Negli ultimi anni, il design della UX/UI ha subito una trasformazione significativa, passando da semplici progetti web a esperienze digitali interattive e complesse, che spaziano dalle app mobili ai software aziendali. Alla base del design della UX/UI rimane la comprensione dei bisogni, dei comportamenti e delle emozioni umane. Tuttavia, l’avvento dell’intelligenza artificiale e dell’automazione sta cambiando il modo in cui i designer affrontano i problemi e creano soluzioni.
Queste tecnologie consentono di automatizzare attività ripetitive, analizzare rapidamente i dati e proporre soluzioni di design personalizzate basate su insight generati da strumenti avanzati.
La forza dell’AI risiede nella capacità di elaborare enormi quantità di dati, identificare schemi e suggerire soluzioni su misura per le esigenze specifiche degli utenti. Con l’automazione dei processi UX, il ruolo del designer si sta evolvendo verso decisioni strategiche e creative, mentre le attività ripetitive vengono delegate alle macchine.
Strumenti potenziati dall’AI per il processo di UX Design
Numerosi strumenti basati sull’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo in cui i designer lavorano, offrendo nuove possibilità per velocizzare e ottimizzare il workflow.
Ricerca utente basata su AI
La ricerca utente è un elemento fondamentale della UX design, indispensabile per comprendere le esigenze e i comportamenti degli utenti. Tradizionalmente, questa fase comporta sondaggi, interviste e test di usabilità, spesso lunghi e complessi (nonché molto costosi).
Oggi, strumenti come Hotjar velocizzano questo processo analizzando il comportamento degli utenti attraverso heatmap, registrazioni delle sessioni e tracciamento dei clic.
Hotjar fornisce heatmap e tracciamenti per analizzare il comportamento degli utenti in modo visuale.
Quali vantaggi porta ai designer? Grazie a questi strumenti, i designer ottengono insight rapidi e precisi, riducendo il margine di errore e aumentando la qualità dei dati raccolti.
Design personalizzato tramite AI
Figma, uno degli strumenti di design più utilizzati al mondo, sta integrando sempre più funzionalità AI per rendere il processo ancora più efficiente e personalizzato. Grazie ai plugin basati su AI – come Autoflow per la creazione automatica di flussi e diagrammi – o ai suggerimenti automatici durante la prototipazione interattiva, Figma accelera il workflow e migliora la precisione.
Figma integra sempre più funzionalità AI per velocizzare la progettazione e migliorare la prototipazione.
Inoltre, l’integrazione di plugin AI per la generazione automatica di testi e immagini consente di creare mockup realistici e prototipi avanzati senza la necessità di ricorrere a strumenti esterni.
Quali sono i vantaggi? Questo approccio permette ai designer di risparmiare tempo e di testare rapidamente diverse soluzioni grafiche, adattandosi in modo dinamico alle esigenze del progetto.
Test di usabilità con AI
Il testing di usabilità è essenziale per garantire esperienze fluide e coinvolgenti!
Strumenti come PlaybookUX simulano comportamenti utente e analizzano i prototipi per identificare problemi di navigazione o barriere all’accessibilità. Questo consente di ottimizzare l’interfaccia prima del lancio, prevenendo errori costosi.
Con PlaybookUX è possibile testare prototipi raccogliendo feedback realistici e automatizzati.
Il ruolo del Designer
Nonostante l’avvento di queste tecnologie, l’intervento umano del designer resta fondamentale per garantire la coerenza visiva e il rispetto delle linee guida definite dal brand book del cliente.
Sebbene l’AI supporti il processo creativo, la sensibilità estetica e la comprensione del contesto aziendale rimangono competenze insostituibili del designer.
Conclusione
L’intelligenza artificiale e l’automazione stanno rivoluzionando il design della UX/UI, rendendo i processi più veloci e precisi. Tuttavia, la componente umana resta fondamentale per creare esperienze emozionali e autentiche. Il futuro del design non sarà solo tecnologico, ma anche profondamente umano, dove la creatività e l’empatia resteranno inevitabilmente pilastri fondamentali.
Ulteriori riferimenti
Ho parlato di strumenti AI per graphic designer anche in questo articolo: scopri i 6 tool che ritengo indispensabili.
Come designer, conosco bene la soddisfazione di dare vita a un progetto visivo da zero, ma non posso negare che alcune attività ripetitive e meccaniche possano rallentare il flusso creativo.
L’intelligenza artificiale sta cambiando questo scenario. Non si tratta di sostituire il talento umano ma di valorizzarlo e potenziarlo. In questo articolo esploreremo alcuni strumenti di IA che possono davvero fare la differenza nel lavoro quotidiano di un designer, ottimizzando i processi e aprendo nuove possibilità creative.
Diciamolo chiaramente: se c’è una parte del lavoro che la maggior parte dei graphic designer non ama particolarmente, è sicuramente quella delle attività ripetitive e noiose, come la rimozione degli sfondi o la formattazione del testo.
Fortunatamente, l’evoluzione dell’intelligenza artificiale ha portato alla creazione di strumenti sempre più sofisticati, che non solo velocizzano i compiti più tediosi, ma offrono anche un supporto creativo prezioso. Questi strumenti diventano una fonte di ispirazione quando si è bloccati o alla ricerca di nuove idee.
In questo articolo esploreremo alcuni dei migliori software di progettazione IA disponibili, analizzando le loro funzionalità principali, i vantaggi e i casi d’uso.
Cosa sono gli strumenti di IA per i designer?
Gli strumenti di intelligenza artificiale per il graphic design automatizzano attività ripetitive e supportano la creatività tramite l’elaborazione di immagini, testi e altri elementi grafici.
Questi software aiutano i designer a liberarsi da compiti meccanici come la rimozione di sfondi o il ridimensionamento delle immagini, offrendo più spazio alla sperimentazione visiva. Grazie al machine learning e all’elaborazione del linguaggio naturale (NLP), generano contenuti personalizzati e si adattano progressivamente alle esigenze dell’utente.
Tuttavia, nonostante la loro potenza, è fondamentale mantenere una solida conoscenza delle regole del buon design e dei software professionali tradizionali. L’IA è un prezioso alleato, ma non può sostituire la competenza e l’esperienza acquisite nel tempo.
6 strumenti di IA indispensabili per i graphic designer
Adobe Firefly: creatività potenziata dall’IA
Adobe Firefly è l’ultima novità della suite Adobe, pensata per potenziare il lavoro creativo attraverso l’intelligenza artificiale. Questo strumento permette di generare effetti di testo innovativi, trasformare il testo in immagini e ricolorare vettori con un’ampia gamma di variazioni cromatiche.
Firefly è disponibile per gli abbonati ai programmi cloud di Adobe, come Illustrator, Photoshop, Premiere Pro (beta) e Lightroom. L’integrazione con il flusso di lavoro esistente lo rende un’aggiunta preziosa.
Let’s Enhance: immagini di alta qualità in un click
Let’s Enhance è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che migliora la qualità delle immagini senza perdere dettagli preziosi. Ideale per ingrandire foto a bassa risoluzione o restaurare immagini datate, utilizza reti neurali per ricostruire e potenziare i dettagli, garantendo risultati di alta qualità anche partendo da immagini pixelate.
Perfetto per chi ha bisogno di preparare immagini per la stampa o per l’uso digitale senza compromettere la nitidezza, Let’s Enhance rappresenta una soluzione rapida e affidabile per ottimizzare il materiale visivo.
Fontjoy è uno strumento innovativo che utilizza reti neurali per creare abbinamenti di caratteri armoniosi e visivamente attraenti. Grazie ad algoritmi avanzati di intelligenza artificiale, analizza una vasta gamma di font per suggerire coppie tipografiche coerenti, perfette per progetti di branding, web design e marketing.
Ideale per graphic designer e professionisti del branding, Fontjoy elimina il fastidio della selezione manuale dei caratteri, offrendo combinazioni pronte all’uso e visualizzazioni in tempo reale per verificare l’effetto finale. Un vero alleato per ottimizzare l’appeal visivo dei progetti senza sacrificare il tempo e la qualità.
Khroma: palette cromatiche su misura
Khroma è uno strumento basato sull’intelligenza artificiale che aiuta i designer a creare combinazioni di colori personalizzate in base alle proprie preferenze. Ideale per chi cerca uniformità cromatica tra diversi progetti, Khroma offre una vasta gamma di palette già pronte o personalizzabili.
