i tracciamenti non sono ben impostati;
  • il pubblico è molto di nicchia;
  • l’investimento è basso;
  • non ci sono molti asset.

“Usa inserzioni basate sul catalogo”

Si cambia parrucca ma non concetto: tu advertiser mettici gli asset, e poi ci pensa l’algoritmo a portare vendite.

Una classica inserzione con catalogo dinamico, con il prodotto selezionato dall'algoritmo sulla base di tutti quelli presenti in catalogo.
Una classica inserzione con catalogo dinamico, con il prodotto selezionato dall’algoritmo sulla base di tutti quelli presenti in catalogo.

È un altro esempio di best practice spesso elevata a dogma assoluto. Hai dei prodotti? Crea un catalogo dinamico e associalo alle inserzioni: che tu venda gioielli, vestiti, banane o catapulte funzionerà in ogni caso.

Ma, come abbiamo già visto, assoluti nell’advertising non ce ne sono.

Ecco allora qualche altro esempio di casi dove è meglio non usare inserzioni con catalogo dinamico:

  • il catalogo non ha molti prodotti;
  • i dati dei prodotti non sono aggiornati;
  • il target ha bisogni molto specifici;
  • vendiamo servizi;
  • vendiamo prodotti con un lungo customer journey (es. auto) o di prezzo molto elevato (es. gioielleria di lusso);
  • le campagne non sono di conversione.

“Attiva le ottimizzazioni per le creatività”

Negli ultimi mesi Meta ha sviluppato tutta una serie di modifiche automatiche per “migliorare le nostre creatività”.

Alcune delle ottimizzazioni per le creatività di Meta
Alcune delle ottimizzazioni per le creatività di Meta

Se non le avete mai provate, non fatelo. È il miglior consiglio che possiamo darvi a questo punto.

Ma il punto, qual è? Molto semplice: non sempre ciò che le piattaforme propongono corrisponde a ciò che noi vogliamo per il nostro cliente o prodotto.

 

Se, negli esempi che abbiamo visto fino a ora, le “trappole” sono state relativamente evidenti da trovare ed evitare – al netto del fatto che, per arrivare a queste conclusioni, sono stati fatti numerosi test che non sempre ci si può permettere – non sempre gli elementi che ci permettono di capire che stiamo andando fuori strada ci vengono messi davanti agli occhi.

E per questo rischiano di causare molti più danni.

Trappole di alto livello

“Fate campagne di traffico così prendete più dati”

La pericolosità di questa affermazione sta nel fatto che sembra avere senso.

E in parte lo ha.

Più utenti porto al sito, più possibilità ho che vogliano comprare i miei prodotti. Quindi utilizziamo campagne con obiettivi che portano tanti utenti, come ad esempio: traffico, copertura, visualizzazioni video, eccetera.

Perché allora stiamo parlando di trappole?

Perché il problema non è quanti dati stiamo portando, ma quali.

La spesa di una campagna di traffico splittata in base all'età.
La spesa di una campagna di traffico splittata in base all’età.

La tabella mostra come l’algoritmo ha suddiviso la spesa tra i vari range d’età del pubblico di questa campagna di traffico. Si nota una grossa percentuale di investimento sulle persone 65+, giustificata dal fatto che portano un gran numero di click / visualizzazioni della pagina di destinazione.

A prima vista è facile credere che l’algoritmo abbia trovato una nicchia di utenti che probabilmente non abbiamo sfruttato prima, e quindi ci abbia investito su.

Il problema è quello che succede dopo, nelle campagne di conversione…

Gli acquisti di una campagna di conversione splittati in base all'età.
Gli acquisti di una campagna di conversione splittati in base all’età.

…comparato con la spesa della campagna traffico.

I due grafici a torta comparano i risultati riportati dalle diverse fasce d'età per ogni obiettivo
I due grafici a torta comparano i risultati riportati dalle diverse fasce d’età per ogni obiettivo

Sorpresa! Il 65+ del budget della campagna di traffico è stato investito su un target che ha portato meno dell’8% degli acquisti.

Perché la superiore intelligenza artificiale ha scelto di commettere un crimine del genere? Perché la suddetta è incredibilmente brava a raggiungere l’obiettivo impostato nella campagna, e SOLO quello.

Non si dimostra quindi altrettanto capace quando si tratta di trovare utenti di qualità per il brand in generale, che siano effettivamente in target e che convertano.

E questo non succede soltanto con le campagne di traffico, ma con qualsiasi altro obiettivo di ottimizzazione. Provate per esempio a promuovere un video in una campagna di interazione: vi porterà pochissimi commenti, reazioni e condivisioni ma una marea di visualizzazioni video. Perché? Perché sono considerate interazioni. E costano meno.

“Lascia fare tutto alle Advantage+ e non ti preoccupare”

Spoiler: c’è da preoccuparsi. E tanto.

Chiudiamo il cerchio tornando all’inizio con le adorate Advantage+, ma esaminandole più nel dettaglio.

Le impostazioni di pubblico delle Advantage+, diverse da tutte le altre campagne
Le impostazioni di pubblico delle Advantage+, diverse da tutte le altre campagne

Andando a frugare nelle impostazioni possiamo notare che Meta offre la possibilità di caricare una lista di “Clienti esistenti” ed eventualmente porre un limite al budget investito su questo segmento di pubblico. Le best practice invitano però a lasciare l’algoritmo libero e spensierato, perché tanto sa dove andare.

Peccato che anche in questo caso accade ciò che abbiamo visto nel punto precedente: l’algoritmo ha sì una bussola ben orientata, ma verso la quantità, non la qualità.

L'algoritmo ha allocato solo il 28% del budget sui clienti esistenti e il restante 78% su un pubblico nuovo.
L’algoritmo ha allocato solo il 28% del budget sui clienti esistenti e il restante 78% su un pubblico nuovo.

Ed ecco il risultato: quasi il 30% del budget speso su persone che già sono nostre clienti.

Ma perché accontentarci di questo già doloroso spaccato quando possiamo soffrire ancora di più?

Andiamo a confrontare gli acquisti e le finestre di attribuzione.

La percentuale di acquisti per pubblico e finestra di attribuzione
La percentuale di acquisti per pubblico e finestra di attribuzione

Più di 8 conversioni su 10 sono 1-day view. 8 acquisti su 10 sono stati fatti senza che le persone nemmeno cliccassero sull’inserzione.

E cosa vuol dire? Vuol dire che quelle persone non hanno nemmeno avuto bisogno di cliccare sull’ad per convincersi a comprare.

Perché erano già convinte.

Ergo, abbiamo speso circa il 20% del budget su persone che molto probabilmente avrebbero acquistato comunque.

Il 20% del budget è parecchio.

Tantopiù che le peggiori conseguenze di questa impostazione si vedono sul lungo periodo, come ad esempio:

  • bassa incrementalità;
  • poco prospecting;
  • frequenze altissime in retargeting e troppo basse sul pubblico freddo;
  • ROAS drogati.

Conclusioni

Per mantenere la rotta nel burrascoso mare dell’advertising aiuta molto aver ben chiaro il funzionamento delle piattaforme.

Il prodotto di Meta, Google e affini sono le impression, ovvero spazi pubblicitari. E per venderne il più possibile l’algoritmo che gestisce le aste deve avere meno vincoli possibili.

Perché l’obiettivo delle piattaforme è vendere il loro prodotto, mentre il nostro obiettivo è vendere il nostro prodotto.

Una volta chiarita questa differenza si riesce a far luce sui motivi che stanno dietro ad alcune decisioni, ai “consigli utili a migliorare le campagne” e a capire cosa invece dovremmo fare noi, come advertiser, se vogliamo effettivamente migliorarle.

Se volete creare campagne di advertising che funzionino quindi il consiglio finale è: prestate orecchio alle best practice, ma mantenete sempre voi il controllo!

Tutto sulle inserzioni dinamiche di Meta: cosa sono, a cosa servono e le risposte alle domande più comuni

Breve panoramica sulle inserzioni dinamiche di Meta

Le inserzioni dinamiche sono il formato Meta che più sfrutta le capacità dell’algoritmo.

Se già normalmente la macchina è molto efficiente nel mostrare i contenuti al pubblico giusto, nel caso delle ads dinamiche aggiunge anche la capacità di individuare il contenuto giusto per il pubblico giusto.

Nello specifico, per “contenuto” in questo caso intendiamo “prodotti”.

Un carosello dinamico come appare su Instagram.

Cosa sono, in breve

Le inserzioni dinamiche si dividono in due tipologie principali: immagine / carosello dinamico e collection (o “raccolta” in italiano). Queste ultime prevedono una grafica di copertina, mentre le prime mostrano solo e soltanto i prodotti del catalogo.

Come creare inserzioni dinamiche

Oltre ai requisiti base dell’advertising su Meta, per creare inserzioni dinamiche su Facebook serve solo il feed di un catalogo prodotti, meglio se collegato al sito web.

La pagina principale del Gestore delle vendite Meta, da cui vediamo l’elenco degli articoli caricati. Formato originale.

Il feed del catalogo: cos’è e come funziona

Il feed è un file che esporta i dati dei prodotti presenti sul sito. Viene aggiornato e caricato su Meta una o più volte al giorno e i dati che contiene vengono utilizzati dalla piattaforma per creare un Catalogo, che altro non è che una copia speculare dei contenuti del sito.

Questo permette a Meta di avere accesso a tutte le informazioni aggiornate sull’inventario del sito; come nome dei prodotti, prezzo, descrizione e anche la loro disponibilità.

Tecnicamente i prodotti possono anche essere inseriti nel catalogo a mano, uno ad uno, ma non lo consigliamo perché è un lavoro estremamente impreciso, time consuming e soprattutto non sincronizzato con il sito web.