Grazie alla capacità di apprendere dai gusti dell’utente, lo strumento suggerisce colori coerenti e armoniosi, facilitando il processo di scelta e garantendo una coerenza estetica ottimale.
AutoDraw: schizzi raffinati in un attimo
AutoDraw, sviluppato da Google, è uno strumento intelligente che converte schizzi grezzi in illustrazioni pulite e professionali. Grazie all’uso dell’apprendimento automatico, riesce a prevedere cosa stai cercando di disegnare, suggerendo varianti più curate e stilizzate.
Ideale per schizzi rapidi e ideazione visiva, AutoDraw è adatto sia ai designer professionisti che a chi si diletta con il disegno. La sua interfaccia intuitiva lo rende accessibile a tutti, semplificando la fase di brainstorming e garantendo risultati visivamente piacevoli.
Alpaca: dal 2D al 3D in pochi click
Alpaca è uno strumento innovativo che utilizza l’intelligenza artificiale per trasformare progetti bidimensionali in modelli tridimensionali. Ideale per designer di prodotti e architetti, Alpaca interpreta profondità e prospettiva, creando rendering 3D accurati e realistici a partire da semplici schizzi 2D.
Grazie alla capacità di comprendere proporzioni e angoli, offre un’esperienza immersiva e consente di visualizzare in modo dinamico i propri progetti, rendendo la presentazione dei concept ancora più coinvolgente.
Conclusioni
L’adozione dell’intelligenza artificiale nel graphic design non significa abbandonare le competenze tradizionali, ma arricchire il proprio processo creativo con nuove possibilità. Gli strumenti di IA possono accelerare attività ripetitive, suggerire combinazioni visive inaspettate e offrire spunti innovativi, ma non devono sostituire il talento e la sensibilità acquisiti nel tempo.
I designer più efficaci sono quelli che riescono a combinare l’uso consapevole della tecnologia con una solida padronanza delle regole del buon design. Solo così l’IA diventa un potente alleato, capace di amplificare il valore del lavoro creativo senza mai comprometterne l’autenticità e l’impatto visivo.
Fare Meta Advertising non è semplice: mille variabili, ottimizzazioni e opzioni tra cui scegliere.
Le campagne di conversione Meta sono però incredibilmente efficaci per chi deve gestire un e-commerce… se impostate nel modo giusto.
E come si impostano nel modo giusto? Lo scoprirai nei prossimi 9 punti.
1. Tracciamenti
Il primo consiglio che mi sento di darti è il più importante, la base senza cui tutto il resto non conta: i tracciamenti devono funzionare alla perfezione.
Pixel e Conversion API devono essere entrambi impostati correttamente, perché altrimenti l’algoritmo lavorerà senza alcuna direzione e avrai buttato i soldi dell’advertising.
Assicurati quindi che tutte le fasi del funnel di acquisto (aggiunte al carrello, inizi di checkout, etc.) e i relativi parametri (costo dei prodotti, ID, etc.) vengano tracciati.
Un classico esempio di eventi impostati per un e-commerce
Tip: se utilizzi un catalogo dinamico controlla periodicamente anche quello.
2. Definire un budget adeguato
Secondo punto fondamentale: la benzina. Se vuoi ottenere molti risultati dovrai prevedere un investimento sufficiente, soprattutto perché questi risultati in particolare sono l’azione più difficile da far eseguire ad un utente: lasciarti i suoi soldi.
Argomento tecnico ma non per questo da sottovalutare, le finestre di attribuzione sono indispensabili per far capire all’algoritmo che tipo di acquirenti cercare.
Le principali sono due:
7-day click, per acquisti effettuati entro 7 giorni dal click sull’inserzione,
oppure 7-day click + 1-day view, che include anche gli acquisti effettuati entro 1 giorno dalla visione dell’inserzione, senza per forza averla cliccata.
Ok, ma qual è la differenza in parole povere?
L’attribuzione 7-day click indica che una persona ha almeno cliccato sulla nostra ad. È di solito più difficile da ottenere, ma indica probabilmente che l’inserzione ha avuto un forte impatto nella decisione dell’utente.
Gli acquisti 1-day view invece vengono attribuiti alle nostre campagne, ma le persone hanno soltanto visto l’inserzione. Ed effettuato l’acquisto in altro modo – per esempio, andando direttamente sul sito. Non è chiaro quindi quanto l’ad abbia impattato sulla decisione dell’utente, che probabilmente aveva già intenzione di comprare.
La questione dell’attribuzione è complessa e delicata, ma è importante comunque avere un’idea di base.
Semplificandola molto, ti consiglio di scegliere:
7-day click se hai un brand avviato, presente anche su altri canali e che vuole lavorare sull’incrementalità di Meta;
7-day click + 1-day view se invece sei agli inizi e preferisci dare all’algoritmo più dati su cui lavorare e su cui costruire un pubblico iniziale.
I risultati delle due finestre di attribuzione possono variare tantissimo tra loro.
4. Trovare la frequenza ideale
La frequenza è il rapporto tra le impression e la copertura, ovvero il numero di utenti unici raggiunti.
Tradotto? La frequenza indica quante volte le persone vedono un’ad.
Ottimizzare la frequenza significa mostrare le inserzioni quanto basta per far sì che le persone si ricordino del nostro messaggio, ma senza infastidirle.
Perché, ripetiamo insieme: le persone su Facebook e Instagram non vogliono vedere le nostre pubblicità. Non sono lì per questo. Se volessero farlo, andrebbero su Google. Quindi dobbiamo approcciarci a loro con cautela ed educazione.
Mercati e target sono estremamente diversi tra loro, ma per avere un riferimento molto generico puoi basarti su questi valori:
tra 1 e 2 volte alla settimana per campagne rivolte a pubblici freddi, di prospecting;
circa 7 volte a settimana (quindi una volta al giorno) per il retargeting dei pubblici caldi.
In media, buona parte delle persone che raggiungiamo con l’adv vede le inserzioni una volta sola. Ma è troppo poco perché abbiano un impatto sul ricordo del brand.
5. Scegliere la giusta Call to Action
Le CTA che Meta mette a disposizione nelle campagne di conversione sono molte e specifiche, ed è compito dell’advertiser scegliere la migliore.
Molto spesso si vede utilizzare il generico “Scopri di più”, ma se vuoi promuovere un e-commerce su Meta non puoi lasciare spazio a dubbi o interpretazioni.
Vuoi che una persona compri? Allora scegli la Call to Action “Acquista ora”. E basta.
6. Produrre creatività ad hoc
Segue il punto precedente: le creatività devono essere chiare ed esplicite.
Via libera quindi a scritte grandi e prodotti in primo piano, con foto di buona qualità.
Concludiamo il trittico di consigli sulle ads menzionando i formati nati appositamente per gli e-commerce: le inserzioni dinamiche, di cui puoi scoprire ogni segreto in questo articolo.
Utilizzare collection, caroselli o immagini dinamiche con un bel catalogo prodotti è fondamentale per promuovere un e-commerce su Meta.
I caroselli dinamici sono formati molto efficaci per gli e-commerce.
8. Scegliere un obiettivo di campagna adatto
La quantità di opzioni che abbiamo a disposizione per ottimizzare le campagne Meta è davvero ampia. Anche nel caso specifico degli e-commerce, nonostante l’obiettivo di campagna generico sia “Vendite”, possiamo scegliere tra diverse varianti.
Advantage+ o conversione manuale?
Le prime sono il più recente gioiellino algoritmico di Meta, mentre le seconde le campagne “tradizionali” di vendita che permettono di personalizzare in modo più specifico pubblici e posizionamenti.
La piattaforma spinge molto le campagne algoritmiche ed effettivamente il machine learning migliora di giorno in giorno, ma prima di riempire il vostro account di Advantage+ ti suggerisco di leggere questo articolo fino in fondo…
Catalogo: sì o no?
Nelle campagne manuali puoi scegliere di utilizzare le inserzioni del catalogo. Come detto prima sono molto utili, ma attenzione: attivare l’opzione significa poter usare solo inserzioni con catalogo, che peraltro deve essere lo stesso per tutta la campagna.
Anche a livello di gruppi di inserzione avrai l’obbligo di scegliere un set di prodotti e utilizzare solo quello per tutte le tue ads.
Valuta quindi se è questa l’opzione che fa per te e, se hai dubbi, non attivarla. Potrai comunque utilizzare le inserzioni con catalogo dinamico (e anche tutti gli altri formati).