In ogni caso, una volta creato un catalogo su Meta sarà possibile utilizzarlo per la creazione di inserzioni dinamiche.

Le domande più frequenti sulle inserzioni dinamiche

Aspetto delle inserzioni

I caroselli dinamici sono brutti! Non sarebbe meglio usare una bella foto selezionata da noi del team marketing?

I caroselli dinamici hanno un’altissima rilevanza per il target. Questo perché i prodotti che mostrano sono:

  • prodotti che l’algoritmo ritiene interessanti per la persona che sta guardando l’inserzione; oppure
  • prodotti con cui la persona stessa ha già interagito, per esempio visualizzandoli sul sito o aggiungendoli al carrello.

Sono perciò tra i formati con Click-Through Rate e Conversion Rate più alto perché vanno a intercettare con precisione l’interesse degli utenti, sia espresso che latente (differenza che spiegheremo meglio tra qualche domanda).

Perché non posso scegliere i prodotti da vedere per primi?

Ti giriamo la domanda: perché dovresti scegliere tu?

Meta sa che prodotti ci piaceranno ancora prima che ce ne rendiamo conto noi – ha più di 50.000 data point per ciascun utente da cui prendere informazioni e l’algoritmo sa come usarle.

Per completezza precisiamo però che c’è un modo per scegliere i prodotti da mostrare per primi, e anche che ci sono casi in cui è sensato farlo: serve utilizzare le Collection, che metto a disposizione l’opzione per scegliere fino a 4 prodotti da mettere in evidenza.

Perché il nome del prodotto si vede tagliato?

I titoli e le descrizioni delle schede in caroselli e collection hanno un limite massimo di 25 caratteri. Se sul sito i prodotti hanno nomi (o “titoli”, “headline”) più lunghi, allora su Meta appariranno abbreviati.

Voglio usare il mio reel come copertina di una collection.

Si può inserire un video come copertina ma ti consigliamo di tagliarlo in formato quadrato, altrimenti… lo taglierà Meta.

Una collection con video quadrato di copertina rende il formato più apprezzabile sul feed mobile.

Prodotti e target

Perché vedo sempre lo stesso prodotto?

L’algoritmo ha deciso che per te quello è il prodotto più rilevante, in base all’analisi del tuo comportamento. Ricorda che tu non sei il tuo target, che quella che vedi è probabilmente un’anteprima e che i prodotti mostrati nell’inserzione cambiano da persona a persona.

Quali prodotti quindi vengono mostrati a quali persone?

La logica alla base è una: l’algoritmo mostra agli utenti i prodotti che ritiene essere per loro più interessanti.

C’è una leggera distinzione da fare però in merito al target che abbiamo scelto per queste inserzioni.

  • In retargeting, ovvero quando stiamo intercettando persone che già hanno visitato il sito o cliccato su altre nostre ads, gli utenti vedranno proprio i prodotti con cui già hanno interagito (ed eventualmente qualche altro consiglio);
  • se invece stiamo facendo prospecting per cercare nuovi, potenziali clienti, Meta si baserà sui già citati data point in suo possesso per selezionare gli articoli del catalogo più adatti alla persona che sta visualizzando la creatività.

Per esempio, ipotizziamo di essere un’azienda di abbigliamento e di aver creato un carosello dinamico con associato l’intero nostro catalogo prodotti per cercare potenziali clienti (prospecting). Se l’ad raggiungerà un appassionato di sneaker, molto probabilmente questo vedrà scorrere delle scarpe tra le schede dell’inserzione. Se invece la stessa inserzione verrà vista da una donna alla ricerca di una giacca invernale, l’algoritmo le proporrà dei cappotti pesanti.

Perché vedo prodotti di categorie diverse nella stessa ad?

Perché in alcuni casi conviene far sì che le inserzioni dinamiche “peschino” i prodotti tra tutti quelli disponibili nel catalogo – o comunque da insiemi molto grandi.

Ecco qualche esempio di tali casi:

  • siamo su pubblici di retargeting, solitamente piccoli, e non vogliamo limitare ancora di più la distribuzione (e far schizzare il CPM alle stelle);
  • siamo su pubblici molto ampi e vogliamo dare massima libertà di scelta all’algoritmo e agli utenti, per esempio perché abbiamo appena cominciato con l’advertising;
  • in generale non abbiamo necessità di suddividere i nostri prodotti in categorie.

Perché si vedono dei prodotti out of stock?

Normalmente la sincronizzazione tra Meta e il tuo sito fa sì che i prodotti non disponibili non vengano mostrati, ma possono esserci casi in cui questo non avviene.

In primo luogo dipende da come hai impostato l’aggiornamento del feed del tuo catalogo:

  • se è manuale, devi essere tu a segnalare il prodotto come non più disponibile;
  • se invece è automatico, tieni presente che normalmente il feed ha bisogno di qualche ora per aggiornarsi.

Se per esempio il catalogo si ricarica ogni giorno a mezzanotte, un prodotto che va in sold out in giornata apparirà come esaurito dal giorno successivo.

Infine, può anche essere un problema di collegamento o di qualche impostazione sbagliata – un doppio check ogni tanto non guasta mai!

Il Gestore delle vendite riconosce ed etichetta in automatico gli articoli esauriti.

Perché le immagini dei prodotti sono vecchie/il prezzo non è corretto?

Come la risposta sopra: il feed può non essersi ancora aggiornato o ci possono essere problemi di impostazioni.

Può anche capitare che il pixel collegato al catalogo decida che gli altri asset presenti sul sito (es. altre foto prodotto) siano migliori di quelle impostate, e quindi le sostituisca. Se è questo il caso si può valutare di disabilitare l’aggiornamento del catalogo tramite pixel.

Tip finali

In conclusione, ecco due veloci impostazioni da controllare ogni tanto per avere la certezza che il catalogo stia funzionando come dovrebbe.

Gestore delle vendite > Origini dei dati

Qui puoi vedere se il feed del catalogo è caricato correttamente e se il pixel riceve i dati nel modo giusto.

Fare un check veloce ogni tanto della pagina sulle Origini dei dati è cosa buona e giusta. Formato originale.

Gestore delle vendite > Eventi

Questo tasso misura quante delle interazioni con articoli sul sito web corrispondono ad articoli del catalogo. Come consigliato dalla piattaforma, sarebbe meglio mantenere una percentuale sopra al 90%.

Se la percentuale è alta avete la certezza che i prodotti del catalogo Meta corrispondono a quelli del sito web.

Perfetto, funziona tutto. E ora?

Ora hai tutto ciò che ti serve per creare inserzioni dinamiche. Segui le altre guide del nostro blog per rimanere sempre al passo con l’advertising!

Come far cliccare di più sulle ads Meta

Qual è il sogno segreto di ogni persona che ha a che fare con le inserzioni Meta? Facile: che le ads piacciano. Tantissimo.

Ovviamente “piacere” è un verbo estremamente vago. Quindi, da persone professioniste del settore, lo sostituiremo con un sostantivo preciso, ottimizzabile e misurabile: il click.

Rimuoviamo sentimenti e soggettività e dichiariamo con fierezza che “se un’inserzione ha tanti click, allora vuol dire che piace”.

Ma è sempre così? Ci importa davvero che sia così? Ma soprattutto: cosa possiamo farci?

Vediamolo insieme in questo articolo su come far cliccare di più sulle inserzioni e migliorare il CTR delle ads Meta.

Le basi del click

Partiamo dall’inizio.

I click di per sé sono un numero, una quantità. E come tali è molto difficile capire se possano essere “tanti” o “pochi”, poiché è tutto relativo alla nostra attività. Sono click organici? A pagamento? Su una pagina appena creata? Su un’inserzione?

Se senza contesto è difficile interpretarli, allora aggiungiamone uno. Rapportiamo i click alle impression et voilà, otteniamo una delle metriche più utili per capire l’andamento delle inserzioni su Meta: il Click-Through Rate (CTR).

Specifiche del CTR (Click-Through Rate)

Come si calcola il CTR?

Il CTR è una percentuale ricavata dalla formula impression/click e ci mostra quante volte, tra tutte quelle in cui l’ad è stata vista, le persone ci hanno cliccato sopra.

La formula per trovare il CTR di un'inserzione.
La formula per trovare il CTR di un’inserzione.

A cosa serve il CTR?

Questa metrica è utilissima per capire, in linea di massima:

  • quanto la nostra inserzione è interessante per il nostro pubblico,
  • quanto piace al nostro pubblico,
  • quanto “blocca lo scroll” del nostro pubblico,
  • quanto triggera il nostro pubblico.

Serve anche per capire quanto vende al nostro pubblico? Non è detto, quello dipende da molti più fattori.

Prima di capire come migliorare il CTR è bene però specificare un ultimo dettaglio: non tutti i click sono uguali, e non tutti hanno sempre lo stesso peso.

Due tipologie di CTR

Click-Through Rate

Quando si parla di CTR – ovvero, letteralmente, “percentuale di click” – si parla di tutti i click che un’inserzione riceve. Quindi, per esempio:

  • Click sul “Mi piace”
  • Click sulle foto per ingrandirle
  • Click sui video per metterli in pausa
  • Click sui commenti
  • Click sui pulsanti call to action

E così via.

Link Click-Through Rate

Molto spesso le inserzioni sono accompagnate da un pulsante call to action che contiene un link – dal grande classico “Scopri di più” ad “Acquista ora”, a “Iscriviti”.

Nella maggior parte dei casi questi click sono i più rari e preziosi, perché fanno uscire le persone da Meta e le fanno entrare nelle splendide proprietà di destinazione, siano esse siti web, app o altro. Proprietà in cui si spera convertano.