Nelle impostazioni della campagna di vendita possiamo scegliere se utilizzare solo inserzioni con catalogo
Numero o valore?
Infine, in entrambe le tipologie di campagna puoi scegliere tra due obiettivi di prestazioni: il numero di conversioni, oppure il valore delle stesse. Quantità o qualità.
La scelta dipende dal tuo business e da che tipo di prodotti vendi, ma tieni presente che ottimizzare per valore in modo efficace richiede una buona quantità di dati.
Se sei agli inizi della vostra attività di advertising potrebbe quindi essere più efficace puntare sulla quantità.
9. Bonus: occhio alle trappole!
I consigli per campagne di e-commerce che abbiamo visto fino adesso sono generici e offrono un’ottima base per capire come migliorare l’advertising su Meta, ma attenzione: sono solo l’inizio.
Ogni situazione è diversa dalle altre e le piattaforme stesse offrono così tante possibilità che è impossibile esista una sola soluzione per tutti i casi.
Se vuoi davvero fare un salto di qualità allora devi assolutamente leggere il mio articolo su come evitare le trappole delle best practice, di cui onestamente vado molto fiera. Ti aprirà un mondo.
Le Advantage+ sembrano performare molto meglio delle campagne tradizionali. Ma è sempre vero?
Conclusioni
Arrivati a questo punto puoi vantarti di sapere cosa serve per promuovere un e-commerce su Meta.
Il prossimo passo sarà mettere tutto in discussione. Regolarmente, con metodo, per migliorare sempre di più.
La Lead Generation su Meta, che include Facebook e Instagram, può essere un potente alleato per acquisire nuovi contatti qualificati. Tuttavia, per ottenere risultati concreti, è essenziale pianificare una strategia ben strutturata. Ecco i 5 step fondamentali per massimizzare l’efficacia delle tue campagne.
1. Definisci il tuo pubblico con precisione
Una strategia di successo parte da una chiara comprensione di chi vuoi, ma soprattutto di chi non vuoi raggiungere. Meta offre strumenti avanzati per la segmentazione, tra cui:
audience personalizzate: ti basterà caricare un database di contatti già ottenuti di modo da poterli escludere dal tuo target;
audience simili (o Lookalike): si possono creare pubblici che condividono caratteristiche simili ai tuoi contatti già acquisiti;
target dettagliato: sfrutta parametri come interessi, comportamenti e dati demografici per raggiungere potenziali nuovi utenti.
2. Scegli il form più adatto
Meta offre due opzioni per la Lead Generation: i lead ads nativi (interni alla piattaforma) o i form su landing page esterne.
Lead Ads native su Meta
Le Lead Ads sono annunci che permettono agli utenti di lasciare i propri dati senza uscire da Facebook o Instagram tramite dei moduli interni a Meta. Ne è un esempio il modulo qui sotto — creato per Veralab — dove l’utente deve solo selezionare le sue preferenze di prodotto (il resto dei campi – nome, cognome e mail è già precompilato).
Esempio di annuncio di Lead Generation utilizzato dal brand Veralab.
Un esempio di modulo più complesso — sempre da sfruttare attraverso le Lead Ads — è questo di Turisanda, dove l’utente deve compilare 10 domande personalizzate (oltre a nome, cognome, numero di telefono ed e-mail), per poi scoprire “Che viaggio di nozze sei”. Questo form richiede più tempo e sforzi per essere compilato, quindi il lead finale sarà di maggiore qualità, visto che l’utente si è impegnato particolarmente per poi lasciare il contatto.
Le prime domande fatte in questo form nativo per Turisanda sono tutte utili a scoprire poi a quale viaggio di nozze ideale si corrisponde.Dopo aver inviato le proprie risponde, alla fine del form si ricorda di controllare il risultato del test nella propria posta elettronica.
Lead form su landing page esterne
Se il funnel è più complesso, è meglio indirizzare gli utenti a una pagina ottimizzata per ottenere nuovi contatti, come abbiamo fatto (inizialmente, prima di implementare anche qui i form nativi) per Tognana.
Annuncio utilizzato per l’acquisizione di nuovi contatti per il brand TognanaIl form su landing page da compilare per iscriversi alla newsletter di Tognana
Quindi, quale strategia è più performante?
Il lead ad nativo porta molto spesso a un costo per lead inferiore, perché è molto più semplice da ottenere (le informazioni in possesso di Meta sono spesso già precompilate), mentre i contatti ottenuti su landing page sono solitamente di maggior qualità, proprio perché richiedono uno sforzo maggiore per l’utente e maggiori step per ottenerli.
Ti consigliamo, quindi, di analizzare i lead ottenuti nel CRM, al fine di valutare quale tipo di modulo (lead nativo o esterno) ha portato poi a maggiori acquisti e/o sottoscrizioni finali: solo così facendo puoi valutare la qualità dei contatti e stabilire quale strategia è qualitativamente più efficace.
3. Crea un’offerta irresistibile per i nuovi iscritti
Le persone sono più inclini a lasciare i propri dati se ricevono qualcosa in cambio. Offri valore ai tuoi utenti!
Ecco alcune idee molto efficaci per ottenere nuovi contatti con le tue campagne di Lead Generation:
contenuti esclusivi: ebook, guide, white paper o webinar scaricabili gratuitamente dopo aver lasciato i propri dati;
sconti personalizzati: un incentivo economico può essere molto persuasivo in cambio dell’iscrizione al sito o alla newsletter;
accesso anticipato: promuovi un prodotto o un servizio in anteprima per gli iscritti.
4. Monitora e ottimizza le campagne
L’analisi dei risultati è fondamentale per migliorare continuamente le tue strategie. Affidati quindi a:
Meta Ads Manager per monitorare metriche come CTR (Click-Through Rate), CPC (Costo Per Click) e soprattutto CPL (Costo Per Lead) e ottimizza le campagne per la target audience più performante;
dati CRM: traccia il comportamento degli post-iscrizione, per valutare quanti nuovi lead poi convertono o quanti abbandonano la mailing list;
test A/B: sperimenta con varianti di creatività, testi, moduli lead e offerte per identificare ciò che funziona meglio sul tuo pubblico.
5. Sfrutta le lead raccolte con strategie mirate
Dopo aver ottenuto i contatti, inizia il vero lavoro: trasformare queste lead in clienti! Ecco alcune azioni che puoi mettere in pratica per massimizzare il valore delle lead raccolte su Meta:
retargeting dinamico: le lead raccolte possono essere inserite come pubblico nelle campagne di retargeting, in modo da mantenerle coinvolte e attive con annunci mirati e aumentare così le probabilità che convertano;
upselling e cross-selling: se hai già trasformato una lead in cliente, non fermarti lì! Proponi offerte cross-sell (invogliandolo ad aggiungere al carrello prodotti complementari a quello selezionato) o up-sell (suggerendo l’acquisto di una versione più costosa di quella scelta);
offri upgrade o abbonamenti per aumentare il valore del cliente nel tempo (CLTV).
Conclusioni
Una strategia di Lead Generation efficace su Meta richiede pianificazione, sperimentazione e un costante affinamento. Seguendo questi 5 step, potrai massimizzare il numero di contatti qualificati e creare un funnel che converte.
Ricorda, però, che l’elemento chiave è il valore offerto al tuo pubblico: sii rilevante, autentico e orientato ai bisogni degli utenti.
Sei pronto a mettere in pratica questi consigli? Testa subito la tua strategia e inizia a generare nuovi lead!
In un nostro procedente articolo abbiamo fatto una panoramica del mercato del settore Beauty & Pharma per il 2025, riassumendo quanto detto dagli speaker della prima edizione dell’Ecommerce Beauty & Pharma Conference.
In questo, invece, vogliamo andare più in profondità e capire come sfruttare i trend ecommerce 2025 con le Meta Ads, dando anche importanza al ruolo che avrà il Content Marketing quest’anno e in futuro.
Fidelizzazione & Engagement al centro
Nel panorama ecommerce attuale per il settore Beauty & Pharma, acquisire nuovi clienti sta diventando sempre più costoso, rendendo la fidelizzazione un elemento strategico imprescindibile, soprattutto se consideriamo quelli che potremmo definire i “problemi” dei settori Beauty & Pharma.
I problemi delle aziende dei settori Beauty & Pharma: regolamentazioni ferree, uno specifico ciclo di vita del prodotto, la sensibilità dei consumatori ai loro bisogni e problemi comuni, come il sovraccarico di dati e le comunicazioni generiche (alessio Sorrentino, Business Developer di Floox).
Qualche dato:
un cliente ha una probabilità del 65% di riacquistare da un brand, contro una tra il 5% e il 20% di un nuovo utente (fonte: Insvep, Boston Consulting);
mantenere un cliente costa un quinto rispetto ad acquisirne uno nuovo;
la motivazione principale per cui un cliente non riacquista o si allontana dal brand è perché pensa che questo non è interessato ai suoi bisogni e desideri.
I principali motivi per cui un cliente abbandona un’azienda, secondo Superoffice.
Ecco che, quindi, in materia di fatturato la retention è un tema fondamentale, soprattutto se si pensa che — secondo SimplicityDX — migliorare il tasso di fidelizzazione degli utenti anche solo del 5% può portare a un aumento del fatturato compreso tra il 25% e il 95% (un risultato che, ovviamente, dipende dal tipo di prodotto offerto e dal vertical in cui il brand compete).
Sappiamo, infatti, che oltre il 41% del fatturato ecommerce proviene da clienti di ritorno, confermando l’importanza di strategie mirate per mantenere attiva la customer base.
Strategie per migliorare la retention del tuo ecommerce
D’accordo, ma quali sono queste strategie? In primis la marketing automation che, soprattutto se integrata con l’intelligenza artificiale, consente di personalizzare le comunicazioni, anticipare le esigenze degli utenti e offrire esperienze su misura, incrementando così il tasso di fidelizzazione.
Come tutti gli strumenti, anche la marketing automation va strutturata in modo strategico, soprattutto considerando quali sono i motivi per cui gli iscritti a una newsletter rimangono tali:
Secondo Omeda, questi sono i principali motivi per cui gli utenti rimangono iscritti alle newsletter.
Un altro strumento sono i programmi di loyalty, che permettono un maggiore ingaggio dei clienti con l’azienda e allo stesso tempo creano un senso di appartenenza più forte.
A supporto di questa ci sono anche altri strumenti interattivi come quiz, test personalizzati e gamification on-site, che si rivelano particolarmente efficaci nell’aumentare l’engagement (soprattutto nel caso di un beauty brand).
Advertising su Meta: i trend ecommerce per il 2025
Con l’aumento della saturazione pubblicitaria e il conseguente incremento dei costi per acquisire visibilità sui social, è necessario che le aziende ripensino alle proprie strategie di advertising.
Aumento globale in $USD del CPM (Costo per Mille Impression) dal 2020 a oggi, in una slide dall’intervento di Micheal Vittori (Ecommerce School).
In particolare, tra i pilastri fondamentali troviamo:
la generazione (e l’uso) di dati di prima parte, perché — soprattutto in questo settore — sono sempre meno i segnali ottenibili da parte delle piattaforme pubblicitarie, proprio per una maggiore tutela della privacy degli utenti;
una semplificazione della struttura delle campagne adv, che deve andare di pari passo con…
un sempre maggiore sforzo creativo e una diversificazione dei concetti e dei formati utilizzati negli annunci, per soddisfare le “esigenze” dell’algoritmo.
Certo, l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la creazione di asset pubblicitari, accelerando la produzione di contenuti. Tuttavia, questa rapidità influisce sulla già presente saturazione dei messaggi a cui gli utenti sono esposti, riducendone l’impatto degli annunci pubblicitari.
Per emergere in questo contesto “affollato”, i brand devono puntare su qualità e autenticità, usando l’AI solo come supporto alla creazione di contenuti, senza perdere però il cosiddetto “human touch”. Secondo Nielsen IQ, infatti, molti utenti trovano i contenuti generati dall’AI noiosi e poco coinvolgenti, evidenziando la necessità di un marketing più empatico e centrato sulla persona.
Un altro trend è il ritorno ai contenuti long-form: se in passato l’attenzione si concentrava su formati brevi e immediati, oggi gli utenti mostrano un crescente apprezzamento per contenuti educativi e approfonditi.
È un cambio di paradigma, che offre ai brand l’opportunità di creare valore, andando oltre alla mera promozione del proprio prodotto o servizio. Per catturare l’attenzione, sarà essenziale un linguaggio autentico e coinvolgente: l’intelligenza artificiale può aiutare a ottimizzare la distribuzione dei contenuti, ma il vero successo del messaggio dipenderà dalla capacità di raccontare storie autentiche, creando così un legame emotivo con il pubblico.
I trend creativi del 2025 per Facebook e Instagram individuati da Michael Vittori (Ecommerce School).
L’importanza del Content Marketing nel 2025
La domanda latente sta evolvendo: il numero di utenti che scoprono nuovi brand attraverso i social network è in crescita. Allo stesso tempo, la domanda diretta si sta sempre più affidando a strumenti AI per ricercare informazioni specifiche su prodotti e servizi, come prezzi e modalità di pagamento, mettendo da parte i motori di ricerca tradizionali.
In questo scenario, una content strategy efficace è l’elemento chiave per consolidare l’autorevolezza del brand, curare la fidelizzazione dei clienti e aumentare il tasso di conversione. Inoltre, una strategia ben strutturata contribuisce alla monetizzazione e ottimizza il traffico organico verso il sito web del brand, riducendo potenzialmente anche la spesa pubblicitaria.
Ma quali sono i contenuti migliori che un brand dovrebbe prevedere nella sua strategia per supportare tutti questi obiettivi? Contenuti educativi, recensioni dei clienti, applicazioni e comparazioni tra prodotti, unboxing, live shopping e UGC (User-Generated Content) sono solo alcuni esempi.
Video, podcast, infografiche, live stream sono solo alcuni dei contenuti da proporre alla propria audience per migliorare la presenza online del brand (Francesco Chiappini, Ecommerce School).
Dobbiamo ricordarci, infatti, che oggi non sono più i brand a vendere i loro prodotti ma i consumatori stessi, attraverso le loro esperienze condivise sui social. Creare contenuti di valore, dunque, permette di intercettare il pubblico giusto e di distanziarsi da logiche puramente basate sul prezzo.
Con l’AI che gioca un ruolo sempre più centrale nella creazione e distribuzione dei contenuti (mantenendo a mente tutte le premesse del paragrafo precedente), è essenziale definire i canali giusti e diversificare i format per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più informato ed esigente, spostando il focus dal puro “marketing di prodotto”.
Conclusioni
Nel 2025 e nel prossimo futuro le strategie ecommerce del settore Beauty & Pharma dovranno evolversi per rispondere a un mercato sempre più competitivo e a consumatori più esigenti. La fidelizzazione sarà cruciale, supportata da strumenti come la marketing automation e i programmi di loyalty.
Allo stesso tempo, l’advertising su Meta dovrà puntare su dati di prima parte, creatività diversificate e dall’approccio più umano, per distinguersi in un contesto sempre più saturo di contenuti AI-based.
Anche il content marketing avrà un ruolo centrale nel posizionamento del brand, se verrà data importanza a contenuti maggiormente educativi e autentici, capaci di generare fiducia e un valore per il cliente.
Adattarsi a questi trend sarà essenziale per costruire strategie vincenti e sostenibili nel lungo periodo.
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Hai bisogno di un supporto per affrontare questi cambiamenti che il mercato sta attraversando? Siamo qui per aiutarti!
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Il 31 gennaio e il 1 febbraio scorsi abbiamo partecipato alla prima edizione dell’Ecommerce Beauty & Pharma Conference a Bologna, con l’obiettivo di esplorare le tendenze del settore e comprendere le strategie vincenti per affrontare un mercato sempre più competitivo.
Ecco le principali riflessioni emerse da queste due giornate.
Panoramica del settore
Negli ultimi anni, il settore Beauty & Pharma ha registrato una forte crescita del canale ecommerce, trainata in particolare dal comparto Igiene e Bellezza, che tra il 2022 e il 2024 ha segnato un incremento del 17,4%.
Secondo i dati IQVIA, il comparto Igiene e Bellezza guida la crescita dell’ecommerce, con un impatto del +17,4% tra 2022 e 2024.
Nonostante ciò, questo mercato pone obiettivi sfidanti: a livello globale, secondo Statista il Conversion Rate medio per gli ecommerce si è attestato sull’1,8%, mentre in Italia il make-up ha raggiunto il 2,3% e la skincare il 2%. Questi dati evidenziano quindi la necessità di strategie mirate per ottimizzare l’esperienza utente e incrementare la fidelizzazione, fattori chiave per raggiungere e superare questo benchmark.