Differenze tra Click-Through Rate e Link Click-Through Rate

Come vedremo più avanti, i valori medi dei due CTR sono molto diversi tra loro; anche solo perché uno è un sottoinsieme dell’altro.

Confronto dei risultati ottenuti tra click e click sul link e, quindi, tra CTR e CTR link.
Confronto dei risultati ottenuti tra click e click sul link e, quindi, tra CTR e CTR link.

Per questo motivo è molto importante avere ben chiaro l’obiettivo della strategia pubblicitaria in atto e quali click sono da considerarsi dei KPI – ammesso che effettivamente lo siano.

I clicknormali” sono utilissimi per valutare l’efficacia dei contenuti di per sé, come:

  • capire se un carosello invita le persone a sfogliarlo
  • o se una grafica, creata per stimolare i commenti, riesce nel suo intento.

In casi come questi, possono essere inseriti come KPI nelle campagne di interazione, per esempio.

I click sul link, invece, vanno esaminati tutte quelle volte in cui vogliamo che post e inserzioni siano solo dei tramiti per portare le persone su app o siti web, come accade quando vogliamo analizzare campagne di traffico o conversione.

Una volta capito quali click fanno al caso nostro resta una sola, critica questione: mantenerli alti.

Nella prossima sezione ti spiegheremo come aumentare i click sulle tue inserzioni Meta, alzare i CTR e infine vedremo insieme qual è un buon click-through rate.

Come alzare il CTR sulle inserzioni Meta

Scegliere il formato giusto

Ogni formato pubblicitario ha le sue caratteristiche, e alcuni sono più adatti di altri a portare click e migliorare il CTR.

Caroselli

Statici o dinamici che siano, i caroselli sono stati creati apposta per stimolare i click, sia quelli generici sia quelli sul link.

La possibilità di inserire più schede permette, infatti, di fornire un ampio ventaglio di alternative e destinazioni in un’unica inserzione.

Attenzione! Quando parliamo di ads, il formato del carosello è graficamente diverso da come appare nei post organici su Instagram: le grafiche sono più piccole e, soprattutto, in ogni scheda è obbligatorio inserire un link – motivo per cui è il formato ideale per aumentare i click.

Un’inserzione carosello per come appare sul feed Facebook.
Un’inserzione carosello per come appare sul feed Facebook.

Immagini singole

Le immagini singole sono un buon driver di click, sia in uscita (verso un sito web, per esempio) sia in entrata, per mantenere gli utenti all’interno della piattaforma.

Per quest’ultimo scopo, in particolare, le immagini sono anche meglio dei video! I video infatti, quando sponsorizzati, tendono ad ottenere visualizzazioni, che rientrano nel grande insieme delle “interazioni” ma non sono click.

Album

Gli album seguono una logica simile ai caroselli, ma con due differenze importanti: sono limitati a Facebook e sono utilizzabili sono per i post organici – dunque, non è previsto un corrispettivo formato per le inserzioni. Non possono, quindi, essere creati direttamente in Ads Manager, ma solo sponsorizzati come contenuto organico.

Lavorare sulle creatività

Copy

Se vogliamo che le persone clicchino, diamo loro un motivo per farlo! Specifichiamo nei testi perché a loro conviene (davvero) visitare il sito:

  • perché troveranno molti più prodotti di quelli che vedono nella grafica;
  • perché potranno prenotare un servizio incredibile;
  • perché i prodotti/servizi hanno funzioni che nemmeno immaginano (e noi non sveliamo);
  • perché riceveranno uno sconto;

e così via.

Grafiche

In modo simile ai testi, anche le grafiche devono fornire un motivo per cliccare che sia chiaro e specifico.

Via libera anche ai giochi o alle domande dirette, soprattutto per ottenere commenti e interazioni.

Liberate la fantasia: le esche per click sono tantissime. Ma attenzione a usarle con consapevolezza e sempre in allineamento con la vostra strategia! Non è detto, infatti, che tutti i click si traducano in conversioni…

Inserzione che invita a prenotare un volo per Corfù
Cosa triggera di più di un bellissimo paesaggio? Questa inserzione ha un CTR di 2,56% e un CTR sul link di 2,14%.

Conclusione: qual è un buon CTR?

Il momento della “domandona” è arrivato e la “rispostona” è esattamente quella che vi aspettate: dipende.

Dipende dal settore, dal prodotto, dalla campagna e dalle inserzioni.

Non vi lasciamo a bocca asciutta, però: ecco qualche riferimento, puramente indicativo, ricavato dalla nostra esperienza su quello che può essere considerato un CTR medio per le ads Meta.

Tutti i click: tra 1,6% e 2,10%

Click sul link: 0,80% e 1,2%

Ulteriori riferimenti

Ora sai come calcolare il CTR e far cliccare di più sulle tue ads. Pensiamo, però, che possano interessarti anche i nostri 5 consigli per creare inserzioni di retargeting su Meta che convertono (davvero). Vai all’articolo!