Chi sono i clienti del settore Beauty & Pharma?
Secondo NIQ Digital Purchases, questi sono i profili degli shopper in Italia con focus sui comparti Bellezza e Salute & Cura personale nel 2024.
Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Beauty, secondo NielsenIQ.Profili degli acquirenti in Italia per il comparto Health & Personal Care, secondo NielsenIQ.
Cosa li caratterizza?
Innanzitutto, una richiesta di alta personalizzazione dell’offerta, che diventa un’ottima opportunità per i brand per distinguersi dai competitors in questo settore che è estremamente competitivo, ma non sempre offre opportunità in questo senso ai consumatori.
In secondo luogo, hanno bisogno di percepire una totale trasparenza e fiducia nei confronti del brand, in quanto — come vedremo — detentore di una serie di dati sensibili, a cui gli stessi consumatori sono sempre più attenti.
E, infine, una maggiore predisposizione ad acquisti ricorrenti, rispetto ad altri settori.
Da cosa vengono influenzati?
Parleremo del Direct-To-Consumer più diffusamente tra poco, ma tra i primi fattori che influenzano i consumatori nell’acquistare direttamente dai brand troviamo un prezzo migliore, la consegna gratuita, veloce e conveniente, nonché anche il reso gratis.
I principali fattori che influenzano i consumatori nell’acquisto direttamente dai brand, secondo Jessica Franceschini (Ecommerce School).
L’importanza di un approccio omnicanale
I settori del Beauty e del Pharma stanno vivendo una trasformazione significativa, in cui l’omnicanalità non è più un’opzione ma una necessità.
Sempre più consumatori cercano informazioni sui prodotti online prima di finalizzare l’acquisto, che per l’80% di questi avviene in negozio; inoltre, il customer journey è sempre più lungo, stimando che per l’89% dei consumatori questo superi i 6 touchpoint. Per questo, un’integrazione coerente tra i vari canali è essenziale: i clienti si aspettano un’esperienza d’acquisto fluida, senza discrepanze nei prezzi, nelle informazioni o nei servizi offerti.
Le aziende che hanno adottato una strategia omnicanale ben strutturata hanno registrato un aumento del fatturato del 9,5% e una riduzione dei costi operativi del 7,5%, confermando che la sinergia tra online e offline è un fattore chiave di successo.
Il Direct-To-Consumer in un approccio omnicanale
In questo contesto, un ruolo fondamentale assume il canale Direct-To-Consumer (DTC), grazie al quale nel 2024 — secondo dati NielsenIQ — il settore Beauty ha generato entrate per €474 milioni, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente.
Nel settore Beauty, ecco i migliori 5 merchants per aumento di quota e per share in Italia, in cui troviamo anche Veralab, nostro cliente dal 2021.
I migliori 5 merchants per aumento di quota e per share nel 2024 in Italia, secondo NielsenIQ.
Il DTC non è (e non dev’essere) solo un canale di vendita, ma anche un potente strumento per raccogliere dati sui clienti, informare il pubblico e fornire servizi personalizzati. Certo, grazie alla vendita diretta i brand possono colmare le lacune della distribuzione tradizionale, offrendo assortimenti più ampi, promozioni mirate e un rapporto diretto con i consumatori.
Tuttavia, il ruolo del Direct-To-Consumer è anche quello di perseguire gli scopri che gli altri touchpoint non riescono a raggiungere: se tutti i canali online e offline hanno come obiettivo la vendita, allora tutti svolgono lo stesso ruolo, seppur con modalità differenti.
Il DTC, infatti, si distingue per la possibilità di creare una relazione diretta con il consumatore, offrendo non solo prodotti ma anche esperienze personalizzate e un contatto esclusivo con il brand. Come brevemente anticipato, questo canale permette di raccogliere dati fondamentali sul comportamento d’acquisto, sulle preferenze e sulle esigenze degli utenti, dati che possono essere raccolti attraverso — come vedremo — attraverso la marketing automation, la gamification e programmi di loyalty, per poi venir utilizzati per l’ottimizzazione delle strategie di marketing e il miglioramento della customer experience.
Inoltre, il Direct-To-Consumer gioca un ruolo essenziale nel posizionamento aziendale sul mercato, perché è proprio attraverso la comunicazione diretta, i contenuti esclusivi e le iniziative di fidelizzazione, che si può costruire una community di clienti affezionati, aumentando il CLTV (Customer Lifetime Value) del brand stesso. Non a caso, il DTC è spesso il canale ideale per:
testare nuove linee di prodotto non presenti in store;
valutare la risposta del mercato;
sperimentare strategie di pricing o promozionali senza l’intermediazione della distribuzione tradizionale.
Infine, è importante sottolineare che ogni canale distributivo ha il suo ruolo specifico e deve essere valorizzato in funzione delle sue caratteristiche. Un DTC ben strutturato non deve entrare in conflitto con altri canali, ma li deve integrare e rafforzare, contribuendo a una strategia omnicanale efficace e sostenibile. L’equilibrio tra vendita diretta, retail tradizionale e marketplace è la chiave per garantire una crescita solida e un rapporto duraturo con il consumatore.
Marco Biasin (Ecommerce School) ha individuato visivamente i ruoli di ciascun canale distributivo, in un grafico che riproponiamo: quello del DTC è prevalentemente quello di attrarre, informare, raccogliere dati e fornire servizi.
La complessità è un ostacolo
Se da un lato la personalizzazione è essenziale per coinvolgere i clienti, dall’altro la semplicità resta un fattore determinante per migliorare le conversioni: processi di checkout troppo lunghi e complessi compromettono una fetta significativa delle vendite. Si stima che il 60% degli utenti abbandoni l’acquisto proprio per la presenza di troppi passaggi (molto spesso inutili).
Gli ecommerce complessi hanno rischiano di compromettere le conversioni, avere costi operativi più alti e perdere il loro focus strategico (Francesca Sollo, Armah eCommerce Agency).
Quindi cosa fare? Semplificare, semplificare, semplificare!
Ma anche cercare di adattare i processi a contesti e scenari sempre diversi, rendendo gli ostacoli delle opportunità.
L’adozione di interfacce intuitive, l’abbattimento del numero di click necessari per finalizzare un acquisto (se ne consigliamo massimo 3) e l’implementazione di automazioni nei processi ripetitivi — da parte delle aziende — non solo migliorano l’esperienza utente, ma consentono anche alle aziende di focalizzarsi sulla raccolta di dati utili per un’ulteriore ottimizzazione della propria strategia, ottenendo così un tasso di conversione più alto.
In questo contesto è fondamentale leggere sì il mercato, ma andando ad analizzare tutti i dati che gli utenti lasciano lungo il percorso (per esempio, le recensioni) e sfruttandoli per proporre un livello maggiore di personalizzazione dell’esperienza e di fidelizzazione, attraverso suggerimenti mirati.
Conclusioni
In un mercato in continua evoluzione, il settore Beauty & Pharma si trova di fronte a sfide e opportunità uniche. L’integrazione omnicanale, la trasparenza e la personalizzazione dell’offerta si confermano elementi chiave per rispondere alle esigenze di consumatori sempre più informati ed esigenti.
Il Direct-To-Consumer emerge come una strategia vincente, non solo per ottimizzare le vendite, ma anche per costruire relazioni solide e durature con il pubblico.
Guardando al futuro, l’innovazione e l’adozione di nuove tecnologie saranno fondamentali per mantenere la competitività e sfruttare al meglio le tendenze emergenti.
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Uno dei miei libri preferiti sulla scrittura insegna che il mestiere dello scrittore è simile a quello del falegname: si prepara la propria cassetta e ci si infila dentro tutto il necessario da usare al momento del bisogno. Dice anche che in fondo siamo tutti degli scrittori, ma che il segreto per scrivere davvero bene è leggere, leggere, leggere: tanto e di tutto. Sto parlando del libro On writing di Stephen King, uno dei più prolifici scrittori degli ultimi decenni.
I suoi consigli sono perfetti per gli scrittori in erba, ma valgono anche per chi lavora tutti i giorni con i social media?
Vediamo insieme alcuni suggerimenti su come scrivere copy efficaci per i social.
Le competenze di un bravo digital copywriter
Prima di pensare a cosa e come scrivere sui social media bisogna imparare a scrivere bene, pensando ai destinatari del messaggio e con delle solide basi di italiano scritto.
Occhio all’italiano!
Se è vero che con l’avvento dei social media è cambiato il modo di comunicare, spostato sempre di più verso un’oralità scritta, non c’è scusa che regga per evitare errori grammaticali e imprecisioni.
Rispetta la punteggiatura
Attenzione al suo uso corretto, ma non dimentichiamoci mai di aggiungere un pizzico di fluidità ai nostri testi.
Oggi la punteggiatura aiuta anche a veicolare le emozioni, non solo la logica e la sintattica di un testo. Un punto messo alla fine di un copy per Facebook potrebbe ad esempio trasmettere un certo distacco al lettore.
Moderiamo l’utilizzo dei tre punti esclamativi o di sospensione: l’enfasi la possiamo ottenere impegnandoci di più nella creazione del giusto copy.
Cosa dire poi delle care e insidiose virgolette: usiamole solo se necessario, per riportare delle citazioni famose e non per bloccare la magia di un bel copy.
I segni di interpunzione non vogliono mai lo spazio dopo la parola che seguono, al contrario serve invece prima.
Massima attenzione infine agli accenti acuti e gravi e a non cadere in qualche apostrofo sbagliato.
Come scrivere copy efficaci su Facebook
Facebook è la piazza virtuale per eccellenza dedicata al coinvolgimento e alla discussione. Ed è proprio attraverso commenti, reazioni e condivisioni che le persone diventano parte del gradimento della comunicazione.
Il messaggio va progettato immaginando come le persone interagiranno con esso e cosa vogliamo far fare loro dopo aver letto il nostro post.
Alcuni suggerimenti utili:
inizia il copy con una domanda o un dato rilevante;
usa la forma attiva;
semplifica il linguaggio;
fornisci soluzioni e vantaggi;
introduci elenchi e punti elenco;
fai un uso strategico degli spazi bianchi per facilitare la leggibilità del testo;
chiudi con una CTA.
Ma prima di tutto: sintonizzati con la voce del brand per cui parlerai.
Altro punto fondamentale da tenere in considerazione è la brevità dei copy: la capacità media di attenzione umana è calata drasticamente nell’ultimo ventennio. Inoltre, la brevità migliora il coinvolgimento dei lettori, la comprensione e le prestazioni SEO.
Come scrivere copy efficaci su Instagram
A differenza di Facebook, Instagram è il social per eccellenza dell’estetica e delle emozioni.
La didascalia ha l’obiettivo di integrare e creare un dialogo con il visual.
Le prime tre righe (circa 125 caratteri) sono fondamentali in quanto valgono come gancio per il lettore e invito a proseguire la visualizzazione del contenuto.
Non c’è una regola nella lunghezza dei copy, anche se di solito i post più brevi ricevono più like, commenti e condivisioni. I copy più lunghi e corposi sono perfetti per contenuti con un taglio scientifico o di approfondimento.
per ottenere più interazioni gioca con indovinelli e domande;
citazioni e curiosità sono degli ottimi ganci per la lettura;
usa emoticons e spazi bianchi per facilitare la lettura del copy;
inserisci una CTA finale per stimolare tag e commenti.
Come scrivere copy efficaci su Tik Tok
TikTok premia la creatività e l’autenticità, in sintonia con il tono vivace della piattaforma. È importante catturare l’attenzione fin dai primissimi secondi e creare un contenuto che intrattenga e spinga gli utenti a interagire.
Come farlo?
inizia con un gancio irresistibile che crei suspense e spinga gli utenti a guardare il video;
inserisci un testo in sovrimpressione per sottolineare i punti principali del contenuto;
punta su uno stile colloquiale e diretto, con frasi semplici e magari un po’ ironiche;
termina il copy con una CTA che inviti gli utenti a salvare il video, taggare un amico o rispondere nei commenti.
Altri consigli sono quelli di provare a raccontare una storia in pochi secondi, raccontando un problema, la soluzione ad esso e chiudendo con un invito.
Sfrutta i trend della piattaforma e aggiungi un tocco di umorismo ai tuoi copy. Infine, non avere mai paura di sperimentare!
Scrivere copy efficaci su LinkedIn richiede di adattare stile e messaggio a un pubblico professionale e condividere contenuti di valore, esperienze personali e riflessioni sul mondo lavorativo.
Come scrivere un post su LinkedIn?
Inizia con una domanda, un dato interessante o una frase che stimoli la curiosità;
condividi esperienze personali, successi o lezioni apprese per attirare l’interesse del pubblico;
offri valore, quindi consigli pratici, risorse utili o insight di settore;
mantieni i paragrafi brevi e utilizza elementi visivi per guidare l’attenzione;
non dimenticarti della CTA finale;
esprimi la tua opinione su un argomento, ma assicurati di sostenere le tue affermazioni con fatti o esperienze personali.
Come scrivere copy efficaci per degli annunci Ads?
Il copywriting è un’arte che non va mai trascurata, ancora di più se stiamo progettando della campagne di social advertising.
Scrivere copy efficace per le inserzioni richiede infatti un approccio strategico che catturi l’attenzione e spinga ad agire in pochissimo spazio e tempo.
Creare copy persuasivi per annunci pubblicitari richiede di base:
un gancio efficace nella prima riga;
una buona conoscenza del proprio target (i messaggi devono risuonare con le loro esigenze, desideri e sfide quotidiane);
evocare sensazioni come urgenza, curiosità, gioia o sollievo;
la promozione di valori;
CTA semplici, dirette e persuasive;
l’utilizzo di recensioni, testimonianze o dati per dare credibilità all’annuncio.
Le festività possono essere un gancio molto forte per le proprie inserzioni. Ne è un esempio la Festa della Mamma.
E ricorda, ogni piattaforma richiede un approccio diverso per il copy delle Ads: più conciso su Meta, professionale su LinkedIn e giovane e diretto su TikTok.
Un content marketing efficace inizia sempre da te!
Scrivere efficacemente per i social media richiede un approccio personalizzato per ciascuna piattaforma, ma soprattutto intuizione e una buona base comunicativa di partenza.
Affina la tua tecnica, e come detto all’inizio di questo articolo, non smettere mai di formarti!
In queste prime due settimane di dicembre alcuni membri del nostro team hanno partecipato al Digital Strategy di Torino e al Social Media Strategies di Bologna, due appuntamenti in cui hanno partecipato numerosi professionisti del settore.
Ma quali sono stati i temi caldi trattati dagli ospiti? In questo articolo ti faremo un riassunto degli argomenti che — secondo noi — hanno un peso rilevante per il nostro lavoro quotidiano di advertiser.
Intelligenza artificiale
In generale, a fare da padrona a questi eventi è stata senza dubbio l’Intelligenza Artificiale: dall’analisi dei dati alla creazione di testi e immagini, l’IA ha ormai travolto ogni campo dell’advertising – e del marketing in generale – come un’onda che dobbiamo imparare a controllare.
Il cuore – anzi, il cervello – dello speech di Jacopo Matteuzzi (contenuto per l’evento Digital Strategy di Torino)
Jacopo Matteuzzi, per esempio, ha aperto i lavori del Digital Strategy riflettendo sul ruolo dell’AI come supporto per ottimizzare le attività operative, rimarcando come in futuro sarà sempre più fondamentale il ruolo della strategia.
IA e advertising
Moltissime piattaforme hanno adottato ormai da diverso tempo le campagne algoritmiche (Advantage+, Performance Max, Smart+ etc) che fanno massiccio affidamento sul machine learning per identificare il nostro target e distribuire i nostri contenuti nel modo più efficace possibile.
A Bologna, Desireé Bonaldo ha sottolineato come l’IA sia uno strumento potentissimo per organizzare, analizzare e rielaborare i dati, soprattutto in caso di nuovi clienti.
La chiave sta nella qualità dei dati che inseriamo come fonte: se è ottima, saranno ottimi anche gli output. Massima attenzione allora a tracciamenti, advanced matching tra sito e piattaforme, liste clienti e sistemi per l’organizzazione dei dati come Looker Studio.
Desireé ci ha ricordato inoltre che l’IA è molto utile anche per trovare e testare tante piccole variabili da inserire nei nostri testi e nelle nostre grafiche, in modo da avere a disposizione molteplici versioni dei nostri contenuti che possano adattarsi ai vari cluster di target che vogliamo raggiungere.
Dello stesso avviso era anche Francesca Bernini, che si è invece soffermata sulle possibilità – ma anche sui rischi – delle campagne AI driven.