5 consigli per creare inserzioni di retargeting su Meta che convertano

Il retargeting su Facebook e Instagram è sicuramente tra i servizi di Meta più amati e odiati.
Amato da marketer e advertiser, che lo usano per migliorare il ROAS delle proprie campagne.
Odiato dagli utenti, soprattutto quando viene fatto male. Capita spessissimo infatti di trovarsi il feed intasato di inserzioni ridondanti, noiose e soprattutto numerose. Troppo numerose.

Ma ogni advertiser capace sa che il potere di trasformare il fastidio in interesse è a portata di mano! Bastano capacità, creatività… e i nostri consigli.

Ecco quindi 5 trucchi per migliorare il retargeting su Facebook, più la tabella delle best practice da mettere in campo in base al vostro obiettivo.

1. Formati

Il retargeting si può fare per qualsiasi tipo di obiettivo (vendite, lead generation, traffico etc), ma Meta fornisce alcuni strumenti specifici per gli e-commerce come le inserzioni con catalogo dinamico.

Queste sono senza dubbio le migliori inserzioni per il retargeting di vendita e i formati sovrani sono due: il carosello e la raccolta.

Quindi, cosa è meglio quando?

Carosello

Quando usare il Carosello? Sempre. Può non sembrare molto catchy a primo impatto perché è un formato molto semplice, ma è quello che di solito porta i risultati migliori. Gli utenti di Meta – inclusa chi scrive! – amano scrollare i prodotti all’interno di un Carosello, e questo si traduce quasi sempre in migliori costi per conversione.  Quindi non fermatevi alla prima impressione e lanciate caroselli ogni volta che potete – diventeranno il vostro formato preferito!

Collection

Il formato Collection è perfetto da usare quando avete un’offerta che volete mettere in primo piano, oppure immagini o video particolarmente belli che volete valorizzare. Ricordate però che devono essere quadrate o in 4:5 per evitare obbrobri estetici.

Immagine singola

Da impiegare solo quando avete un catalogo con foto dei prodotti davvero molto belle. Di solito anche in questo caso funzionano meglio i caroselli, ma le vie dell’algoritmo sono infinite e, se avete del budget da investire in test, può valere la pena provare anche questo formato.

2. Grafiche

Non è un segreto che la grafica è ciò che colpisce di più in un’inserzione.

Abbiamo però detto che i caroselli dinamici non hanno creatività e sono tra i formati che funzionano meglio. Cosa possiamo dedurre allora?

Che se volete usare una grafica, fate che sia eccezionale.  Usate trigger che sapete essere una certezza. Come spedizioni gratuite e promozioni.

3. Strumenti creativi

Come dice il nome: sono elementi che potete usare per personalizzare caroselli e immagini dinamiche.

Si dividono in tre tipologie.

Motivi grafici

Cornici, bollini, overlay e qualsiasi altra cosa vogliate appiccicare sopra la foto dei vostri prodotti. Utilissimi sia per sottolineare le offerte che per abbellire i caroselli dinamici e dar loro quel tocco creativo di cui hanno bisogno: scroll-stopping assicurato, e le performance decollano!

Informazioni del catalogo

Includono prezzo, scontistica o spedizione gratuita. Indispensabili durante le promozioni – ma occhio alla direttiva Omnibus. Assicuratevi di creare una combinazione di copy, motivi grafici e informazioni del catalogo che mostrino sempre i tre elementi richiesti dalla normativa: prezzo attuale, prezzo più basso dei 30 giorni precedenti e percentuale di sconto.

Le grafiche informano l'utente che su Motoabbigliamento.it è iniziato il black friday con extra sconti e che il cambio e il reso sono gratuiti.

Frame e bollini vengono applicati sulla grafica per far risaltare i messaggi promozionali principali in vista di San Valentino
Che siano fascette, cornici o bollini, gli elementi creativi sono un ottimo modo per far sì che le nostre offerte non passino inosservate.

Tag dei prodotti

Nomen omen. Visibili solo su Instagram.

4. Prodotti in evidenza

Sapevate che nelle collection è possibile scegliere quali prodotti mostrare per primi?

Prima opzione: fa tutto l’algoritmo. Seconda opzione: facciamo qualcosa anche noi.

Sebbene l’algoritmo adori fare il suo lavoro, a volte può essere una buona idea da parte nostra dargli qualche indicazione e scegliere i prodotti da mettere in evidenza.

Questo è particolarmente utile quando abbiamo campagne di vendita con catalogo e dobbiamo per forza utilizzare un solo insieme di prodotti.

Può capitare però l’esigenza di volerne spingere solo alcuni – e allora che si fa? O creiamo un gruppo di inserzioni ad hoc, oppure… personalizziamo le nostre collection!

5. Copy

Ultimo elemento ma forse più importante, il copy di retargeting deve fare solo una cosa: triggerare, triggerare a più non posso. Ma come?