Non è detto infatti che siano sempre la soluzione giusta per noi. Se per esempio vogliamo raggiungere un pubblico molto specifico, oppure vogliamo controllare la frequenza dei nostri annunci, allora sarà meglio virare le nostre scelte verso campagne di conversione “vecchio stile”.
Non è detto che le performance delle campagne AI driven siano sempre migliori di quelle “normali” (dall’intervento di Silvia Filippi per Social Media Strategies di Bologna)
Francesca ha inoltre fatto notare come Andromeda, la nuova IA di Meta, tende a spingere le creatività generate con l’IA anche quando queste sono in realtà degli orrori. Negli esempi che ci ha mostrato l’IA storpiava addirittura il nome e il logo del brand – e noi non lo vogliamo! È importantissimo quindi mantenere sempre un certo margine di controllo.
A Torino, invece, il tema è stato ripreso anche da Flavio Mazzanti, che ha esplorato il concetto di messy middle, evidenziando come le decisioni degli utenti siano sempre meno lineari e richiedono soluzioni che rispondano ai problemi reali, in modo tale da comprendere — nel miglior modo possibile con la realtà dei fatti — il customer journey dei consumatori.
Social Strategy & contest online
Un tema che di certo non poteva mancare all’evento di Bologna. Nel suo intervento, Marco Rossi ha mostrato come i concorsi online rappresentino un potente strumento di Social Media Strategy, ma che per avere successo sia fondamentale partire da una solida pianificazione strategica. Prima di scegliere strumenti e piattaforme, è essenziale definire con il cliente gli obiettivi del contest, adottando un approccio design thinking per creare soluzioni funzionali e personalizzate.
Un contest efficace deve essere coerente con la content strategy del brand e rispondere alla value proposition dei social media, favorendo interazioni, dialoghi tra utenti e connessioni autentiche. In questo modo, non solo si aumenta la brand awareness, ma si rafforza anche il senso di appartenenza al marchio, premiando la fedeltà dei clienti e generando fiducia.
La progettazione di un concorso online inizia con la definizione degli obiettivi: dal miglioramento della visibilità del brand alla fidelizzazione dei clienti. È altrettanto importante conoscere a fondo il proprio pubblico, analizzando i suoi comportamenti sui social per alcuni mesi, così da creare iniziative mirate e coinvolgenti. La pianificazione deve includere un budget ben definito, che consideri sia i costi del progetto sia le spese per la promozione sui media.
Anche il premio scelto gioca un ruolo fondamentale, ovviamente: deve essere rilevante e desiderabile, in quanto elemento chiave per attirare partecipanti. Infine, è indispensabile misurare i risultati attraverso KPI ben definiti, come l’aumento dell’engagement, dei follower o delle iscrizioni alla newsletter.
Tra le tipologie di concorsi più efficaci ci sono:
i freebie, che prevedono piccoli omaggi in cambio di azioni semplici come seguire una pagina;
i giveaway, che richiedono azioni più specifiche, come l’iscrizione a un form, offrendo un premio esclusivo al vincitore;
e i più nuovi winaway, intesa come evoluzione del giveaway, che migliora l’esperienza utente attraverso chatbot e interazioni personalizzate via DM.
Per il successo di un contest è fondamentale creare contenuti autentici, irresistibili e allineati alla strategia aziendale, al fine di non solo migliorare l’engagement, ma anche contribuire alla costruzione di relazioni durature con il pubblico, generando valore sia per il brand sia per i partecipanti.
Content creation e branding
Il segreto di Matteo Bortolotti è creare personaggi memorabili (contenuto per l’evento Digital Strategy di Torino)
In un modo digitale sempre più automatizzato e guidato dall’intelligenza artificiale, un’attenzione particolare va data al potere dello storytelling, come spiegato da Matteo Bortolotti, che al Digital Strategy ha dato i suoi suggerimenti per creare narrazioni autentiche e coinvolgenti, che siano capaci di connettersi emotivamente con il pubblico attraverso una comunicazione transmediale. In particolare, ha suggerito di trasformare i prodotti in personaggi memorabili e autentici, raccontandoli attraverso narrazioni coerenti, affidabili e coinvolgenti.
Questo percorso narrativo può includere colpi di scena e suspense per sorprendere il pubblico, mantenendo sempre un filo logico riconoscibile. Le storie possono essere distribuite su diversi media, garantendo però una coerenza narrativa che rafforzi l’identità del brand.
Un altro elemento cruciale è l’interazione empatica, da costruire ascoltando i feedback e le preferenze del pubblico, senza mai perdere di vista la propria autenticità.
Inoltre, si è sottolineata l’importanza di mostrare il lato umano del brand: pur sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale, è fondamentale che sia il controllo umano a definire la strategia e a indirizzare l’AI nel modo più efficace.
Elisa Contessotto, invece, durante il suo intervento ha evidenziato strategie pratiche per un content marketing efficace. Tra i suggerimenti più rilevanti, ha sottolineato l’uso delle keyword correlate, delle domande “People also asked” di Google e dei suggest su YouTube per scoprire nuovi spunti e angolazioni per i contenuti.
Un aspetto cruciale del suo discorso è stato il focus sull’empatia come chiave per connettersi con il pubblico, anche attraverso l’utilizzo della — già ampiamente citata — intelligenza artificiale. Questa tecnologia, oltre a supportare la ricerca di argomenti, può essere impiegata per individuare il tone of voice più adatto a raccontare l’identità di un brand, creando così una comunicazione autentica e coinvolgente. Diventa quindi importante arricchire la propria cassetta degli attrezzi digitali testando più tool possibili, restando però coerenti con la propria strategia e imparando a scegliere gli argomenti utili.
Un esempio di strategia con più strumenti AI (contenuto di Elisa Contessotto per l’evento Digital Strategy di Torino)
Nel corso del panel “Blog, TikTok e Telegram”, Mattia Cantoni, Lucia Guerra e Flavius Florin Harabor hanno fatto emergere l’importanza di combinare i contenuti originali e — allo stesso tempo — le peculiarità di ciascuna piattaforma per ottimizzare i risultati. In particolare è stato messo in evidenza come:
TikTok svolga un ruolo sempre più orientato all’autenticità e all’intrattenimento;
Telegram sia una piattaforma altamente versatile per intraprendere strategie di comunicazione mirate (in particolare, con l’aiuto di strumenti di marketing automation);
i blog siano dei mezzi molto potenti per dare valore ai contenuti digitali.
Brand advertising
Soprattutto per le attività di advertising finalizzate alla vendita, è necessario creare l’atmosfera giusta: ce lo ha ricordato Alessandro Frangioni al Social Media Strategies, secondo cui per scalare il sistema è necessario spostare il focus dal prodotto. Sembrerà banale ma a volte ci dimentichiamo del destinatario del nostro messaggio e trascuriamo la strategia vera e propria, perché siamo troppo ossessionati dalle conversioni: è fondamentale adattare la creatività al pubblico a cui ci rivolgiamo, andando ad analizzare le nicchie e i loro bisogni e fissando un elemento di ancoraggio all’interno dei visual che attragga prima — in una fase di prospecting — l’utente al prodotto (o servizio) e, poi, lo porti all’acquisto. Dobbiamo sensibilizzare la nostra audience.
Un esempio portato da Alessandro è quello del brand Sarfiatti, suo cliente: un prima e dopo in cui è evidente l’importanza della creazione dell’atmosfera giusta attraverso gli asset creativi (non solo le immagini, anche il testo), declinandoli per le singole buyer personas.
Asset base della lampada Siena by Sarfiatti, in cui il focus è sul mero prodotto (contenuto di Alessandro Frangioni per l’evento Social Media Strategies di Bologna)Asset creativi della stessa lampada, ma in cui si cerca di creare un’emozione attorno al prodotto (contenuto di Alessandro Frangioni per l’evento Social Media Strategies di Bologna)
Attraverso poi una solida stratificazione delle campagne, una diversificazione delle strategie e degli obiettivi e un’ottimizzazione di tutti i touchpoint del customer journey (migliorando la presenza digitale dei vari canali e integrando le informazioni presenti in essi) è possibile consolidare la riconoscibilità del marchio e portare a conversioni “organiche”, non per forza sostenute dall’advertising.
SEO & LinkedIn
Cosa dire poi del social media BTB per eccellenza, LinkedIn?