Ecco qualche suggerimento su come scrivere un copy che converte:

  • Corto. Molto.
  • Diretto. Sconti, leve, promozioni e altro vanno espresse subito e chiaramente.
  • Scroll-stopping. Se pubblico e prodotto lo permettono, aggiungete un po’ di storytelling. In questo caso si può essere un po’ meno diretti perché lo scopo è arpionare l’attenzione dell’utente. Usate pure espressioni strane o parole non convenzionali – ma solo se in linea con il tone of voice del brand.

Extra: dimmi cosa vuoi promuovere e ti spiegherò come

I 5 consigli che ti abbiamo dato hanno una radice comune: la tua capacità di giocare con gli elementi che Meta ci offre e adattarli alla tua offerta.

Ogni cliente ha le necessità diverse ma, se non sai come muoverti, abbiamo preparato per te una tabella riassuntiva delle funzioni da sfruttare per raggiungere i tuoi obiettivi di vendita su Facebook.

Tabella riassuntiva delle funzioni da sfruttare per raggiungere i tuoi obiettivi di vendita su Facebook.

E se non ho niente da vendere?

Il retargeting si usa soprattutto negli e-commerce, ma in realtà implica qualsiasi pubblico che vada a ripescare utenti che sono già entrati in contatto con il tuo brand. Si può sfruttare quindi in campagne con qualsiasi obiettivo, dal traffico alla lead generation, in combinazione con le opportune esclusioni che ci permettono di non andare a infastidire chi di noi proprio non ne vuole sapere.

Purtroppo non avrete a disposizione i formati dinamici ma nulla vi impedisce di giocare con copy e grafiche – alle quali però dedicheremo presto un articolo.

The stage is yours!

Ora che hai scoperto i 5 trucchi per migliorare il retargeting su Facebook non ti resta altro da fare che metterli in pratica!

Sperimenta con gli strumenti e i prodotti che hai a disposizione: le conversioni arriveranno, e avrai contribuito a rendere il feed un posto un po’ più bello. ❤️

Semplificare la gestione dei Social Media: scopri i nostri 6 template per il piano editoriale

Chi lavora con i social non può fare a meno del piano editoriale, ma ammettiamolo: impostarlo da zero è una noia ogni volta!

Per farti risparmiare tempo e fatica noi di Noiza ti abbiamo preparato non uno, non due, ma ben sei diversi template per piano editoriale.
Potrai tenerli in formato Google Sheet e duplicarli, scaricarli come PDF oppure usarli anche solo come esempio per costruire i tuoi piani editoriali social.

Le istruzioni ti aiuteranno a capire qual è il modello più adatto alle tue esigenze e come personalizzarlo, anche se non hai molta dimestichezza con le formule o i fogli di calcolo.

Scarica il template gratuito.

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iOS 14.5 vs Facebook: cosa sta succedendo?

Apple annuncia: con il rilascio di iOS 14.5 i nostri utenti non verranno più tracciati. Più o meno.

Ed è il panico tra gli advertiser.

Chi pensa perderà tutti i clienti, chi prepara dei fiori da portare sulle tombe delle finestre di conversione a 28 giorni, chi teme non sarà più in grado di capire cosa vendere e a chi.
Ma cosa porterà davvero questo apocalittico aggiornamento di iOS? Il cambiamento sarà ineluttabile? Probabilmente sì. Ma andiamo con ordine.

I cambiamenti dell’aggiornamento iOS 14.5

Con l’ultima versione del proprio sistema operativo, nei dispositivi Apple apparirà una schermata come questa ogni volta che useranno un’app che prevede dei tracciamenti:

Il famigerato pop-up presente in iOS 14.5 che richiede il permesso per tracciare i dati degli utenti
Il famigerato pop-up che richiede il permesso per tracciare i dati degli utenti

In pratica un pop-up chiederà alle persone se vogliono che i loro dati vengano raccolti e utilizzati dall’applicazione in questione per inviare pubblicità personalizzate alle persone stesse. Se queste sceglieranno di dare il permesso (faranno il cosiddetto opt-in), allora i loro dati verranno trattati come sempre. Se decideranno invece per l’opt-out, ecco che scatta la “censura”: le informazioni che l’app riceverà su di loro saranno dilazionate nel tempo e soprattutto molto meno precise. Quindi dati peggiori, più scarsi e meno “maneggiabili” dagli advertiser per le loro campagne.

Le conseguenze per Facebook

Per cercare di gestire il problema, Facebook applicherà due principali cambiamenti:

  • La rimozione dell’attribuzione a 28 giorni
  • Il limite degli eventi di conversione

La rimozione dell’attribuzione a 28 giorni

Il primo caso riguarda il periodo di tempo entro il quale noi vediamo i risultati ottenuti dalle nostre inserzioni. Facebook divide queste “finestre di attribuzione” in 3 fasce: 1 giorno, 7 giorni e 28 giorni.