Gli elementi da poter ottimizzare su LinkedIn per migliorare la SEO (contenuto di Laura Copelli per l’evento Social Media Strategies di Bologna)
Laura Copelli, SEO Specialist che ama definirsi “la paladina dei copywriter”, ci ha fatto capire l’importanza della connessione tra SEO e LinkedIn, e quanto quest’ultimo sia un amplificatore del posizionamento online.
I commenti di Linkedin, così come molti altri contenuti del Profilo Personale e della Pagina Aziendale, si posizionano infatti su Google. Presta attenzione quindi quando scriverai il tuo prossimo post, commento o articolo sulla piattaforma!
Conclusioni
Gli eventi di Torino e Bologna ci hanno lasciato una consapevolezza chiara: l’intelligenza artificiale non è più solo un trend, ma una realtà consolidata che sta trasformando profondamente il mondo del digital marketing. Che si tratti di analizzare i dati, ottimizzare campagne pubblicitarie o generare contenuti personalizzati, l’IA offre strumenti potenti e versatili per supportarci nel nostro lavoro quotidiano.
Le sue applicazioni, come abbiamo visto, sono potenzialmente infinite; tuttavia, il vero valore emerge quando l’intelligenza artificiale si combina con una strategia ben definita e un controllo umano attento, per garantire risultati efficaci e autentici.
Questa tecnologia ci spinge sempre di più, come professionisti del marketing, ad aggiornare costantemente le nostre competenze, sperimentare nuovi strumenti e mantenere il giusto equilibrio tra creatività, empatia e innovazione, avendo come obiettivo la creazione di valore per i nostri clienti e connessioni significative con il pubblico.
Sta arrivando il Natale e noi sappiamo già che stai iniziando a fantasticare su cosa vorresti ricevere: una scrivania che si riordina da sola, un computer che risponde alle email in autonomia o l’approvazione di una grafica al primo invio.
Poi però arriva il momento di pensare agli altri: regali veri, preferibilmente utili o creativi.
Quest’anno, invece di impazzire, perché non lasciarti consigliare e scegliere qualcosa che possa davvero migliorare la giornata lavorativa dei tuoi colleghi?
Che si tratti di un grafico sempre alle prese con la palette di colori perfetta, un web designer ossessionato dai dettagli, o un advertiser sempre di corsa tra campagne e report, abbiamo stilato una lista di regali originali e pratici, perfetti per ogni professionista del digital marketing.
Sì, abbiamo aggiunto delle idee che possano andare bene proprio per tutti, anche social media manager, developer e content strategist. Tutto sotto i €30, così da fare bella figura senza svuotare il portafoglio.
[Disclaimer: i link non sono affiliati.]
Regali di Natale per social media manager, copywriter e content strategist
Passiamo ora a dei ruoli che fanno della parola un’arma potentissima. Secondo noi, due sono i libri fondamentali per questi colleghi: Il potere delle parole di Massimo Faranda e La parola immaginata di Annamaria Testa.
Un regalo utile per il collega che stressa tutto l’ufficio per partecipare “volontariamente” ai video per l’account TikTok dell’agenzia: un treppiede multiuso per smartphone.
Qualcosa per la collega social media manager che impazzisce ogni mese con la programmazione dei post per il PED? Una lavagna mensile cancellabile!
Regali di Natale per gli advertiser
Cominciamo subito con i colleghi problematici: quelli che parlano sempre di numeri e non capisci mai quando parlano.
Una lettura fondamentale per l’advertising – come suggerisce il titolo – è Cashvertising, il famoso testo di Drew Eric Whitman sull’uso della psicologia nelle strategie pubblicitarie.
Il libro del momento (appena pubblicato, fresco fresco di stampa 😉) è Confessioni di un marketer. Le logiche pubblicitarie di Facebook e Instagram di Enrico Marchetto, un viaggio dietro le quinte dell’advertising su Meta e degli ecosistemi digitali, per smascherare il mito del consumatore informato e consapevole.
Sempreverdi dei regali utili per i meeting che quotidianamente gli attanagliano: un taccuino da appunti con copertina divertente e delle cuffie wireless, per cercare di calmarsi camminando su e giù per l’ufficio mentre il cliente in call cambia il planning delle campagne per l’ennesima volta.
Regali di Natale per designer
Dei must-have per il collega che si occupa di design? I libri di Riccardo Falcinelli: Cromorama, Figure o il nuovissimo Visus. Pieni di immagini, colori e di aneddoti interessanti, da raccontare davanti alla macchinetta del caffè.
Una guida alla creatività nell’era digitale? Steal like an artist di Austin Kleon è il regalo perfetto per ogni grafico!
Infine, se vuoi che vengano sfornati visual come fossero pagnotte in un panificio, ti consigliamo di investire in un sottomano da scrivania (diciamo basta ai tappetini che si spostano sempre!) o in un buon mouse ergonomico.
Regali di Natale per sviluppatori web
Un libro interessante da regalare a Natale ai colleghi che sembrano parlare un linguaggio tutto loro? The Singularity Is Nearer, dove Ray Kurzweil dà una nuova (in verità, rinnovata) prospettiva sull’Intelligenza Artificiale e sul futuro che ci aspetta nei decenni a venire.
Se, invece, vuoi puntare su un regalo divertente per gli “smanettoni” dell’ufficio, allora abbiamo la soluzione perfetta: una paperella di gomma. No, non siamo impazziti: è utilissima per fare rubber duck debugging! Ti ricordi quando esponevi ciò che avevi studiato al tuo pubblico di peluches? Ecco, una tecnica simile. Te lo spiega meglio Wikipedia.
Regali di Natale per il proprio capo
È sempre difficile fare regali di Natale per il proprio capo, lo sappiamo. Dipende anche che tipo è! Ecco qui alcune idee.
Se vuoi rimanere su regali più seri, potresti pensare a dei libri utili alle sue mansioni quotidiane, come Sell like crazy di Sabri Suby o The Minimalist Entrepreneur di Sahil Lavingia.
Altrimenti, punta sul… caffè! È una persona a cui piace berlo fuori dall’ufficio? Chiedi una tessera di “abbonamento” al suo bar preferito. Se, invece, preferisce sorseggiarlo mentre lavora al computer, allora punta su una tazza personalizzata e magari a un pacchetto di caffè più pregiato.
Altre idee per regali di Natale economici per colleghi e colleghe
Un consiglio? Prendilo per la gola! Metaforicamente, è ovvio.
Cerca dei prodotti tipici e artigianali di qualità in qualche negozietto della città e dai spazio alla fantasia! Per un collega goloso, un regalo culinario sarà sempre apprezzato.
Per il collega che ha tutto
Se già possiede qualsiasi cosa, allora quello che ci vuole è un’esperienza!
Regalagli un corso online per un suo hobby preferito.
Sta arrivando il periodo più caldo dell’anno – solo in termini di fatturato, non certo di temperatura – ed è meglio non farsi trovare impreparati.
Ecco perché abbiamo creato questa guida alle campagne su Facebook e Instagram per affrontare al meglio il Black Friday e il Natale.
Cosa contiene?
In questa preziosa guida troverai:
una precisa timeline di pianificazione delle tue campagne, che parte da settembre e arriva al primo trimestre del prossimo anno;
esempi concreti di inserzioni di nostri clienti, che hanno ottenuto risultati pazzeschi;
consigli pratici (tecnici) sulle migliorie da apportare a campagne;
idee e suggerimenti creativi per creare annunci che catturino subito l’attenzione.
Insomma, non è poco 😉
A chi è adatta?
Che tu sia…
un advertiser esperto (o alle prime armi)
un e-commerce o un marketing manager
un social media specialist
o un professionista del marketing digitale,
…crediamo che in questa guida tu possa trovare molto materiale interessante, anche “solo” qualche spunto creativo che renderà le tue inserzioni ancora più efficaci!
Scarica ora la guida alle Meta Ads per Black Friday e Natale e scopri come raggiungere (e superare) i tuoi obiettivi di vendita nel Q4.
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Ulteriori riferimenti
Nel nostro blog parliamo molto di advertising nel mondo Meta. Ecco qui qualche articolo che potrebbe interessarti:
Abbiamo scritto anche una guida alle Meta ads per principianti (e ripetenti!): scaricala ora!
23–27 giugno 2025
Il tuo pass esclusivo nel backstage dell’advertising. 5 giorni di insight esclusivi e Q&A con i nostri contatti diretti in Meta, TikTok, Google, Pinterest e Beintoo.
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