Prendiamo per esempio un’attribuzione a 7 giorni: con questa impostazione se una persona clicca sul link di un nostro post ed entro 7 giorni decide di comprare il nostro prodotto, Facebook attribuirà l’acquisto alla nostra inserzione.

E ancora, con una finestra di attribuzione di 28 giorni, tutte le azioni avvenute entro 28 giorni dal click o dalla visualizzazione della nostra inserzione verranno registrate come generate dall’inserzione stessa. Questo è molto utile per tutti coloro che vendono prodotti con un customer journey lungo, i cui clienti hanno bisogno di pensarci bene prima di fare l’acquisto.

Purtroppo quest’ultima finestra di attribuzione sarà quella che verrà rimossa e quindi saremo in grado di visualizzare solo le azioni che le nostre inserzioni produrranno entro massimo 7 giorni. Attenzione: ne perderemo “solo” il tracciamento ma le conversioni (cioè le vendite) rimarranno tali!

Il limite degli eventi di conversione

Il secondo cambiamento invece riguarda le azioni che Facebook (o meglio, il suo pixel) rileva sul nostro sito. Se adesso possiamo tracciare praticamente qualsiasi azione del visitatore (se ha visualizzato una certa pagina, se ha fatto un acquisto, se ha compilato un modulo…), dopo il rilascio dell’aggiornamento il limite massimo sarà di 8 azioni. Con delle eccezioni peraltro: alcuni eventi occuperanno più “spazio” di altri, e in più gli 8 “slot” a disposizione vanno intesi per dominio. Perciò chi possiede più versioni di un sito ma caricate sullo stesso dominio dovrà restringere ancora di più la propria scelta di eventi da tracciare, e di conseguenza le opzioni per le quali è possibile ottimizzare le campagne di advertising.

Per entrambe le casistiche quindi rientriamo in ciò che dicevamo prima: meno dati, e meno precisi.

Il destino dell’advertising

Prima di indossare l’abito nero è bene riflettere un po’: è vero che questi cambiamenti intaccheranno i dati, ma questo sarà limitato esclusivamente agli utenti con iOS 14.5 che decideranno di impedirci di tracciarli.

È vero anche però che questo potrebbe essere l’inizio di un futuro con sempre meno tracciamenti e sempre meno dati. Che fare quindi?

Interventi tecnici: sistemiamoci adesso perché altrimenti potremmo pentircene

Innanzitutto ad oggi è bene prepararsi all’impatto cambiando le impostazioni di siti ed eventi perché rientrino nei nuovi parametri richiesti da Facebook: in questo modo le campagne non verranno interrotte e gli eventi più importanti continueranno ad essere tracciati. Le modifiche da fare sono di natura tecnica, quindi se non si ha praticità con il Business Manager di Facebook è bene farsi aiutare dai propri advertiser di riferimento (come noi, tanto per fare un esempio).

È importantissimo che le impostazioni vengano sistemate adesso che la situazione è ancora in stallo, perché qualsiasi modifica effettuata dopo il rilascio dell’aggiornamento Apple rischierebbe di bloccare le vostre campagne.

Assicuriamoci quindi di aver completato:

  • La verifica del nostro dominio su Facebook
  • L’impostazione degli 8 eventi
  • La definizione della gerarchia degli 8 eventi (in caso di utente opt-out, quale evento è più importante che venga tracciato?)

Interventi strategici: chiusa una porta, se ne apre un’altra!

Dovremo poi sperimentare, testare, imparare; creare nuove strategie e nuovi contenuti, rafforzare i legami con il nostro pubblico e raggiungerlo qualora dovesse “sparire” dai nostri sistemi di tracciamento. Nonostante i dati siano ora il metodo più efficace per avvicinarsi agli utenti, non sono certo l’unico!

Rafforzare la newsletter è per esempio un modo efficace per raggiungere i clienti, tenerli aggiornati e “ripescarli” per creare pubblici simili o campagne di conversione.

I contenuti sono inoltre la punta di diamante di ogni azienda presente sui social: un piano editoriale accurato, contenuti originali e attenzione verso la community creano interesse e fedeltà verso il brand che possono andare oltre la targetizzazione con i dati.

Guardando all’orizzonte

In conclusione i canali come Facebook e Instagram potrebbero, forse paradossalmente, diventare sempre più importanti. Ottimizzare le campagne grazie ai pubblici ottenuti dalle interazioni, dai follower o dalle visualizzazioni video permetterebbe di saltare a piè pari i problemi di pixel, eventi e tracciamenti. L’aggiornamento ad iOS 14.5 ci farà perdere dati provenienti da fonti esterne a Facebook (come i siti web), e la loro mancanza dove può riportarci… se non di nuovo da Facebook?

L’advertising è un mare in burrasca in continuo cambiamento, dove l’ago della bussola cambia sempre direzione. Ma Noiza è sempre qui per aiutarvi a navigare e accompagnarvi … verso l’ineluttabile, e oltre!